NARRATOLOGIA
Caratteristiche della fiaba:
Gli ingredienti fondamentali di ogni fiaba sono le peripezie – le strabilianti avventure dei personaggi – e il lieto fine, che pone termine alla storia.
La fiaba contiene qualche volta un insegnamento, che non viene quasi mai esplicitato, ma viene ricavato. In questo genere confluiscono le bellezze e gli orrori della vita reale sotto forma di situazione e personaggi magici. E’ nato come testo fantastico tramandato oralmente dal popolo e si rivolge prevalentemente ad un pubblico di bambini.
Nel novecento non solo i bambini ma anche gli intellettuali rimasero affascinati dalle fiabe, tanto che, nel 1928, Vladimir Propp stilò “la morfologia della fiaba”, nella quale spiega nel dettaglio lo schema con cui è formata una fiaba:
· Situazione iniziale = lo stato in cui si trova l’eroe all’inizio della fiaba;
· Rottura dell’equilibrio = accade qualcosa che modifica la situazione iniziale;
· Peripezie = l’eroe deve superare una serie di prove e vive incredibili avventure;
· Conclusione = l’eroe trionfa e si ricrea una nuova situazione d’equilibrio.
Propp individuò anche otto ruoli fondamentali:
·Eroe/eroina = il protagonista della fiaba;
·Antagonista = nemico dell’eroe;
·Il falso eroe/la falsa eroina = la persona che ricorrendo all’inganno si sostituisce all’eroe;
·Mandante = la persona che spinge l’eroe a fare qualcosa;
·Mentore = la persona che dà consigli e doni preziosi all’eroe;
·Aiutante la persona che aiuta l’eroe nel superamento delle prove;
·Il sovrano = il re che può essere amico o il nemico dell’eroe;
·La principessa = il premio finale che eroe ottiene.
Si possono inoltre trovare elementi tipici che potevano essere d’aiuto nella memorizzazione della fiaba per essere trasmessa. Nelle fiabe ci sono: elementi fantastici, tipi realistici o fantastici, situazioni ricorrenti, formule fisse, luoghi sinistri o incantati, tempi indeterminati e linguaggi semplici.
Abbiamo accostato la fiaba all’epica perché hanno una tradizione simile: le fiabe sono state tramandate oralmente e raccontano dei desideri e dei sogni delle classi meno ricche, l’epica veniva tramandata oralmente ma racconta di temi più alti, per le classi più ricche. Tutte e due hanno gettato le basi della narratologia.
le origini della fiaba si perdono nella notte dei tempi, ma le prime testimonianze scritte risalgono al I/II sec. d.C., la fabula milesia, diffusa in Grecia e a Roma. nel III sec. d.c. Apuleio scrisse la “metamorfosi” e “l’asino d’oro”, i primi romanzi.
Nel tardo latino si diffuse la bella Fabella, l’origine scritta della fiaba; il termine vuol dire “la bella fabula” (in lat.: storia). È una favola di amore e psiche, che contiene tutti gli elementi della fiaba.
In Europa le prime fiabe nascono nel 1500 circa, ma dall’800 in poi riscuotono grande successo grazie al romanticismo, che fa riscoprire le radici folcloristiche del popolo. Così molti autori iniziarono interrogare il popolo in cerca di fiabe da raccogliere, come i fratelli Grimm che interrogarono parenti, anziani e conoscenti in cerca di fiabe.
Nel 1956 Italo Calvino pubblicò fiabe italiane, una raccolta di fiabe provenienti da tutt’Italia.
Il romanzo di avventura (dal latino “advenire” = venire verso-incontro)
In genere “l’avventura” si trova anche nei testi horror, gialli, nelle fiabe, nell’epica e dovunque ci sia una situazione fuori dall’ordinario.
