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venerdì 21 febbraio 2014

Gaudiano Davide. Appunti riordinati (dal blog)



Gaudiano Davide 
appunti riordinati (dal blog)
NARRATOLOGIA E MODALITÀ TESTUALI

APPUNTI DI ITALIANO 
La base del testo è la comunicazione; comunicare significa mettere in comune (idee, sentimenti, stati d’animo ecc.)
Gli elementi fondamentali per la comunicazione sono:
·        EMITTENTE: chi emette il messaggio;
·        MESSAGGIO: ciò che viene comunicato;
·        CODICE: il sistema di segni usati per comunicare;
·        CANALE: il mezzo attraverso il quale si comunica;
·        REFERENTE: ciò di cui parla il messaggio;
·        DESTINATARIO: chi riceve il messaggio.

LINGUAGGI: 
NON VERBALI (toccano i 5 sensi);
VERBALI (scritto e orale).

testi si suddividono in :
·        non letterari:
o   Espositivo o informativo: espone, fornendo dati, notizie, fatti concreti. Il classico testo espositivo dispone di determinate regole, tra cui il tema (modalità espositiva molto settoriale) che può essere:
·        -ricerca o approfondimento ulteriori informazioni oltre a quello che si sa già;
·        -relazione informa sullo stato di un lavoro(a metà o fine attivita)
·        -conoscenza argomento;
o   Descrittivo: che può essere:
·        -denotativoàquando l’oggetto, la persona o la cosa vengono descritte in modo oggettivo(nessuna opinione, commento);
·        -connotativoàquando l’oggeto o la persona vengono descritte in modo soggettivo(esprimendo giudizi, opinioni);
o   regolativo o prescrittivo,
o   narrativo,
o   argomentativo,
·        letterari
o   narrativo,
o   poetico;
o   teatrale,

·        Le sequenze sono delle successioni di parti di testo più o meno lunghe. Esistono:
o   Narrative adinamiche perché fanno procedere l’azione;
o   descrittive(descrizione oggettiva o soggettiva)astatiche perché non fanno procedere l’azione;
o   dialogiche adinamiche o statiche;
o   riflessive astatiche;
o   espositiveàstatiche;

Il testo espositivo
Esporre vuol dire illustrare, spiegare. Bisogna fornire dati certi. Dati nel senso di informazioni, notizie. Si espone su qualcosa che si sa.
Le ricerche devono essere proposte su due piani: in forma cartacea (e/o digitale) e l’esposizione orale.
Il classico testo espositivo è quello scritto che risponde a determinate regole. Come esempi abbiamo la ricerca e la relazione.
Come presentare un’esposizione: scrivere o dire, l’introduzione del tema assegnato (si presenta sinteticamente l’argomento di cui si deve parlare). È fondamentale citare le fonti da cui si è appresa la notizia. Si possono scrivere anche le opinioni di personaggi autorevoli. Per maggiore completezza si può suddividere il testo in paragrafi.
Schema:
-         Introduzione
-         Parte o corpo centrale (presentazione degli argomenti in ordine cronologico o d’ordine d’importanza)
-         Conclusione
Il testo deve essere il più oggettivo possibile.
L’approfondimento di un argomento significa cercare più informazioni di quelle date.

Il personaggio
Di solito è semplice?????. I personaggi possono avere diverse caratteristiche, a seconda di chi è il personaggio e di solito, rappresentano l’animo umano. Possono essere personaggi semplici e realistici o complessi ed eroici. Possono essere unidimensionali (caratteristiche non definite), bidimensionali o pluridimensionali. I personaggi non sono sempre protagonisti, ma possono essere anche deuteragonisti e comprimari. Nella narrazione ci possono essere oppositori e aiutanti. A volte il protagonista è da solo. Ci sono anche i personaggi che “rompono l’equilibrio della storia”. Ci sono le comparse, cioè personaggi che hanno un ruolo marginale nella storia. Personaggi semplici (o tipi: non cambiano mai le loro qualità), o dinamici (mutano il loro comportamento).

