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mercoledì 12 febbraio 2014

APPUNTI DI ITALIANO DI GIORGIA NICODEMO

APPUNTI DI ITALIANO
La base del testo è la comunicazione; comunicare significa mettere in comune (idee, sentimenti, stati d’animo ecc.)
Gli elementi fondamentali per la comunicazione sono:
·        EMITTENTE: chi emette il messaggio;
·        MESSAGGIO: ciò che viene comunicato;
·        CODICE: il sistema di segni usati per comunicare;
·        CANALE: il mezzo attraverso il quale si comunica;
·        REFERENTE: ciò di cui parla il messaggio;
·        DESTINATARIO: chi riceve il messaggio.

I testi si suddividono in :
C non letterari:
·        Espositivo o informativo: espone, fornendo dati, notizie, fatti concreti. Il classico testo espositivo dispone di determinate regole, tra cui il tema (modalità espositiva molto settoriale) che può essere:
-ricerca o approfondimentoàulteriori informazioni oltre a quello che si sa già;
-relazioneàinforma sullo stato di un lavoro(a metà o fine attivita)
-conoscenza argomento;
·        Descrittivo: che può essere:
-denotativoàquando l’oggetto, la persona o la cosa vengono descritte in modo oggettivo(nessuna opinione, commento);
-connotativoàquando l’oggeto o la persona vengono descritte in modo soggettivo(esprimendo giudizi, opinioni);
·        regolativo o prescrittivo,
·        narrativo,
·        argomentativo,
C letterari
·        narrativo,
·        poetico;
·        teatrale,

Le sequenze sono delle successioni di parti di testo più o meno lunghe. Esistono:
·        narrativeàdinamiche perché fanno procedere l’azione;
·        descrittive(descrizione oggettiva o soggettiva)àstatiche perche è non fanno procedere l’azione;
·        dialogicheàdinamiche o statiche;
·        riflessiveàstatiche;
·        espositiveàstatiche;

Il narratore può essere:
•INTERNOàpersonale o impersonale;
•ESTERNOàil protagonista o un altro personaggio.

La focalizzazione può essere:
·        ZEROànarratore onniscente(che sa tutto);
·        INTERNAàracconta la storia filtrandola e guardandola attraverso gli occhi e la mente di un personaggio;
·        ESTERNAàil narratore osserva i fatti dall’esterno.

I personaggi possono essere realistici o fantastici. I primi sono personaggi ordinari, con caratteristiche verosimili e comuni; i secondi sono personaggi straordinari, con caratteristiche inverosimili e furi dal comune.
Inoltre i personaggi si suddividono in principali e secondari. I primi (tra i quali spicca anche il protagonista) sono gli “attori” più importanti di una storia; i secondi, invece, hanno un’importanza minore.

àsistema:
I principali avversari sono il protagonista e l’antagonista a causa de “l’oggetto del desiderio”(ad esempio la principessa). La loro rivalità coinvolge anche gli altri personaggi che posso stare dalla parte del protagonista(aiutanti) o dalla parte dell’ antagonista (avversari/oppositori).

àcaratteristiche:
•UNIDIMENSIONALI: poche caratteristiche riconoscibili(es. fiabe, favole, letteratura d’intrattenimento) àdetti anche monolitici;
• BIDIMENSIONALI: sono ben caratterizzati ma tendono ad agire nello stesso modo(es. investigatore privato);
•PLURIDIMENSIONALI: sono i più vicini alla complessità dell’animo umano.
Possono essere anche statici, detti anche tipi, che al di là delle loro azioni, non cambiano mai la qualità o dinamici, detti anche personaggi, che subiscono mutamenti e trasformazioni nel corso della storia.

Il tempo:
·        della storiaàla durata degli avvenimenti narrati;
·        del raccontoàil tempo impiegato per raccontarli;
Per accelerare il tempo: 
-riassunto;
-ellissi;
Per rallentare il tempo:
-scena;
-pausa;

