LA COMUNICAZIONE
COMUNICARE =
mettere in comune le informazioni, idee, emozioni ecc. La comunicazione si
trova alla base del testo.
Elementi
fondamentali dell’atto comunicativo:
̵
EMITTENTE = chi emette il messaggio;
̵
MESSAGGIO = ciò che viene comunicato;
̵
CODICE = il sistema di segni usato per esprimere il messaggio;
̵
CANALE = il mezzo attraverso il quale viene
trasmesso il messaggio;
̵
REFERENTE = ciò di cui parla il messaggio;
̵
DESTINATARIO = chi riceve il messaggio.
Per comunicare sono utilizzati
due tipi di linguaggi:
̵
VERBALE = scritto e orale, impiega un linguaggio
composto da parole e consente di ottenere un numero potenzialmente
infinito di messaggi ;
̵
NON VERBALE = tocca i 5 sensi, impiega un linguaggio
composto da simboli o gesti e consente di ottenere una comunicazione
immediata, ma generalmente trasmette messaggio non complesso.
Con
il linguaggio verbale è creato:
TESTO VERBALE = un testo fatto di
parole che si suddivide in:
TESTO
NON LETTERARIO
(è utilizzato per scopi legati alla vita pratica e professionale) si divide in:
Informativo
o espositivo =
informa o spiega fornendo delle notizie su un argomento in modo chiaro e
oggettivo. Il classico testo espositivo ha determinate regole, tra cui il
tema (modalità espositiva molto settoriale) che può essere:
̵
Ricerca
o approfondimento = dà ulteriori informazioni oltre a quello che si sa già;
̵
Relazione
= informa sullo stato di un lavoro (a metà o fine attiva);
̵
Conoscenza
argomento;
̵
Descrittivo = descrive le caratteristiche di
qualcuno, qualcosa. Può essere di due tipi:
̵
Denotativo
= è un testo in cui si descrive oggettivamente le cose senza una
opinione personale, un testo tipico di un vocabolario/enciclopedia;
̵
Connotativo
= è un testo in cui si descrive soggettivamente le cose (esprimendo giudizi,
opinioni).
̵
Regolativo o prescrittivo = prescrive norme o
dà istruzioni;
̵
Narrativo = racconta esperienze di vita,
avvenimenti o fatti di cronaca;
̵
Argomentativo = sostiene
un’opinione attraverso un ragionamento convincente.
TESTO
LETTERARIO (serve
per raccontare storie emozioni, idee, etc.) si divide in:
̵
Narrativo = racconta in prosa una storia (es.:
romanzo, novella/racconto, favola, fiaba);
̵
Poetico = racconta in versi storie di eroi
(epica). Esprime in versi pensieri ed emozioni (lirica). Trasmette in versi
insegnamenti (poesia didascalica).
̵
Teatrale = rappresenta una storia attraverso
personaggi, gesti, scene, musica, (teatro di prosa, teatro
musicale).
K.L.
FABULA:deriva dal latino e
significa storia, narrazione. È l’insieme delle vicende e della storia disposte
secondo un preciso ordine cronologico (prima e dopo) e logico (causa ed
effetto).
INTRECCIO:è l’ordine con cui
l’autore o il narratore presenta i fatti.
TEMPO DELLA STORIA:è il tempo impiegato
per lo svolgimento dei fatti nella realtà.
TEMPO DEL RACCONTO:è il tempo in cui si
colloca l’autore rispetto alla
sua storia e quanto il lettore impiega per leggerla. Per modificarne la
durata si ricorre ad alcune tecniche quali:
-riassunto (o sommario) ed elissi per accelerare;
-scena per mantenere costante;
-pausa per rallentare.
SEQUENZE:sono le parti in cui
è possibile scomporre un testo e cambiano con il modificarsi del tempo, del
luogo, dell’argomento o con l’ingresso di un nuovo personaggio.
Possono essere dinamiche (fanno
procedere l’azione) o statiche (non fanno procedere l’azione).
Si suddividono in:
-narrative, narrano le
vicende e le azioni dei personaggi, contengono verbi d’azione e sono
dinamiche;
-descrittive, contengono
descrizioni che possono essere connotative (con l’aggiunta di giudizi e
opinioni personali) o denotative (senza intromissioni di tipo soggettivo), sono
statiche.