LE SEQUENZE —> sono successioni di parti di testo più o meno lunghe
  narrative
  descrittive (dinamiche);
  dialogiche (statiche);
  riflessive (statiche);
  espositive (statiche);

NARRATORE
 • INTERNO (PERSONALE O IMPERSONALE);
 • ESTERNO (IL PROTAGONISTA O UN ALTRO PERSONAGGIO)

FOCALIZZAZIONE
  zero
  interna 
  esterna
IL TEMPO
Si divide in:

-tempo della storia, cioè la durata degli avvenimenti narrati;

-tempo del racconto,cioè il tempo impiegato a narrare una storia.

INTRECCIO E FABULA
L'intreccio è l'ordine con cui l'autore presenta i fatti, la fabula è l'ordine di narrazione naturale,cronologico.

FABULA: ordine cronologico degli eventi;
INTRECCIO: ordine con cui l’autore presenta quelli eventi;
SPANNUNG: momento di massima tensione;
ANALESSI: tornare indietro;
PROLESSI: anticipare gli eventi;
STILEMA: aspetto nello stile tipico di quell’autore o di un tipo di testo.
CONTENUTO: lo svolgersi dei fatti;
RITMO NARRATIVO: velocità del racconto, dipende dalla narrazione dei fatti, ci dà la tensione nei momenti più importanti di un racconto d’avventura, risponde alle esigenze del tempo del racconto.  
      
Tipologie di testo

FIABA/FAVOLA
La FIABA contiene qualche volta un insegnamento, che non viene quasi mai esplrecitato, ma viene ricavato.
Nasche come genere d’intrattenimento per i oiù piccoli.
Nella fiaba confluiscono le bellezze e gli orrori della vita reale sotto forma di situazione e personaggi magici.
La FAVOLA nonostante i contenuti viene scritta per gli adulti e contiene degli insegnamenti, delle morali. una morale
Racconta piccole storie che hanno come protaggonisti soprattutto animali.

Caratteristiche:
àschema narrativo:
1.    Situazione iniziale
2.    Rottura dell’equilibrio
3.    Peripezie
4.    Conclusione
à ruoli:
·        Eroe/eroina àprotagonista;
·        Antgonista à nemico dell’eroe;
·        Falso eroe/eroina àsostituisce l’eroe riccorrendo all’inganno;
·        Mandante à spinge l’eroe a far qualcosa;
·        Mentore à sa dare buoni consgli;
·        Aiutante à aiuta l’eroe;
·        Sovrano –re, amico/nemico dell’eroe;
·        Princièpessa àpremio finale.
àfunzioni:
Le funzioni sono le azioni fondamentali compiute dai vari personaggi.
Queste funzioni o azioni ricorrenti sono trentuno.
àstoria del genere:
I/II secolo d.C.: si iniziano a raccontare le prime fiabe e favole (fabula milesiaàRoma e Grecia). Da qui parte un po’ tutta la narrazione moderna.
III secolo d.C., Apuleio autore di alcuni romanzi un romanzo, come “la metamorfosi” e    o “Asino d’oro”.
Nel tardo latino si diffondono le origini scritte della fiaba “Bella fabella”(favola di amore e psiche). Contenuta nel romanzo di Apuleio!
XVIII/XIX secolo i letterati riscrivono le fiabe, questa volta ??? non solo rivolte ai bambini.
L’epica e alla base della letteratura e quindi si può rappresentare come origine della fiaba.
La fiaba e l’epica hanno diverse funzioni: la prima ha un lieto fine e fa divertire; la seconda, invece, crea una storia, una tradizione comune per un popolo in cui poter riconoscersi.