F FABULA à ordine cronologico degli eventi;
F INTRECCIO à ordine con cui l’autore presenta quelli eventi;
F SPANNUNG à momento di massima tensione;
F ANALESSI à tornare indietro;
F PROLESSI à anticipare gli eventi;
F STILEMA à aspetto tipico di quell’ autore o di un genere, un elemento che ritorna;
F CONTENUTO à svolgersi dei fatti;
F RITMO NARRATIVO à :velocità del racconto;
F MONOLOGO: in un discorso ci sono due interlocutori ma parla solo uno;
F SOLILOQUIO: prevede la presenza di un solo personaggio che parla da solo, ossia quando fa un discorso che non presume un interlocutore, ma un suo ragionamento;
F INDIZIO à segnala qualcosa;
F INFORMANTE à elemento che dichiara senza dubbi.
o   GENERI:
FIABA/FAVOLA
La FIABA contiene qualche volta un insegnamento, che non viene quasi mai esplicitato, ma viene ricavato.
Nasce come genere d’intrattenimento per i più piccoli.
Nella fiaba confluiscono le bellezze e gli orrori della vita reale sotto forma di situazione e personaggi magici.
La FAVOLA nonostante i contenuti viene scritta per gli adulti e contiene degli insegnamenti, delle morali.
Racconta piccole storie che hanno come protagonisti soprattutto animali.

Caratteristiche:
àschema narrativo:
1.    Situazione iniziale
2.    Rottura dell’equilibrio
3.    Peripezie
4.    Conclusione
à ruoli:
·        Eroe/eroina àprotagonista;
·        Antgonista à nemico dell’eroe;
·        Falso eroe/eroina àsostituisce l’eroe ricorrendo all’inganno;
·        Mandante à spinge l’eroe a far qualcosa;
·        Mentore à sa dare buoni consigli;
·        Aiutante à aiuta l’eroe;
·        Sovrano –re, amico/nemico dell’eroe;
·        Princièpessa àpremio finale.
àfunzioni:
Le funzioni sono le azioni fondamentali compiute dai vari personaggi.
Queste funzioni o azioni ricorrenti sono trentuno.
àstoria del genere:
I/II secolo d.C.: si iniziano a raccontare le prime fiabe e favole (fabula milesiaàRoma e Grecia). Da qui parte un po’ tutta la narrazione moderna.
III secolo d.C., Apuleio autore di alcuni romanzi come “la metamorfosi” e “Asino d’oro”.
Nel tardo latino si diffondono le origini scritte della fiaba “Bella fabella”(favola di amore e psiche).
XVIII/XIX secolo i letterati riscrivono le fiabe, questa volta non solo rivolte ai bambini.
L’epica e alla base della letteratura e quindi si può rappresentare come origine della fiaba.
La fiaba e l’epica hanno diverse funzioni: la prima ha un lieto fine e fa divertire; la seconda, invece, crea una storia, una tradizione comune per un popolo in cui poter riconoscersi.

AVVENTURA
I romanzi di avventura rispondono ad un bisogno naturale, attraverso libri e film. Nei testi di avventura i luoghi cambiano sempre e possono capitare in posti apparentemente normali, ma che possono avere scenari particolari.
Questo genere segue lo schema narrativo di Propp, ma con inserito anche un momento di massima tensione (spannung).
Le radici dell’avventura si possono trovare nella fiaba e nell’epica.
Si narra l’avventura fin dall’inizio, ma la fabula milesia è l’inizio dei testi d’avventura scritta(inizio per quanto riguarda la prosa). Dal I sec. a.C. in Grecia e dal II/III sec d.C. a Roma nasce un genere, il romanzo. Nel I sec. d.C. (epoca neroniana), nasce il primo romanzo “SATYRICON” di Petronio.
Nel XII sec. nasce la chanson de roland, la prima storia da cui deriva quella che ha scritto Ariosto nel ’400(“l’Orlando furioso”). Nel ‘600 in Spagna nasce Don Chisciotte (comico e tragico allo stesso tempo, quindi tono ironico) che si aggiunge alla tradizione popolare picaresca (sempre orale). Nel ‘700, in Inghilterra nasce il romanzo d’avventura canonizzato(secondo il canone).
Verso la fine dell‘800 l’uomo si trova a non avere più i fondamenti dove si era fissato, e questo gli crea un senso di disagio. L’ uomo si trova davanti ad indagini che inducono a scoperte in campo scientifico, così inizia a dubitare dei suoi fondamenti: ecco che nasce la CRISI DEI FONDAMENTI.
L’uomo sta circa un secolo prima di riprendersi scoprendo nuove sensazioni, tradizioni e elementi caratteristici di una popolazione.

GIALLO
Il nome giallo deriva dal colore della copertina dei libri di questo genere che pubblicava ”la Mondadori” nel ‘900.
Nel genere giallo, il narratore  deve fornire al lettore molti dettagli, inoltre si tratta di un evento che sembra irrisolvibile (es. delitto) ma solo una persona riesce a venirne a capo, il detective, un uomo con elasticità mentale, che attraverso l’intuizione e l’analisi scopre il colpevole. Il capostipite dei detective è Doyle. Nei film di adesso non è più il detective che gestisce le indagini, bensì una squadra, un gruppo che collabora.
Negli anni ’50 dell’800 gli intellettuali vivono una crisi, a causa della Seconda Rivoluzione industriale e alle tecnologie nuove dell’epoca. Il positivismo si basa su un approccio scientifico della vita, cioè dimostrare le cose in modo scientifico.