-dialogiche:sono le
sequenze in cui i personaggi dialogano, possono essere sia statiche (quando
contengono riflessioni) che dinamiche;
-riflessive, contengono i
pensieri e le riflessioni dei personaggi, vengono spesso utilizzati verbi come
“pensare, credere”, sono statiche;
-espositive,contengono
informazioni, spesso sottoforma di elenco, riguardo i personaggi e la vicenda,
sono utili per comprendere meglio ciò che viene narrato.
IL RITMO NARRATIVO: dipende dai fatti,
il narratore sceglie il ritmo da conferire alla storia, serve dare
tensione in alcuni momenti della narrazione, può accelerare i fatti.
CONTENUTO: ciò di cui parla il
testo, svolgersi dei fatti.
AUTORE: è colui che ha
ideato e scritto la storia
NARRATORE: è colui che
racconta la storia. Può essere:
· interno,
quando fa parte della storia e narra gli eventi in prima o in terza persona. È:
-il protagonista (io narrante)
-un altro personaggio (narratore
testimone)
· esterno,
quando non fa parte della storia e narra gli eventi in terza persona. È:
-personale o palese se interviene nella
narrazione con giudizi, commenti, considerazioni, opinioni, puntualizzazioni
ecc.
-impersonale o nascosto se si limita a
registrare i fatti astenendosi da qualunque intervento.
FOCALIZZAZIONE
O PUNTO DI VISTA:
sono i diversi gradi di conoscenza che il narratore può avere e i diversi punti
di vista che può assumere. Ci sono tre gradi di focalizzazione:
-focalizzazione
zero (o narratore onnisciente), quando il narratore sa tutto, conosce ogni
particolare riguardante i personaggi e la storia
-focalizzazione
interna, quando il narratore è interno e racconta la storia adottando il
punto di vista di uno dei personaggi
-focalizzazione
esterna, quando il narratore è esterno alla vicenda e si limita a narrare
ciò che vede, senza aggiungere pensieri o riflessioni dei personaggi.
IL.B.
I PERSONAGGI
I
PERSONAGGI possono
avere diverse caratteristiche, secondo chi è il personaggio e di solito
rappresentano l’animo umano. Di solito i personaggi sono semplici e possono
essere classificati secondo le caratteristiche e dei ruoli che assumono nelle
narrazioni in:
̵
Semplici o monolitici = personaggi ordinari che non
hanno molte caratteristiche, non sono solitamente i protagonisti bensì i
deuteragonisti (coprotagonisti) della fabula e oppositori (comprimari), sono ad
esempio i personaggi dalle favole;
̵
Complessi o eroici = sono personaggi straordinari, con
molte caratteristiche che sono inverosimili e fuori dal comune, di solito
sono i personaggi pluridimensionali;
̵
Statico (tipo) = non cambia mai le sue qualità o il
modo di pensare, mantiene una personalità costante durante tutto il racconto;
(es. : personaggi fiabeschi);
̵
Dinamico(personaggio o individuo) = se subisce
mutamenti e trasformazioni nel corso della storia, cambia le sue abitudini, il
modo di pensare (es.: personaggi dei romanzi/racconti di avventura); compie un
percorso che lo porta ad affrontare scelte nel bene o nel male;
̵
Unidimensionali: detti anche monolitici esemplificano
un solo aspetto dell’animo umano. Di solito sono personaggi di contorno nella
fabula ma anche di rilievo per le azioni che fanno, hanno poche caratteristiche
(es.: fiabe, favole, letteratura d’intrattenimento);
̵
Bidimensionali: sono ben caratterizzati ma tendono ad
agire nello stesso modo (es.: investigatore privato – Sherlock Holmes);
̵
Pluridimensionali = sono più vicini alla complessità
dell’animo umano. Possono essere statici o dinamici complessi e imprevedibili,
assumono varie sfaccettature nel corso della narrazione.
Inoltre in una storia
si può identificare il SISTEMA DEI PERSONAGGI che li suddivide in:
̵
Principali =
(il protagonista) sono gli “attori” più importanti di una storia;
̵
Deuteragonisti;
̵
Comprimari;
̵
Secondari = hanno un’importanza
minore dei principali;
̵
Antagonista = principale
nemico del protagonista;
̵
Aiutanti = personaggi che
stanno dalla parte dell’eroe;
̵
Avversari o oppositori =
personaggi che stanno dalla parte dell’antagonista;
̵
Comparse = personaggi
che hanno un ruolo marginale nella storia;
̵
Personaggi di contorno;
̵
L’oggetto del desiderio = l’oggetto
per il quale combatte il protagonista ed è ostacolato dall’antagonista.