L’avventura:
̶        ha uno schema simile a quello della fiaba ( contiene la spannung cioè il momento di massima tensione);
̶        l’avventura può avvenire in qualsiasi momento e luogo;
̶        senza scene particolari;
̶        c’è sempre la sconfitta dei cattivi;
̶        le origini provengono dalla fiaba (Pollicino) e l’epica (Ulisse);
̶        l’avventura ha origini molto antiche ( 7-6 secolo a.C. o precedentemente); La “Fabula Milesia” è colei che conferisce il nome anche a questo genere. Verso il ( non so che secolo se sapete scrivete) nasce un nuovo genere che gli antichi evitano ???? e noi chiamiamo romanzo ( il primo è stato il “ Satiricom”  scritto da Petronio e questo romanzo ha tutte le caratteristiche di un romanzo di avventura);
̶        Il romanzo d’avventura è caratterizzato da viaggi, per cui i luoghi che compaiono sono vari;
̶        L’inseguimento è tipico di questo genere;
̶        Nel 12 sec. viene scritta “Chanson De Rolanet ” Roland, mentre fine 14  XV sec. Ludovico Ariosto scrive “L’Orlando Furioso”;
̶        Nel 600 in Spagna viene scritto il “Don Chisciotte” cioè un povero uomo pazzo che non si arrende mai;
̶        Nel 700 si sviluppa, in Inghilterra il romanzo d’avventura “canonizzato” cioè secondo le regole ( tradizione Picaresca cioè il gusto di vivere un avventura;
̶        C’è un momento in cui l’uomo si trova davanti a tante scoperte e gli dà un senso di smarrimento. Ci vuole il 17-18 sec. perché l’uomo si riscopre e in questo periodo c’è il congresso di Vienna. L’uomo cerca risposte e si rende conto che le fondamenta umane iniziano a crollare.
IL GIALLO

̶        Si chiama così perché la casa editrice Mondatori decide un colore per ogni genere e quello dei racconti gialli è appunto il giallo.                                     
̶        Sono racconti polizieschi e hanno ingredienti tipici quali:
̶        -un delitto o una sparizione, la soluzione sembra irrisolvibile;
̶        -un detective (può essere un poliziotto, un detective privato o qualcuno a cui piace farlo), che riesce a risolvere il caso.
̶        Il detective è dotato di elasticità mentale (analisi e deduzione), ha un approccio alle prove di tipo scientifico e il narratore fornisce su esso molti dettagli riguardo alle abitudini,le manie, il fisico, l’abbigliamento ecc.
̶        In passato era presente solo un detective mentre ora nella maggior parte dei racconti gialli c’è un gruppo di persone,ognuna con le proprie competenze.
̶        Il primo detective creato è Sherlock Holmes, di Artur Conan Doyle, scritto durante la seconda metà dell’800.
̶        Durante gli anni 30 dell’800, in cui c’erano crisi e lotte, in letteratura ed arte si sviluppano il realismo (romanzi di Balzac) e il positivismo, cioè viene ridimensionata la relatività e l’uomo va alla ricerca delle sue origini. Che confusione !
̶        Durante gli anni 50 dell’800 l’intellettuale va in crisi, perché non è più al centro dell’attenzione, le competenze in ambito scientifico e tecnologico portarono ad un maggiore sviluppo dell’industria (industrializzazione), quindi non riesce più a trovare il suo spazio nella società. Allora scopre che potrebbe essere utile come letterato e produrre documenti umani, così ci fu un rinnovato entusiasmo per le qualità dell’uomo.
̶        Il positivismo infatti si basava sul miglioramento delle condizioni dell’uomo attraverso le conoscenze di tipo scientifico (scientifico reale), l’uomo da fiducia alle scienza, che offre svariati campi e porta a delle scelte di tipo letterario e alla nascita del capostipite del giallo Sherlock Holmes, che infatti ha grandi intuizioni e conoscenze scientifiche e sviluppa il metodo induttivo.

NARRATIVA REALISTICA
L’arte è ciò che rappresenta la realtà, cioè tutto quello che ci appartiene. Quando l’arte si ispira alla realtà prende il nome di realistica. La narrativa realistica viene usata dagli autori per proporre testi, immagini, anche personaggi, reali. I personaggi sono verosimili ( o anche realmente esistiti) cioè hanno caratteristiche che lo potrebbero riconoscere come vero.
Questi si muovono all’interno di una società simile alla nostra; nella quale il protagonista, individuato come personaggio principale, viene attorniato da tipi, attraverso la tipizzazione dei personaggi. Chiarire
Nella narrativa realistica la narrazione è in genere esterna, in terza persona, e sempre oggettiva e impersonale; mentre il narratore è onnisciente e attraverso sequenze riflessive commenta e riflette.
Ha avuto il suo esordio nell’800; mentre con il Neorealismo (‘900) la narrazione viene usata sia in terza sia in prima persona.
Due grandi maestri del Realismo sono Stangal   Stendhal e Honorè de Balzac(1799-1850). Quest’ultimo è uno scrittore, padre del Realismo, che si è dedicato per tutta la vita alla narrativa e alla letteratura.

