APPUNTI DI ITALIANO
La base del testo è la comunicazione; comunicare significa mettere in
comune (idee, sentimenti, stati d’animo ecc.)
Gli elementi fondamentali per la comunicazione sono:
·
EMITTENTE: chi emette il messaggio;
·
MESSAGGIO: ciò che viene comunicato;
·
CODICE: il sistema di segni usati per comunicare;
·
CANALE: il mezzo attraverso il quale si comunica;
·
REFERENTE: ciò di cui parla il messaggio;
·
DESTINATARIO: chi riceve il messaggio.
I testi si suddividono in :
C non letterari:
·
Espositivo o informativo: espone, fornendo dati, notizie,
fatti concreti. Il classico testo espositivo dispone di determinate regole, tra
cui il tema (modalità espositiva molto settoriale) che può essere:
-ricerca o
approfondimentoàulteriori informazioni oltre a quello che
si sa già;
-relazioneàinforma sullo stato di un
lavoro(a metà o fine attivita)
-conoscenza argomento;
·
Descrittivo: che può essere:
-denotativoàquando l’oggetto, la
persona o la cosa vengono descritte in modo oggettivo(nessuna opinione,
commento);
-connotativoàquando l’oggeto o la
persona vengono descritte in modo soggettivo(esprimendo giudizi, opinioni);
·
regolativo o prescrittivo,
·
narrativo,
·
argomentativo,
C letterari
·
narrativo,
·
poetico;
·
teatrale,
Le sequenze
sono delle successioni
di parti di testo più o meno lunghe. Esistono:
·
narrativeàdinamiche perché fanno
procedere l’azione;
·
descrittive(descrizione oggettiva o soggettiva)àstatiche perche è non fanno
procedere l’azione;
·
dialogicheàdinamiche o statiche;
·
riflessiveàstatiche;
·
espositiveàstatiche;
Il narratore può essere:
•INTERNOàpersonale o impersonale;
•ESTERNOàil protagonista o un altro
personaggio.
La focalizzazione può essere:
·
ZEROànarratore onniscente(che
sa tutto);
·
INTERNAàracconta la storia filtrandola e
guardandola attraverso gli occhi e la mente di un personaggio;
·
ESTERNAàil narratore osserva i fatti dall’esterno.
I personaggi possono essere realistici
o fantastici. I primi sono
personaggi ordinari, con caratteristiche verosimili e comuni; i secondi sono
personaggi straordinari, con caratteristiche inverosimili e furi dal comune.
Inoltre i personaggi si suddividono in principali
e secondari. I primi (tra i quali
spicca anche il protagonista) sono gli “attori” più importanti di una storia; i
secondi, invece, hanno un’importanza minore.
àsistema:
I
principali avversari sono il protagonista
e l’antagonista a causa de “l’oggetto del desiderio”(ad esempio la
principessa). La loro rivalità coinvolge anche gli altri personaggi che posso
stare dalla parte del protagonista(aiutanti)
o dalla parte dell’ antagonista (avversari/oppositori).
àcaratteristiche:
•UNIDIMENSIONALI: poche caratteristiche riconoscibili(es. fiabe, favole,
letteratura d’intrattenimento) àdetti anche monolitici;
• BIDIMENSIONALI: sono ben caratterizzati ma tendono ad agire nello stesso
modo(es. investigatore privato);
•PLURIDIMENSIONALI: sono i più vicini alla complessità dell’animo umano.
Possono essere anche statici,
detti anche tipi, che al di là delle
loro azioni, non cambiano mai la qualità o dinamici,
detti anche personaggi, che subiscono
mutamenti e trasformazioni nel corso della storia.
Il tempo:
·
della storiaàla durata degli avvenimenti narrati;
·
del raccontoàil tempo impiegato per raccontarli;
Per accelerare il tempo:
-riassunto;
-ellissi;
Per rallentare il tempo:
-scena;
-pausa;
F FABULA à ordine cronologico
degli eventi;
F INTRECCIO à ordine con cui
l’autore presenta quelli eventi;
F SPANNUNG à momento di massima
tensione;
F ANALESSI à tornare indietro;
F PROLESSI à anticipare gli
eventi;
F STILEMA à aspetto tipico di
quell’ autore o di un genere, un elemento che ritorna;
F CONTENUTO à svolgersi dei fatti;
F RITMO NARRATIVO à :velocità del
racconto;
F MONOLOGO: in un
discorso ci sono due interlocutori ma parla solo uno;
F SOLILOQUIO: prevede
la presenza di un solo personaggio che parla da solo, ossia quando fa un
discorso che non presume un interlocutore, ma un suo ragionamento;
F INDIZIO à segnala qualcosa;
F INFORMANTE à elemento che dichiara
senza dubbi.
o
GENERI:
FIABA/FAVOLA
La FIABA
contiene qualche volta un insegnamento, che non viene quasi mai esplicitato,
ma viene ricavato.