K.L.
IL TESTO DESCRITTIVO
Può essere denotativo o connotativo.
Denotativo: dove l’oggetto, la
persona è descritta in maniera oggettiva, cioè senza aggiunta di parole e/o
aggettivi e descrizioni personali.
Connotativo: si descrive in modo
soggettivo, cioè con l’aggiunta di opinioni e giudizi personali.
IL TESTO
ESPOSITIVO
Esporre significa dire tutto ciò che si sa riguardo un
argomento nel modo più oggettivo possibile.
Alcuni tipi di testi espositivi sono: la ricerca, la relazione
o comunque un testo riguardante ciò che si conosce di quell'argomento.
Vengono forniti DATI, quali informazioni, riferimenti
temporali e spaziali, notizie, oppure si raccontano fatti/eventi con dei
protagonisti.
DOVE? QUANDO? CHI? CHE COSA? PERCHE? Il testo espositivo può essere ORALE o SCRITTO. Quest'ultimo risponde a determinate regole:
DOVE? QUANDO? CHI? CHE COSA? PERCHE? Il testo espositivo può essere ORALE o SCRITTO. Quest'ultimo risponde a determinate regole:
- TITOLO scelto da noi in base all'argomento o fornito da altre persone;
- INTRODUZIONE scritta o orale, dove si presenta l'argomento/ il tema;
- CORPO CENTRALE dove l'argomento viene sviluppato in un determinato ORDINE;
- CITAZIONE DELLE FONTI può essere DIRETTA o INDIRETTA;
- Citazione del PARERE/OPINIONE di personaggi autorevoli, colti;
- SUDDIVIDERE il testo in PARAGRAFI, per una migliore comprensione.
STESURA DI UNA RICERCA
1.
Introduzione;
2.
Storia;
3.
Tappe della vicenda e personaggi;
4.
Risultati (quali, quanti, quando);
5.
Pro e contro;
6.
Conclusione
Fare un APPROFONDIMENTO significa
cercare ulteriori informazioni su un dato argomento, consultando enciclopedie,
testi monografici e/o testi e siti filosofici.
I.F.
PRONOME
Particella:
Enclitica,
si attacca al verbo; es. comunicami
Proclitica,
precede il verbo; es. mi comunichi
Pronomi
personali
-Forma
forte o tonica(hanno l’accento proprio).
-Forma
debole o atona(non hanno l’accento proprio).
I
pronomi personali possono essere soggetto o complemento. Quando sono usati come complemento possono presentarsi in
forma tonica (o forte) o atona (debole).
Forma tonica
Forma atona
me
mi
te
ti
lui / lei / se
lo / gli / la / le / ne / si
noi
ci
voi
vi
loro / essi / esse
li / le /
ne / si
Pronomi
dimostrativi: questo(vicino), quello(lontano), codesto(lontano da chi parla,
vicino a chi riceve); costui, costei, costoro, valore spregiativo; colui,
colei, coloro, persone, in coppia con pronomi relativi; ciò,si utilizza col
che, indica questa cosa/cose. Stesso e medesimo:"stesso" e
"medesimo" non sono la stessa cosa.
stesso = quantità , qualità o
grandezza, la stessa identica persona;
medesimo = aspetto , carattere,
identità, si usa per dire "proprio lui;
Es.: la dirigente scolastica medesima
me l'ha riferito.
medesimamente = allo stesso
identico modo.
Latino
met
ipse
forma rafforzante
grado superlativo
identità
Pronomi
indefiniti: alcuno/a/i/e: si utilizza in una frase introdotta dalla negazione,
viene sostituito da nessuno; altro: si riferisce a persone e cose; altro: senza
articolo indica un’altra cosa/situazione; tra l’altro: tra tutte le altre cose;
altri(forma invariabile): indica altre persone, qualcun altro; gli altri:
numero imprecisato di persone; uno/a: una singolare persona in modo generico;
qualcuno/a: una sola persona; qualcosa: invariabile, alcune cose, una cosa.
Pronome
relativo: mette in relazione , completa il senso della frase e svolge
all'interno del periodo la medesima funzione che all'interno della frase viene
svolta dall'aggettivo.
Che : invariabile ,
usato solo come soggetto o complemento oggetto
Cui : invariabile ,
usato solo come complemento indiretto preceduto da una proposizione
semplice.
Che: può essere sostituito da forme
come "del quale" , "alla quale" , "della quale",
ecc.