Appunti di grammatica

I VERBI

Il verbo è una parte fondamentale della frase.
È composto da una radice, cioè la parte invariabile che contiene il significato del verbo; e da una desinenza, la parte che varia:
-nella persona, 1^, 2^ o 3^; 
-nel numero, singolare o plurale;
-nel tempo, presente, passato o futuro;
-nel modo, certo, incerto, possibile;
-nell’aspetto, momentaneo o durativo;
-nella direzione, attivo o passivo.
L’aspetto rappresenta una parte importante, perché indica la maniera in cui l’azione si svolge, quando coniughiamo un verbo non ne determiniamo solo il modo, ma anche la durata dell’azione, che può concludersi in uno spazio o durare nel tempo.
Quando un verbo non contiene già in sé questa distinzione si usa il tempo imperfetto per determinare l’aspetto durativo, il passato remoto per indicare quello momentaneo (o puntuale).

àmodi finiti (si trovano nella proposizione principale e si coniugano):
-indicativoàindica una cosa certa;
-congiuntivoàper esprimere un dubbio,desiderio; nelle proposizioni subordinate
-condizionaleàperiodo ipoteticoàcostituito da una protasi;
-imperativoàc’è solo una persona(la seconda, sia per il singolare sia per il plurale; tu e voi).

àmodi indefiniti (non si possono coniugare):
-infinitoà2 tempi (presente e passato)àesprimono un’azione pura e semplice;
-participioà2 tempi (presente e passato)àpuò essere sia verbo sia nome;
-gerundioà2 tempi (presente e passato)àindica l’azione in svogimento;

Modo indicativo:
È il modo che indica una certezza, un evento certo.
Presente: si usa come:
-presente di consuetudine (un’abitudine, che si ripete nel tempo con regolarità);
-presente atemporale (usato per dare definizioni tecniche, scientifiche);
-presente storico (si indica un fatto già accaduto ma per dare immediatezza si usa il presente),
-al posto del futuro (per indicare azioni che accadranno sicuramente).
Imperfetto (in latino preteritum imperfectum): indica un’azione che si è svolta in un tempo passato, ma viene colta nel suo svolgersi, nel suo farsi (aspetto durativo).
Passato prossimo: si usa per indicare un’azione accaduta in un tempo vicino (al massimo ieri), oppure si usa per indicare un’azione accaduta in un tempo lontano i cui effetti, però, perdurano ancora.
Passato remoto: indica azione avvenuta nel passato e che non ha più effetti sul presente.
Trapassato remoto: (non si usa più molto) indica un rapporto di anteriorità rispetto ad un passato remoto, un’azione accaduta prima di un altro evento (si trova nella principale) espresso con il passato remoto.
Trapassato prossimo: è un tempo che si trova sempre in una preposizione secondaria, che ha bisogno di essere sostenuto da un’altra frase, indica un’azione accaduta prima di un’altra.
Futuro semplice: indica azione che sicuramente accadrà in futuro, può essere anche usato:
-per un comando rivolto al futuro;
-esprimere stupore o un dubbio (valore dubitativo);
-valore concessivo.
Futuro anteriore: è un tempo che non si usa mai nella principale ma nelle proposizioni dipendenti, in cui esprime anteriorità rispetto al futuro semplice della principale.

IL MODO CONGIUNTIVO
Si usa quando si è nella dimensione del dubbio, non si è sicuri che un fatto accadrà, nel mondo della soggettività. È un modo usato nelle proposizione secondaria, per esprimere una proposizione finale, .....
È un modo che congiunge una preposizione secondaria alla sua sovraordinata (reggente). Nelle proposizioni indipendenti esprime soggettività, un dubbio, un desiderio,un’esortazione,un augurio,un invito,un comando ecc.


APPUNTI DI EPICA



L’epica è all’origine della letteratura e fa parte dell’insegnameno della lingua.