Caratterizzato da:
situazione iniziale
rottura dell’equilibrio
sviluppo della vicenda
“spannung” o momento di massima tensione dove il tempo del racconto coincide con il tempo della storia, mentre il ritmo narrativo diventa più veloce per rispondere alle esigenze del racconto
scioglimento della vicenda e conclusione
· Un eroe protagonista che affronta con il coraggio e lealtà i nemici;
· Un antagonista che è disposto a tutto per ostacolare e danneggiare l’eroe;
· Una ricca galleria di personaggi (pirati, cavalieri, cacciatori, ecc …);
· Pericoli di ogni tipo (trappole nascoste, spietati pirati, tempeste violente … );
· Luoghi esotici e/o inospitali (deserto, oceano, isole sperdute …);
· Tesori nascosti (monete d’oro …).
I testi di avventura presentano una risposta alle esigenze umane di sfuggire dalla routine quotidiana. L’avventura ha le sue origini nell’epica e nella fiaba, sino ad arrivare alla fabula milesia (racconti di avventura con temi licenziosi[1]) .
Partendo da un luogo principale il protagonista è costretto a muoversi (per vari motivi, come la ricerca di un tesoro o di esperienze, per scommesse o per trovare una persona …) e ciò lo porta a vivere avventure in luoghi diversi e spesso esotici.
L’avventura si sviluppa lungo l’asse narrativo del viaggio, seguendo lo schema narrativo di Propp e concludendosi con la vittoria del “buono” (protagonista).
Storia del genere
VI-VII Secolo a.C. > L’origine, che si può trovare con Gilgamesh o l’Odissea.
I-II Secolo a.C. > Narrativa in prosa, un genere non denominato in antichità e che ora definiamo romanzo
I Secolo d.C. > Satyricon di Petronio è il primo romanzo di avventura e risale al I Secolo d.C. ed è caratterizzato, dallo sviluppo lungo l’asse narrativo del viaggio (difficilmente le avventure si vivono a casa).
XII Secolo d.C. > Chanson de Roland
Fine 400 > Ludovico Ariosto con “L’Orlando furioso”
Nel 600 > dall’Italia alla Spagna Don Chisciotte della Mancia[2] di Cervantes (tra il comico e il tragico, è un’avventura ironica)
Nel 1700 > in Inghilterra (la nazione che più si muove per il mondo) si sviluppa il romanzo d’avventura canonizzato come si studia tutt’ora.
1718 > "Robinson Crusoe" dell'inglese Defoe è il primo romanzo d’avventura.
Tra l’800 ed il 900 > avvengono grandi scoperte (tra cui lo studio della mente umana e della psicanalisi) che destabilizzano l’uomo perché la società si basava su certezze che vennero a mancare. Ci si trovava in una situazione di disagio e di smarrimento (che racchiudeva anche ragioni di tipo economico) sfociata poi nell'attentato di Sarajevo, causa scatenante della Prima Guerra Mondiale.
Vengono composti in Europa romanzi d’avventura stimolati dalle scoperte di nuove terre e dai viaggi affrontati da uomini in cerca di fortuna.
In questo periodo l’Europa era al centro di tutto e troviamo:
- Sigmund Freud / padre della psicanalisi, il primo che ha avuto il coraggio di affermare che alcune malattie possono essere determinate da disturbi della psiche e non solo da fattori fisiologici;
- Albert Einstein / teoria della relatività;
- Papa Alessandro XI / scrive che le popolazioni indigene possono essere trucidate perché non conoscono Dio;
- Heisenberg / principio di indeterminazione.
Troviamo, inoltre, la corrente illuministica e il romanticismo, con la rivoluzione francese, una riscoperta delle tradizioni e della cultura. Successivamente col Congresso di Vienna si vuole ritornare come prima e si riscopre lo studio dei testi antichi.
IL GIALLO
Genere letterario caratterizzato da un omicidio o un rapimento, sul quale indaga un detective o un poliziotto, il quale lo risolve adottando un metodo scientifico. Chiamato così perché la casa editrice Mondatori, nel 1929, scelse dei colori per ogni genere dei romanzi che pubblicava e quello che utilizzò per i racconti gialli fu l'omonimo colore.
CARATTERISTICHE GENERALI
· delitto/sparizione all'inizio della narrazione, apparentemente irrisolvibile;
· detective: poliziotto/ detective privato/ persona appassionata del campo poliziesco, dotato di elasticità mentale che indaga con approccio scientifico (analisi, deduzione) sul caso;
· l'autore/narratore fornisce molte informazioni dettagliate sul detective: lo caratterizza fisicamente,dal punto di vista comportamentale, abitudinale, delle manie... (es. Sherlock Holmes, Colombo...).