Il pronome relativo preceduto
dall'articolo determinativo ( o proposizione articolata ) e seguito da un nome
assume valore di complemento di specificazione con il significato "del
quale" , "della quale" , ecc.
Il quale : variabile nel
genere e nel numero, concorda con il pronome cui si riferisce.
Proposizione
relativa(= proposizione aggettiva): elemento che all’interno del periodo svolge
la medesima funzione del periodo, attribuisce in maniera più articolata facendo
agire verbi, definisce la qualità con un verbo. Si utilizza il pronome relativo
per mettere in relazione le parti del discorso.
IA.B.
VERBI
Nella frase indica "cosa
fa" (agisce in prima persona) , "cosa subisce" ,
"cos'è" , "com'è" il soggetto.
E' la parte più variabile del
discorso : attraverso la variazione della desinenza è in grado di comunicare
una serie di informazioni relative all'azione o alla situazione indicate dalla
radice. Il verbo è una parte fondamentale della frase.
È composto da una radice, cioè la
parte invariabile che contiene il significato del verbo; e da una desinenza, la
parte che varia:
-nella persona, 1^, 2^ o 3^;
-nel numero, singolare o plurale;
-nel tempo, presente, passato o
futuro;
-nel modo, certo, incerto,
possibile;
- nell’aspetto, momentaneo o
durativo;
-nella direzione, attivo o
passivo.
L’aspetto rappresenta una parte
importante, perché indica la maniera in cui l’azione si svolge, quando
coniughiamo un verbo non ne determiniamo solo il modo, ma anche la durata dell’azione,
che può concludersi in uno spazio o durare nel tempo.
Quando un verbo non contiene già
in sé questa distinzione si usa il tempo imperfetto per determinare l’aspetto
durativo, il passato remoto per indicare quello momentaneo (o puntuale).
I VERBI IRREGOLARI
REGOLA: i verbi sono irregolari
nella 1^ persona singolare, nella 3^ persona singolare e nella 3^ persona
plurale, cioè mutano la consonante tipica della radice.
M.S.
IL MODO
INDICATIVO
E' il modo della certezza, dell'obiettività.
PRESENTE è utilizzato per esprimere:
-collocamento in un preciso luogo e momento;
-presente di consuetudine: esprime un fatto che si ripete regolarmente;
-presente atemporale: utilizzato nei testi di scienze, matematica, fisica, proverbi, testi di legge...;
-presente in luogo del futuro: indica un'azione che sicuramente accadrà:
-presente storico: utilizzato per narrare fatti storici, nei titoli di giornale (es. Ruba l'auto e finisce contro il gardrail) per conferire immediatezza.
IMPERFETTO (in latino "preteritum infectum/imperfectum-> ciò che è passato ma nel suo divenire) esprime un aspetto durativo:
-azione abituale/continuata del passato;
-articoli di giornale per dare immediatezza, rapidità ai fatti accaduti in passato;
-imperfetto narrativo: utilizzato nei temi e nelle narrazioni.
PASSATO PROSSIMO esprime:
-azioni, fatti accaduti in un passato molto vicino (al max ieri);
-fatti avvenuti in un tempo lontano ma che ha effetti sul presente;
-in letteratura indica una consuetudine (es. "Mi sono coricato presto per anni".)
-imperfetto durativo: indica uno stato d'animo (es. "Io era, quell'inverno, in preda a quegli astratti furori".).
PASSATO REMOTO è utilizzato per lo più nei testi narrativi, ad esempio nei "Promessi Sposi". E' il tempo che presenta maggiori sfumature, gradazioni.
TRAPASSATO REMOTO esprime un rapporto di anteriorità rispetto ad un passato remoto. Azioni/fatti che nel tempo sono accaduti prima di altri eventi lontani espressi con il passato remoto.
E' il modo della certezza, dell'obiettività.
PRESENTE è utilizzato per esprimere:
-collocamento in un preciso luogo e momento;
-presente di consuetudine: esprime un fatto che si ripete regolarmente;
-presente atemporale: utilizzato nei testi di scienze, matematica, fisica, proverbi, testi di legge...;
-presente in luogo del futuro: indica un'azione che sicuramente accadrà:
-presente storico: utilizzato per narrare fatti storici, nei titoli di giornale (es. Ruba l'auto e finisce contro il gardrail) per conferire immediatezza.