Nasce come
genere d’intrattenimento per i più piccoli.
Nella fiaba
confluiscono le bellezze e gli orrori della vita reale sotto forma di
situazione e personaggi magici.
La FAVOLA
nonostante i contenuti viene scritta per gli adulti e contiene degli insegnamenti,
delle morali.
Racconta
piccole storie che hanno come protagonisti soprattutto animali.
Caratteristiche:
àschema
narrativo:
1. Situazione iniziale
2. Rottura dell’equilibrio
3. Peripezie
4. Conclusione
à
ruoli:
·
Eroe/eroina
àprotagonista;
·
Antgonista
à
nemico dell’eroe;
·
Falso
eroe/eroina àsostituisce l’eroe ricorrendo all’inganno;
·
Mandante
à
spinge l’eroe a far qualcosa;
·
Mentore
à
sa dare buoni consigli;
·
Aiutante
à
aiuta l’eroe;
·
Sovrano
–re, amico/nemico dell’eroe;
·
Princièpessa
àpremio
finale.
àfunzioni:
Le funzioni sono le azioni
fondamentali compiute dai vari personaggi.
Queste funzioni o azioni
ricorrenti sono trentuno.
àstoria del genere:
I/II secolo d.C.: si iniziano a raccontare le prime fiabe e favole (fabula
milesiaàRoma
e Grecia). Da qui parte un po’ tutta la narrazione moderna.
III secolo d.C., Apuleio autore di alcuni romanzi come “la metamorfosi” e
“Asino d’oro”.
Nel tardo latino si diffondono le origini scritte della fiaba “Bella
fabella”(favola di amore e psiche).
XVIII/XIX secolo i letterati riscrivono le fiabe, questa volta non solo
rivolte ai bambini.
L’epica e alla base della letteratura e quindi si può rappresentare come
origine della fiaba.
La fiaba e l’epica hanno diverse funzioni: la prima ha un lieto fine e fa
divertire; la seconda, invece, crea una storia, una tradizione comune per un
popolo in cui poter riconoscersi.
AVVENTURA
I romanzi di avventura rispondono ad un bisogno naturale,
attraverso libri e film. Nei testi di avventura i luoghi cambiano sempre e
possono capitare in posti apparentemente normali, ma che possono avere scenari
particolari.
Questo genere segue lo schema narrativo di Propp, ma con inserito anche un
momento di massima tensione (spannung).
Le radici dell’avventura si possono trovare nella fiaba e nell’epica.
Si narra l’avventura fin dall’inizio, ma la fabula milesia è l’inizio dei testi d’avventura scritta(inizio per
quanto riguarda la prosa). Dal I sec. a.C. in Grecia e dal II/III sec d.C. a
Roma nasce un genere, il romanzo. Nel I sec. d.C. (epoca neroniana), nasce il
primo romanzo “SATYRICON” di Petronio.
Nel XII sec. nasce la chanson de
roland, la prima storia da cui deriva quella che ha scritto Ariosto nel
’400(“l’Orlando furioso”). Nel ‘600 in Spagna nasce Don Chisciotte (comico e tragico allo stesso tempo, quindi tono
ironico) che si aggiunge alla tradizione popolare picaresca (sempre orale). Nel ‘700, in Inghilterra nasce il romanzo
d’avventura canonizzato(secondo il canone).
Verso la fine dell‘800 l’uomo si trova a non avere più i fondamenti dove si
era fissato, e questo gli crea un senso di disagio. L’ uomo si trova davanti ad
indagini che inducono a scoperte in campo scientifico, così inizia a dubitare
dei suoi fondamenti: ecco che nasce la CRISI DEI FONDAMENTI.
L’uomo sta circa un secolo prima di riprendersi scoprendo nuove sensazioni,
tradizioni e elementi caratteristici di una popolazione.
GIALLO
Il nome giallo deriva dal colore della copertina dei libri di questo
genere che pubblicava ”la Mondadori” nel ‘900.
Nel genere giallo,
il narratore deve fornire al lettore
molti dettagli, inoltre si tratta di un evento che sembra irrisolvibile (es. delitto) ma solo una persona riesce a
venirne a capo, il detective, un uomo
con elasticità mentale, che attraverso l’intuizione e l’analisi scopre il
colpevole. Il capostipite dei detective è Doyle. Nei film di adesso non è più
il detective che gestisce le indagini, bensì una squadra, un gruppo che
collabora.