Negli ultimi anni ci sono state modifiche nelle serie TV e nei romanzi gialli, dove non primeggia più l'immagine del singolo detective, bensì della squadra, Dell'equipe a causa di un cambiamento di pensiero.
STORIA DEL GENERE
· Anni 30 del 1800: crisi durante la quale l'uomo riscopre l'attenzione al REALISMO = legato ai sentimenti e alle azioni. Ad esempio i romanzi di Honoré De Balzac;
· anni 50 del 1800: crisi degli intellettuali perché non sono più il punto principale della società, dato che c'era stata una rivoluzione industriale che aveva portato un cambiamento tecnologico e industriale, e, di conseguenza, un progresso a livello societario, ma non individuale. Infatti non trovano più il loro posto nella società ormai mutata. In seguito si accorgono che anche loro potevano essere d'aiuto in quest'ultima, accanto alla scienza umana producendo il documento umano.
· positivismo = rinnovato entusiasmo per le qualità dell'uomo, basato sull'approccio scientifico della vita> approccio entusiastico della vita attraverso le conoscenze scientifiche/ provate attraverso la scienza. Questo porta alla nascita di determinate scelte anche nell'ambito della letteratura. Infatti Arthur Conan Doyle, verso la metà del 1800, inventa Sherlock Holmes, detective privato con ottima conoscenza delle scienze, che adotta un metodo induttivo e intuitivo per risolvere i suoi casi. E' un uomo con una mente super elastica, dalle idee/pensieri "contorti" e con conoscenze molto limitate.
ALCUNI PERSONAGGI DEI ROMANZI GIALLI
· il commissario Montalbano, protagonista dei romani di Andrea Camilleri, è un uomo colto in tutti i campi (filmatografia, arte....), dedito al suo lavoro.
· Colombo è un uomo tenace, sagace, che non si da' mai per vinto.
LA NARRATIVA REALISTICA
Citazione: “La realtà è ciò che non si vede” (E. Montale)
Con il termine REALISTICO si intende tutto ciò che ha a che vedere con la realtà, tutto ciò che si attiene a noi umani (oggetti, luoghi, emozioni, pensieri...).
L’arte è realistica quando si ispira alla realtà e quando la può rappresentare.
Nella letteratura realistica, gli autori rappresentano il mondo a loro contemporaneo, con il quale si confrontano e ne propongono immagini e personaggi legati ad aspetti tipici della società.
Gli ambienti sono ben caratterizzati, la narrazione solitamente è esterna ed è affidata a un narratore onnisciente che qualche volta si fa spazio nel racconto per esprimere un giudizio o per commentare le vicende.
I personaggi sono verisimili, contemporanei all’epoca in cui l’autore vive e si scontrano con le difficoltà tipiche del ceto medio. L'autore decide se questi sono tipi o personaggi. Solitamente il protagonista è un personaggio ed è attorniato da tipi attraverso i quali vengono messi in risalto alcuni aspetti radicati nella società.
La narrativa realistica esordì nel 1800.
Nel 1900 si diffuse il Neorealismo, con caratteristiche leggermente diverse dal Realismo dove la narrazione può essere sia in terza persona che in prima persona. Il narratore, quindi, ci da’ una visione dei fatti parziale, orientata dal punto di vista dell’io narrante il quale può giudicare i fatti anche se non sempre coincide con l’autore, così come non sempre sono proprie le riflessioni e i pensieri.
I termini "realismo" e "Realismo" non indicano le stesse cose:
· il realismo è tutto ciò che si attiene alla realtà con cui si compongono i testi realistici;
· il Realismo, invece, è un movimento artistico, culturale, letterario che si impose verso la metà del 1800 e che tratta argomenti legati alle realtà sociali di determinati periodi storici.
HONORE' DE BALZAC (1799-1850)
Padre della letteratura realistica. Scrittore molto prolifico nonostante la breve vita. Scrisse "La commedia umana": un ciclo di romanzi che raccontano aspetti della società dell'800 in cui la borghesia, portatrice di valori, di virtù ma anche di vizi, è in ascesa. In questa società si crea una rottura fra le classi sociali: la spaccatura è tra la borghesia e il proletariato, nato con la prima rivoluzione industriale.