IMPERFETTO (in latino "preteritum infectum/imperfectum-> ciò che è passato ma nel suo divenire) esprime un aspetto durativo:
-azione abituale/continuata del passato;
-articoli di giornale per dare immediatezza, rapidità ai fatti accaduti in passato;
-imperfetto narrativo: utilizzato nei temi e nelle narrazioni.
PASSATO PROSSIMO esprime:
-azioni, fatti accaduti in un passato molto vicino (al max ieri);
-fatti avvenuti in un tempo lontano ma che ha effetti sul presente;
-in letteratura indica una consuetudine (es. "Mi sono coricato presto per anni".)
-imperfetto durativo: indica uno stato d'animo (es. "Io era, quell'inverno, in preda a quegli astratti furori".).
PASSATO REMOTO è utilizzato per lo più nei testi narrativi, ad esempio nei "Promessi Sposi". E' il tempo che presenta maggiori sfumature, gradazioni.
TRAPASSATO REMOTO esprime un rapporto di anteriorità rispetto ad un passato remoto. Azioni/fatti che nel tempo sono accaduti prima di altri eventi lontani espressi con il passato remoto.
FUTURO SEMPLICE
Indica un fatto che
nel momento in cui si parla deve ancora avvenire o giungere a compimento. Si
può anche usare:
- per esprimere un
ordine relativo al futuro (imperativo futuro);
-
con valore
esclamativo dubitativo- esclamativo:
-
per esprimere
approssimazione;
-
per esprimere una concessione:
FUTURO ANTERIORE lo troviamo sempre in una proposizione secondaria che è collegata ad una principale. Assume una funzione di anteriorità espressa dal futuro semplice nelle proposizione subordinata.
D.G.
CONGIUNTIVO
Si usa quando si è nella dimensione del dubbio, non si è sicuri che un fatto accadrà, nel mondo della soggettività. È un modo usato nelle proposizione secondaria, per esprimere una proposizione finale.
È un modo che congiunge una preposizione secondaria alla sua sovra ordinata (reggente). Nelle proposizioni indipendenti esprime soggettività, un dubbio, un desiderio,un’esortazione,un augurio,un invito,un comando ecc.
Presente:
· esprime auguri nelle indipendenti ( congiuntivo ottativo);
· esprime contemporaneità nelle dipendenti.
Imperfetto:
· esprime un desiderio, un augurio, o un’illusione nelle principali;
· esprime anteriorità rispetto a un tempo presente o contemporaneità rispetto a un tempo passato nella dipendente.
Passato:
· è utilizzato nelle preposizioni interrogative o esclamative, indicando un dubbio o una possibilità nelle principali;
· esprime anteriorità rispetto a un presente o a un futuro nelle indipendenti.
Trapassato: si usa solo nelle principali con funzione di irrealtà.
CONDIZIONALE
Il modo condizionale sta nella proposizione reggente, non esprime una certezza, ma indica un’opinione. Si usa nella proposizione dubitativo – interrogativa e nella proposizione reggente del periodo ipotetico (apodosi = ciò che deriva, discende) di quanto viene anticipato nella protasi – sempre espressa al congiuntivo e introdotta da SE ipotetico.
Si usa quando si è nella dimensione del dubbio, non si è sicuri che un fatto accadrà, nel mondo della soggettività. È un modo usato nelle proposizione secondaria, per esprimere una proposizione finale.
È un modo che congiunge una preposizione secondaria alla sua sovra ordinata (reggente). Nelle proposizioni indipendenti esprime soggettività, un dubbio, un desiderio,un’esortazione,un augurio,un invito,un comando ecc.
Presente:
· esprime auguri nelle indipendenti ( congiuntivo ottativo);
· esprime contemporaneità nelle dipendenti.
Imperfetto:
· esprime un desiderio, un augurio, o un’illusione nelle principali;
· esprime anteriorità rispetto a un tempo presente o contemporaneità rispetto a un tempo passato nella dipendente.
Passato:
· è utilizzato nelle preposizioni interrogative o esclamative, indicando un dubbio o una possibilità nelle principali;
· esprime anteriorità rispetto a un presente o a un futuro nelle indipendenti.
Trapassato: si usa solo nelle principali con funzione di irrealtà.
CONDIZIONALE
Il modo condizionale sta nella proposizione reggente, non esprime una certezza, ma indica un’opinione. Si usa nella proposizione dubitativo – interrogativa e nella proposizione reggente del periodo ipotetico (apodosi = ciò che deriva, discende) di quanto viene anticipato nella protasi – sempre espressa al congiuntivo e introdotta da SE ipotetico.
G.L.
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