Negli anni ’50 dell’800 gli intellettuali vivono una crisi, a causa della
Seconda Rivoluzione industriale e alle tecnologie nuove dell’epoca. Il
positivismo si basa su un approccio scientifico della vita, cioè dimostrare le
cose in modo scientifico.
NARRATIVA REALISTICA
L’arte è ciò che rappresenta la realtà, cioè tutto quello che ci
appartiene. Quando l’arte si ispira alla realtà prende il nome di realistica.
La narrativa realistica viene usata dagli autori per
proporre testi, immagini, anche personaggi, reali. I personaggi sono verosimili
(realmente esistiti) cioè hanno caratteristiche che lo potrebbero riconoscere come vero.
Questi si muovono all’interno di una società simile alla nostra; nella
quale il protagonista, individuato come personaggio principale, viene
attorniato da tipi, attraverso la tipizzazione dei personaggi.
Nella narrativa realistica la narrazione è in genere esterna, in terza
persona, e sempre oggettiva e impersonale; mentre il narratore è onnisciente e
attraverso sequenze riflessive commenta e riflette.
Ha avuto il suo esordio nell’800; mentre con il Neorealismo (‘900) la
narrazione viene usata sia in terza sia in prima persona.
Due grandi maestri del Realismo sono Stangal
e Honorè de Balzac(1799-1850).
Quest’ultimo è uno scrittore, padre del Realismo, che si è dedicato per tutta
la vita alla narratura e alla letteratura.
APPUNTI GRAMMATICA
I VERBI
Il verbo
è quella parte del discorso che fornisce informazioni circa il soggetto della
frase.
àstruttura:
-persona;
-numero;
-tempo;
-modoàil modo in cui, la persona
che parla, presenta la situazione o il fatto;
-aspetto;
-direzione.
àmodi finiti (si trovano nella
proposizione principale e si coniugano):
-indicativoàindica una cosa certa;
-congiuntivoàper esprimere un
dubbio,desiderio;
-condizionaleàperiodo ipoteticoàcostituito da una protasi;
-imperativoàc’è solo una persona(la
seconda, sia per il singolare sia per il plurale; tu e voi).
àmodi indefiniti (non si possono
coniugare):
-infinitoà2 tempi (presente e
passato)àesprimono
un’azione pura e semplice;
-participioà2 tempi (presente e
passato)àpuò
essere sia verbo sia nome;
-gerundioà2 tempi (presente e
passato)àindica
l’azione in svogimento;
L’aspetto del verbo rappresenta una parte importante, perché indica la
maniera in cui l’azione si svolge, quando coniughiamo un verbo non ne
determiniamo solo il modo, ma anche la durata dell’azione, che può concludersi
in uno spazio o durare nel tempo.
Quando un verbo non contiene già in sé questa distinzione si usa:
·
il tempo imperfetto per determinare l’aspetto durativo;
·
il passato remoto per indicare quello momentaneo (o puntuale).
Modo indicativo:
È il modo che indica una certezza, un evento certo.
Presente: si usa come:
-presente di consuetudine (un’abitudine, che si ripete nel tempo con
regolarità);
-presente atemporale (usato per dare definizioni tecniche, scientifiche);
-presente storico (si indica un fatto già accaduto ma per dare immediatezza
si usa il presente),
-al posto del futuro (per indicare azioni che accadranno sicuramente).
Imperfetto (in latino
preteritum imperfectum): indica un’azione che si è svolta in un tempo passato,
ma viene colta nel suo svolgersi, nel suo farsi (aspetto durativo).
Passato prossimo: si usa per
indicare un’azione accaduta in un tempo vicino (al massimo ieri), oppure si usa
per indicare un’azione accaduta in un tempo lontano i cui effetti, però,
perdurano ancora.
Passato remoto: indica azione
avvenuta nel passato e che non ha più effetti sul presente.
Trapassato remoto: (non si usa più
molto) indica un rapporto di anteriorità rispetto ad un passato remoto,
un’azione accaduta prima di un altro evento (si trova nella principale)
espresso con il passato remoto.
Trapassato prossimo: è un tempo che si
trova sempre in una preposizione secondaria, che ha bisogno di essere sostenuto
da un’altra frase, indica un’azione accaduta prima di un’altra.
Futuro semplice: indica azione che
sicuramente accadrà in futuro, può essere anche usato:
-per un comando rivolto al futuro;
-esprimere stupore o un dubbio (valore dubitativo);
-valore concessivo.
Futuro anteriore: è un tempo che non
si usa mai nella principale ma nelle proposizioni dipendenti, in cui esprime
anteriorità rispetto al futuro semplice della principale.