Altre sue opere sono: "Eugenie Grandet", "Papà Goriot", "Il cugino Pons"...
L’EPICA
L’epica è l’origine della letteratura.
Mito: (mythos) è origine di tutto, sono le storie sacre. Le origini antropologiche, le storie dell’uomo che aveva bisogno di risposte per le cose a cui non sapeva dare una spiegazione.
Secondo la mitologia greca la storia dell’inizio della società parte dalla fatica dell’uomo e dell’animale che lo aiuta …
Zeus non voleva che gli uomini si impigrissero, così se prima tutto veniva dalla terra, Zeus tolse tutto e così facendo stimolò il loro ingegno. Così l’uomo imparò il lavoro, le arti.
Che cos’è il poema?
“Creare”, “Fare attraverso la propria mente”
Il poema è una lunga narrazione, in rima per una migliore memorizzazione
L’eroe è un connubio tra una divinità ed un essere umano. Il più delle volte gli eroi seguono i capricci degli dei.
Miti: in epica è necessario parlare di mito (dal greco mythos, cioè narrazione), che sta all’origine di tutto ed è costituito da storie sacre. L’uomo aveva bisogno di darsi delle risposte, delle spiegazioni di certi eventi, credere in creature soprannaturali.
Ogni civiltà aveva il suo mito, però potevano averne di simili, per esempio il mito del diluvio universale è presente nelle civiltà greca, precolombiana, sumera ed ebraica. In tutti è presente una divinità arrabbiata, tranne in quello precolombiano in cui solo gli uomini provvidenti che si rifugiano sui monti si salvano. In quello greco, il mito di Deucalione e Pirra, Zeus si arrabbia e manda pioggia per eliminare tutti tranne loro due. Quando scendono dalla barca però si sentono molto soli, allora Zeus si impietosisce e gli dice di raccogliere delle pietre e di gettarle alle loro spalle e che da quelle di Deucalione nasceranno uomini e da quelle di Pirra donne. La cosa realmente accaduta che potrebbe spiegare la presenza di questo mito nelle quattro civiltà è il disgelo (ossia lo scioglimento dei ghiacciai), avvenuto molti secoli prima della nascita della scrittura quindi ci deve essere stata una tradizione orale molto forte, soprattutto in quella precolombiana che è più lontano rispetto alle altre che sono vicine.
· Esistono diversi tipi di miti:
· miti cosmogonici: che narrano la nascita dell’universo, il passaggio dal caos all’ordine;
· miti antropogonici: che narrano la nascita dell’uomo;
· miti teogonici: che narrano la nascita delle divinità e delle loro discendenze;
· miti eziologici: che spiegano la nascita delle attività
Nell’antichità le civiltà avevano dei miti differenti, però vi erano anche dei miti simili come ad esempio il mito del diluvio universale.
protasi = versi in cui il poeta riassume i fatti più importanti, gli eventi che mettono in moto la storia.
poema = fare, creare una lunga narrazione in versi per una migliore memorizzazione, perché le persone erano destinati a memorizzare i poemi e a recitarli. sodo = la persona che componeva il poema; aedo = la persona che lo portava in giro e lo recitava e tutti gli altri lo ascoltavano.
Il poema più antico è l’Iliade.
Virgilio → ha tradotto Eneide nel 1° secolo a.C.
↓
Prima propone la protasi ma non c’è e non ci sarà l’invocazione e l’uomo discute questo tipo di racconto.
eroi = protagonisti = esseri che sono nati in connubio tra la divinità e l’essere umano. Kalòs kài agazòs (bello e buono) = l’insieme delle qualità che derivano dagli eroi che è anche il 50 % della caratteristica umana.
Uomini = servono a soddisfare i capricci degli dei.
Ospitalità = il principio dell’antichità.