NARRATIVA REALISTICA
L’arte è ciò che rappresenta la realtà, cioè tutto quello che ci appartiene. Quando l’arte si ispira alla realtà prende il nome di realistica. La narrativa realistica viene usata dagli autori per proporre testi, immagini, anche personaggi, reali. I personaggi sono verosimili (realmente esistiti) cioè hanno caratteristiche che lo potrebbero riconoscere come vero.
Questi si muovono all’interno di una società simile alla nostra; nella quale il protagonista, individuato come personaggio principale, viene attorniato da tipi, attraverso la tipizzazione dei personaggi.
Nella narrativa realistica la narrazione è in genere esterna, in terza persona, e sempre oggettiva e impersonale; mentre il narratore è onnisciente e attraverso sequenze riflessive commenta e riflette.
Ha avuto il suo esordio nell’800; mentre con il Neorealismo (‘900) la narrazione viene usata sia in terza sia in prima persona.
Due grandi maestri del Realismo sono Stangal e Honorè de Balzac(1799-1850). Quest’ultimo è uno scrittore, padre del Realismo, che si è dedicato per tutta la vita alla narratura e alla letteratura.

APPUNTI GRAMMATICA

I VERBI
Il verbo è quella parte del discorso che fornisce informazioni circa il soggetto della frase.
àstruttura:
-persona;
-numero;
-tempo;
-modoàil modo in cui, la persona che parla, presenta la situazione o il fatto;
-aspetto;
-direzione.

àmodi finiti (si trovano nella proposizione principale e si coniugano):
-indicativoàindica una cosa certa;
-congiuntivoàper esprimere un dubbio,desiderio;
-condizionaleàperiodo ipoteticoàcostituito da una protasi;
-imperativoàc’è solo una persona(la seconda, sia per il singolare sia per il plurale; tu e voi).

àmodi indefiniti (non si possono coniugare):
-infinitoà2 tempi (presente e passato)àesprimono un’azione pura e semplice;
-participioà2 tempi (presente e passato)àpuò essere sia verbo sia nome;
-gerundioà2 tempi (presente e passato)àindica l’azione in svogimento;

L’aspetto del verbo rappresenta una parte importante, perché indica la maniera in cui l’azione si svolge, quando coniughiamo un verbo non ne determiniamo solo il modo, ma anche la durata dell’azione, che può concludersi in uno spazio o durare nel tempo.
Quando un verbo non contiene già in sé questa distinzione si usa:
·        il tempo imperfetto per determinare l’aspetto durativo;
·        il passato remoto per indicare quello momentaneo (o puntuale).

Modo indicativo:
È il modo che indica una certezza, un evento certo.
Presente: si usa come:
-presente di consuetudine (un’abitudine, che si ripete nel tempo con regolarità);
-presente atemporale (usato per dare definizioni tecniche, scientifiche);
-presente storico (si indica un fatto già accaduto ma per dare immediatezza si usa il presente),
-al posto del futuro (per indicare azioni che accadranno sicuramente).
Imperfetto (in latino preteritum imperfectum): indica un’azione che si è svolta in un tempo passato, ma viene colta nel suo svolgersi, nel suo farsi (aspetto durativo).
Passato prossimo: si usa per indicare un’azione accaduta in un tempo vicino (al massimo ieri), oppure si usa per indicare un’azione accaduta in un tempo lontano i cui effetti, però, perdurano ancora.
Passato remoto: indica azione avvenuta nel passato e che non ha più effetti sul presente.
Trapassato remoto: (non si usa più molto) indica un rapporto di anteriorità rispetto ad un passato remoto, un’azione accaduta prima di un altro evento (si trova nella principale) espresso con il passato remoto.
Trapassato prossimo: è un tempo che si trova sempre in una preposizione secondaria, che ha bisogno di essere sostenuto da un’altra frase, indica un’azione accaduta prima di un’altra.
Futuro semplice: indica azione che sicuramente accadrà in futuro, può essere anche usato:
-per un comando rivolto al futuro;
-esprimere stupore o un dubbio (valore dubitativo);
-valore concessivo.
Futuro anteriore: è un tempo che non si usa mai nella principale ma nelle proposizioni dipendenti, in cui esprime anteriorità rispetto al futuro semplice della principale.