Modo congiuntivo:
Si usa quando si è nella dimensione del dubbio, non si è sicuri che un
fatto accadrà, nel mondo della soggettività. È un modo usato nelle proposizione
secondaria, per esprimere una proposizione finale.
APPUNTI DI EPICA
L’epica è all’origine della letteratura e fa parte dell’insegnamento della
lingua.
Miti:
In epica è necessario parlare di mito (dal greco mythos, cioè narrazione),
che sta all’origine di tutto ed è costituito da storie sacre. L’uomo aveva
bisogno di darsi delle risposte, delle spiegazioni di certi eventi, credere in
creature soprannaturali.
Ogni civiltà aveva il suo mito, però potevano averne di simili, per esempio
il mito del diluvio universale è presente nelle civiltà greca, precolombiana,
sumera ed ebraica. In tutti è presente una divinità arrabbiata, tranne in
quello precolombiano in cui solo gli uomini provvidenti che si rifugiano sui
monti si salvano. In quello greco, il mito di Deucalione e Pirra, Zeus si
arrabbia e manda pioggia per eliminare tutti tranne loro due. Quando scendono
dalla barca però si sentono molto soli, allora Zeus si impietosisce e gli dice
di raccogliere delle pietre e di gettarle alle loro spalle e che da quelle di
Deucarione nasceranno uomini e da quelle di Pirra donne. La cosa realmente
accaduta che potrebbe spiegare la presenza di questo mito nelle quattro civiltà
è il disgelo (ossia lo scioglimento dei ghiacciai), avvenuto molti secoli prima
della nascita della scrittura quindi ci deve essere stata una tradizione orale
molto forte, soprattutto in quella precolombiana che è più lontano rispetto
alle altre che sono vicine.
Esistono diversi tipi di miti:
-miti cosmogonici: che narrano la
nascita dell’universo, il passaggio dal caos all’ordine;
-miti antropogonici: che narrano
la nascita dell’uomo;
-miti teogonici: che narrano la
nascita delle divinità e delle loro discendenze;
-miti eziologici: che spiegano la
nascita delle attività;
Proemio e protasi:
I due poemi di Omero, l’Iliade e l’Odissea, iniziano con il proemio, cioè
con l’invocazione della divinità protettrice, della musa che deve aiutare lo
sforzo compositivo dell’autore. Il proemio è seguito dalla protasi, dei versi
in cui il poeta riassume gli eventi più importanti della narrazione, quelli che
rappresentano il fulcro narrativo. Nell’Eneide, invece, Virgilio non invoca la
musa ma scrive direttamente la protasi in 7 versi, segno che l’uomo non è più
sottoposto al volere del fato.
Gli eroi:
Gli eroi sono i protagonisti dei poemi e sono figli di un umano e una
divinità.
Possiedono caratteristiche particolari, l’eroe è kalos kai agazos, che
significa “bello e buono”, e sono caratteristiche che hanno tutti gli eroi,
bello deriva dall’essere figlio di una divinità e buono perché in grado di
rispettare la volontà divina.
Poemi omerici:
I poemi omerici (cioè scritti da Omero, anche se si è ancora incerti della
sua reale esistenza) sono l’Iliade e l’Odissea. L’Iliade canta la distruzione
di Troia e tratta il tema dell’offesa; l’Odissea narra invece il ritorno a casa
di Odisseo (Ulisse) e tratta il tema dell’avventura.
Figure retoriche:
C Similitudine: paragone tra cose, immagine,
persone, introdotte da “come”, ”simile a”, ”a guisa di”;
C Anastrofe: si muta l’ordine consueto delle
parole, ponendo prima una parola che andrebbe dopo;
C Iperbato: distanziare parole logicamente
legate tra loro ponendone in mezzo altre;
C Enjambement: la frase risulta spezzata in due
versi;
C Hysteron proteron: porre prima ciò che logicamente e
cronologicamente viene dopo;
C Anafora: una o più parole vengono ripetute all’ inizio di più
frasi successive;
C Ipallage: si attribuisce ad una parola un
aggettivo che in realtà si riferisce;
C Allitterazione: gli stessi suoni vocalici o
consonantici sono ripetuti all’inizio o all’interno di parole vicine;
C Antonomasia: si indica un personaggio noto o ci
si riferisce ad una persona attraverso le sue caratteristiche o il nome di chi
possiede/va sulle qualità;
C Sineddoche: si intende o si restringe il
significato di una parola;
C Metonimia: avviene uno scambio di nome;
C Iperbole: esagerare un concetto o un pensiero.
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