LE FIGURE RETORICHE
Similitudine: paragone tra cose, immagine, persone, introdotte da “come”, ”simile a”, ”a guisa di”;
Anastrofe: si muta l’ordine consueto delle parole, ponendo prima una parola che andrebbe dopo;
Iperbato: distanziare parole logicamente legate tra loro ponendone in mezzo altre;
Enjambement: la frase risulta spezzata in due versi;
Hysteron proteron: porre prima ciò che logicamente e cronologicamente viene dopo;
Anafora: una o più parole vengono ripetute all’ inizio di più frasi successive;
Ipallage: si attribuisce ad una parola un aggettivo che in realtà si riferisce;
Allitterazione: gli stessi suoni vocalici o consonantici sono ripetuti all’inizio o all’interno di parole vicine;
Antonomasia: si indica un personaggio noto o ci si riferisce ad una persona attraverso le sue caratteristiche o il nome di chi possiede/va sulle qualità;
Sineddoche: si intende o si restringe il significato di una parola;utilizza la parte al posto del tutto.
Esempio: “tetto” al posto di casa, palazzo.
Metonimia: avviene uno scambio di nome; si prende l’effetto al posto della causa … e
viceversa.
Esempio: “mia madre mi ha preparato un piatto” Ovviamente non intende il
piatto come l’oggetto, ma il cibo che si trova sopra.
[1] fuori dalle regole, stravaganti e fantasiosi
[2] Don Chisciotte della Mancia: nobile squattrinato e pazzoide che vive in un vecchio sistema di valori ch’è crollato, ma non si rassegna (è un nostalgico) e si mette in cerca di avventure cercando di ritornare al mondo feudale, combattendo contro nemici della sua immaginazione.
Il testo comprende diverse tecniche narrative ed è caratterizzato dall'assenza di un filo logico e dal tono popolaresco. Si aggancia alla tradizione orale “Picaresca”, dell’avventura per il gusto dell’avventura.
Quando viene pubblicato la Spagna si rafforza.
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giovedì 27 febbraio 2014
tipologie testuali e grammatica (iacopo,ilaria,irene,massimo,davide,gianluca,ksenya)
LA COMUNICAZIONE
COMUNICARE =
mettere in comune le informazioni, idee, emozioni ecc. La comunicazione si
trova alla base del testo.
Elementi
fondamentali dell’atto comunicativo:
̵
EMITTENTE = chi emette il messaggio;
̵
MESSAGGIO = ciò che viene comunicato;
̵
CODICE = il sistema di segni usato per esprimere il messaggio;
̵
CANALE = il mezzo attraverso il quale viene
trasmesso il messaggio;
̵
REFERENTE = ciò di cui parla il messaggio;
̵
DESTINATARIO = chi riceve il messaggio.
Per comunicare sono utilizzati
due tipi di linguaggi:
̵
VERBALE = scritto e orale, impiega un linguaggio
composto da parole e consente di ottenere un numero potenzialmente
infinito di messaggi ;
̵
NON VERBALE = tocca i 5 sensi, impiega un linguaggio
composto da simboli o gesti e consente di ottenere una comunicazione
immediata, ma generalmente trasmette messaggio non complesso.
Con
il linguaggio verbale è creato:
TESTO VERBALE = un testo fatto di
parole che si suddivide in:
TESTO
NON LETTERARIO
(è utilizzato per scopi legati alla vita pratica e professionale) si divide in:
Informativo
o espositivo =
informa o spiega fornendo delle notizie su un argomento in modo chiaro e
oggettivo. Il classico testo espositivo ha determinate regole, tra cui il
tema (modalità espositiva molto settoriale) che può essere:
̵
Ricerca
o approfondimento = dà ulteriori informazioni oltre a quello che si sa già;
̵
Relazione
= informa sullo stato di un lavoro (a metà o fine attiva);
̵
Conoscenza
argomento;
̵
Descrittivo = descrive le caratteristiche di
qualcuno, qualcosa. Può essere di due tipi:
̵
Denotativo
= è un testo in cui si descrive oggettivamente le cose senza una
opinione personale, un testo tipico di un vocabolario/enciclopedia;
̵
Connotativo
= è un testo in cui si descrive soggettivamente le cose (esprimendo giudizi,
opinioni).