Modo congiuntivo:
Si usa quando si è nella dimensione del dubbio, non si è sicuri che un fatto accadrà, nel mondo della soggettività. È un modo usato nelle proposizione secondaria, per esprimere una proposizione finale.

APPUNTI DI EPICA

L’epica è all’origine della letteratura e fa parte dell’insegnamento della lingua.
Miti:
In epica è necessario parlare di mito (dal greco mythos, cioè narrazione), che sta all’origine di tutto ed è costituito da storie sacre. L’uomo aveva bisogno di darsi delle risposte, delle spiegazioni di certi eventi, credere in creature soprannaturali.
Ogni civiltà aveva il suo mito, però potevano averne di simili, per esempio il mito del diluvio universale è presente nelle civiltà greca, precolombiana, sumera ed ebraica. In tutti è presente una divinità arrabbiata, tranne in quello precolombiano in cui solo gli uomini provvidenti che si rifugiano sui monti si salvano. In quello greco, il mito di Deucalione e Pirra, Zeus si arrabbia e manda pioggia per eliminare tutti tranne loro due. Quando scendono dalla barca però si sentono molto soli, allora Zeus si impietosisce e gli dice di raccogliere delle pietre e di gettarle alle loro spalle e che da quelle di Deucarione nasceranno uomini e da quelle di Pirra donne. La cosa realmente accaduta che potrebbe spiegare la presenza di questo mito nelle quattro civiltà è il disgelo (ossia lo scioglimento dei ghiacciai), avvenuto molti secoli prima della nascita della scrittura quindi ci deve essere stata una tradizione orale molto forte, soprattutto in quella precolombiana che è più lontano rispetto alle altre che sono vicine.
Esistono diversi tipi di miti:
-miti cosmogonici: che narrano la nascita dell’universo, il passaggio dal caos all’ordine;
-miti antropogonici: che narrano la nascita dell’uomo;
-miti teogonici: che narrano la nascita delle divinità e delle loro discendenze;
-miti eziologici: che spiegano la nascita delle attività;

Proemio e protasi:
I due poemi di Omero, l’Iliade e l’Odissea, iniziano con il proemio, cioè con l’invocazione della divinità protettrice, della musa che deve aiutare lo sforzo compositivo dell’autore. Il proemio è seguito dalla protasi, dei versi in cui il poeta riassume gli eventi più importanti della narrazione, quelli che rappresentano il fulcro narrativo. Nell’Eneide, invece, Virgilio non invoca la musa ma scrive direttamente la protasi in 7 versi, segno che l’uomo non è più sottoposto al volere del fato. 

Gli eroi:
Gli eroi sono i protagonisti dei poemi e sono figli di un umano e una divinità.
Possiedono caratteristiche particolari, l’eroe è kalos kai agazos, che significa “bello e buono”, e sono caratteristiche che hanno tutti gli eroi, bello deriva dall’essere figlio di una divinità e buono perché in grado di rispettare la volontà divina.

Poemi omerici:
I poemi omerici (cioè scritti da Omero, anche se si è ancora incerti della sua reale esistenza) sono l’Iliade e l’Odissea. L’Iliade canta la distruzione di Troia e tratta il tema dell’offesa; l’Odissea narra invece il ritorno a casa di Odisseo (Ulisse) e tratta il tema dell’avventura.

Figure retoriche:
C Similitudine: paragone tra cose, immagine, persone, introdotte da “come”, ”simile a”, ”a guisa di”;
C Anastrofe: si muta l’ordine consueto delle parole, ponendo prima una parola che andrebbe dopo;
C Iperbato: distanziare parole logicamente legate tra loro ponendone in mezzo altre;
C Enjambement: la frase risulta spezzata in due versi;
C Hysteron proteron: porre prima ciò che logicamente e cronologicamente viene dopo;
C Anafora: una o più parole vengono ripetute all’ inizio di più frasi successive;
C Ipallage: si attribuisce ad una parola un aggettivo che in realtà si riferisce;
C Allitterazione: gli stessi suoni vocalici o consonantici sono ripetuti all’inizio o all’interno di parole vicine;
C Antonomasia: si indica un personaggio noto o ci si riferisce ad una persona attraverso le sue caratteristiche o il nome di chi possiede/va sulle qualità;
C Sineddoche: si intende o si restringe il significato di una parola;
C Metonimia: avviene uno scambio di nome;

C Iperbole: esagerare un concetto o un pensiero.

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