I MITI
In epica è necessario parlare di mito (dal greco mythos, cioè narrazione), che sta all’origine di tutto ed è costituito da storie sacre. L’uomo è sempre alla ricerca di miti, inizialmente servivano per dare delle risposte, delle spiegazioni di certi eventi, credere in creature soprannaturali era un bisogno.
Ogni civiltà aveva il suo mito, però potevano averne di simili, per esempio il mito del diluvio universale è presente nelle civiltà greca, precolombiana, sumera ed ebraica. In tutti è presente una divinità arrabbiata, tranne in quello precolombiano in cui solo gli uomini provvidenti che si rifugiano sui monti si salvano. In quello greco, il mito di Deucar lione e Pirra, Zeus si arrabbia e manda pioggia per eliminare tutti tranne loro due. Quando scendono dalla barca però si sentono molto soli, allora Zeus si impietosisce e gli dice loro di raccogliere delle pietre e di gettarle alle loro spalle e che da quelle di Deucarione nasceranno uomini e da quelle di Pirra donne. Questo è il mito più accattivante.
La cosa realmente accaduta che potrebbe spiegare la presenza di questo mito nelle quattro civiltà è il disgelo, però è accaduto in un tempo lontano, quindi ci deve essere stata una tradizione orale molto forte, soprattutto in quella precolombiana che è più lontano rispetto alle altre che sono vicine.
Esistono diversi tipi di miti:
-miti cosmogonici (il fiat lux per eccellenza), che narrano la nascita dell’universo, il passaggio dal caos all’ordine;                                                       
-miti antropogonici, che narrano la nascita dell’uomo, di Adamo ed Eva nella dimensione Ellenica, dove perdono l’immortalità;                                                       -miti teogonici, che narrano la nascita delle divinità e delle loro discendenze;          -miti eziologici, che spiegano la nascita delle attività, quali l’agricoltura, caccia, pesca, allevamento… secondo la volontà di Zeus che non voleva che gli uomini si impigrissero,ma che usassero l’ingegno.
Gli eroi:
̵        Gli eroi sono i protagonisti dei poemi e sono figli di un umano e una divinità.
̵        Possiedono caratteristiche particolari, l’eroe è kalos kai agazos, che significa “bello e buono”, e sono caratteristiche che hanno tutti gli eroi, bello deriva dall’essere figlio di una divinità e buono perché in grado di rispettare la volontà divina.


Proemio e protasi:
I due poemi di Omero, l’Iliade e l’Odissea, iniziano con il proemio, cioè con l’invocazione della divinità protettrice, della musa che deve aiutare lo sforzo compositivo dell’autore. Il proemio è seguito dalla protasi, dei versi in cui il poeta riassume gli eventi più importanti della narrazione, quelli che rappresentano il fulcro narrativo. Nell’Eneide, invece, Virgilio non invoca la musa ma scrive direttamente la protasi in 7 versi, segno che l’uomo non è più sottoposto al volere del fato. 


Poemi omerici:
I poemi omerici (cioè scritti da Omero, anche se si è ancora incerti della sua reale esistenza) sono l’Iliade e l’Odissea. L’Iliade canta la distruzione di Troia e tratta il tema dell’offesa; l’Odissea narra invece il ritorno a casa di Odisseo (Ulisse) e tratta il tema dell’avventura.

̵        Figure retoriche:
̵        Similitudine: paragone tra cose, immagine, persone, introdotte da “come”, ”simile a”, ”a guisa di”;
̵        Anastrofe: si muta l’ordine consueto delle parole, ponendo prima una parola che andrebbe dopo;
̵        Iperbato: distanziare parole logicamente legate tra loro ponendone in mezzo altre;
̵        Enjambement: la frase risulta spezzata in due versi;
̵        Hysteron proteron: porre prima ciò che logicamente e cronologicamente viene dopo;
̵        Anafora: una o più parole vengono ripetute all’ inizio di più frasi successive;
̵        Ipallage: si attribuisce ad una parola un aggettivo che in realtà si riferisce ....;
̵        Allitterazione: gli stessi suoni vocalici o consonantici sono ripetuti all’inizio o all’interno di parole vicine;
̵        Antonomasia: si indica un personaggio noto o ci si riferisce ad una persona attraverso le sue caratteristiche o il nome di chi possiede/va sulle qualità;
̵        Sineddoche: si intende o si restringe il significato di una parola;
̵        Metonimia: avviene uno scambio di nome;


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