̵
Regolativo o prescrittivo = prescrive norme o
dà istruzioni;
̵
Narrativo = racconta esperienze di vita,
avvenimenti o fatti di cronaca;
̵
Argomentativo = sostiene
un’opinione attraverso un ragionamento convincente.
TESTO
LETTERARIO (serve
per raccontare storie emozioni, idee, etc.) si divide in:
̵
Narrativo = racconta in prosa una storia (es.:
romanzo, novella/racconto, favola, fiaba);
̵
Poetico = racconta in versi storie di eroi
(epica). Esprime in versi pensieri ed emozioni (lirica). Trasmette in versi
insegnamenti (poesia didascalica).
̵
Teatrale = rappresenta una storia attraverso
personaggi, gesti, scene, musica, (teatro di prosa, teatro
musicale).
K.L.
FABULA:deriva dal latino e
significa storia, narrazione. È l’insieme delle vicende e della storia disposte
secondo un preciso ordine cronologico (prima e dopo) e logico (causa ed
effetto).
INTRECCIO:è l’ordine con cui
l’autore o il narratore presenta i fatti.
TEMPO DELLA STORIA:è il tempo impiegato
per lo svolgimento dei fatti nella realtà.
TEMPO DEL RACCONTO:è il tempo in cui si
colloca l’autore rispetto alla
sua storia e quanto il lettore impiega per leggerla. Per modificarne la
durata si ricorre ad alcune tecniche quali:
-riassunto (o sommario) ed elissi per accelerare;
-scena per mantenere costante;
-pausa per rallentare.
SEQUENZE:sono le parti in cui
è possibile scomporre un testo e cambiano con il modificarsi del tempo, del
luogo, dell’argomento o con l’ingresso di un nuovo personaggio.
Possono essere dinamiche (fanno
procedere l’azione) o statiche (non fanno procedere l’azione).
Si suddividono in:
-narrative, narrano le
vicende e le azioni dei personaggi, contengono verbi d’azione e sono
dinamiche;
-descrittive, contengono
descrizioni che possono essere connotative (con l’aggiunta di giudizi e
opinioni personali) o denotative (senza intromissioni di tipo soggettivo), sono
statiche.
-dialogiche:sono le
sequenze in cui i personaggi dialogano, possono essere sia statiche (quando
contengono riflessioni) che dinamiche;
-riflessive, contengono i
pensieri e le riflessioni dei personaggi, vengono spesso utilizzati verbi come
“pensare, credere”, sono statiche;
-espositive,contengono
informazioni, spesso sottoforma di elenco, riguardo i personaggi e la vicenda,
sono utili per comprendere meglio ciò che viene narrato.
IL RITMO NARRATIVO: dipende dai fatti,
il narratore sceglie il ritmo da conferire alla storia, serve dare
tensione in alcuni momenti della narrazione, può accelerare i fatti.
CONTENUTO: ciò di cui parla il
testo, svolgersi dei fatti.
AUTORE: è colui che ha
ideato e scritto la storia
NARRATORE: è colui che
racconta la storia. Può essere:
· interno,
quando fa parte della storia e narra gli eventi in prima o in terza persona. È:
-il protagonista (io narrante)
-un altro personaggio (narratore
testimone)
· esterno,
quando non fa parte della storia e narra gli eventi in terza persona. È:
-personale o palese se interviene nella
narrazione con giudizi, commenti, considerazioni, opinioni, puntualizzazioni
ecc.
-impersonale o nascosto se si limita a
registrare i fatti astenendosi da qualunque intervento.
FOCALIZZAZIONE
O PUNTO DI VISTA:
sono i diversi gradi di conoscenza che il narratore può avere e i diversi punti
di vista che può assumere. Ci sono tre gradi di focalizzazione:
-focalizzazione
zero (o narratore onnisciente), quando il narratore sa tutto, conosce ogni
particolare riguardante i personaggi e la storia
-focalizzazione
interna, quando il narratore è interno e racconta la storia adottando il
punto di vista di uno dei personaggi
-focalizzazione
esterna, quando il narratore è esterno alla vicenda e si limita a narrare
ciò che vede, senza aggiungere pensieri o riflessioni dei personaggi.
IL.B.
I PERSONAGGI
I
PERSONAGGI possono
avere diverse caratteristiche, secondo chi è il personaggio e di solito
rappresentano l’animo umano. Di solito i personaggi sono semplici e possono
essere classificati secondo le caratteristiche e dei ruoli che assumono nelle
narrazioni in:
̵
Semplici o monolitici = personaggi ordinari che non
hanno molte caratteristiche, non sono solitamente i protagonisti bensì i
deuteragonisti (coprotagonisti) della fabula e oppositori (comprimari), sono ad
esempio i personaggi dalle favole;
̵
Complessi o eroici = sono personaggi straordinari, con
molte caratteristiche che sono inverosimili e fuori dal comune, di solito
sono i personaggi pluridimensionali;
̵
Statico (tipo) = non cambia mai le sue qualità o il
modo di pensare, mantiene una personalità costante durante tutto il racconto;
(es. : personaggi fiabeschi);
̵
Dinamico(personaggio o individuo) = se subisce
mutamenti e trasformazioni nel corso della storia, cambia le sue abitudini, il
modo di pensare (es.: personaggi dei romanzi/racconti di avventura); compie un
percorso che lo porta ad affrontare scelte nel bene o nel male;
̵
Unidimensionali: detti anche monolitici esemplificano
un solo aspetto dell’animo umano. Di solito sono personaggi di contorno nella
fabula ma anche di rilievo per le azioni che fanno, hanno poche caratteristiche
(es.: fiabe, favole, letteratura d’intrattenimento);
̵
Bidimensionali: sono ben caratterizzati ma tendono ad
agire nello stesso modo (es.: investigatore privato – Sherlock Holmes);
̵
Pluridimensionali = sono più vicini alla complessità
dell’animo umano. Possono essere statici o dinamici complessi e imprevedibili,
assumono varie sfaccettature nel corso della narrazione.
Inoltre in una storia
si può identificare il SISTEMA DEI PERSONAGGI che li suddivide in:
̵
Principali =
(il protagonista) sono gli “attori” più importanti di una storia;
̵
Deuteragonisti;
̵
Comprimari;
̵
Secondari = hanno un’importanza
minore dei principali;
̵
Antagonista = principale
nemico del protagonista;
̵
Aiutanti = personaggi che
stanno dalla parte dell’eroe;
̵
Avversari o oppositori =
personaggi che stanno dalla parte dell’antagonista;
̵
Comparse = personaggi
che hanno un ruolo marginale nella storia;
̵
Personaggi di contorno;
̵
L’oggetto del desiderio = l’oggetto
per il quale combatte il protagonista ed è ostacolato dall’antagonista.
K.L.
IL TESTO DESCRITTIVO
Può essere denotativo o connotativo.
Denotativo: dove l’oggetto, la
persona è descritta in maniera oggettiva, cioè senza aggiunta di parole e/o
aggettivi e descrizioni personali.
Connotativo: si descrive in modo
soggettivo, cioè con l’aggiunta di opinioni e giudizi personali.
IL TESTO
ESPOSITIVO
Esporre significa dire tutto ciò che si sa riguardo un
argomento nel modo più oggettivo possibile.
Alcuni tipi di testi espositivi sono: la ricerca, la relazione
o comunque un testo riguardante ciò che si conosce di quell'argomento.
Vengono forniti DATI, quali informazioni, riferimenti
temporali e spaziali, notizie, oppure si raccontano fatti/eventi con dei
protagonisti.
DOVE? QUANDO? CHI? CHE COSA? PERCHE? Il testo espositivo può essere ORALE o SCRITTO. Quest'ultimo risponde a determinate regole:
DOVE? QUANDO? CHI? CHE COSA? PERCHE? Il testo espositivo può essere ORALE o SCRITTO. Quest'ultimo risponde a determinate regole:
- TITOLO scelto da noi in base all'argomento o fornito da altre persone;
- INTRODUZIONE scritta o orale, dove si presenta l'argomento/ il tema;
- CORPO CENTRALE dove l'argomento viene sviluppato in un determinato ORDINE;
- CITAZIONE DELLE FONTI può essere DIRETTA o INDIRETTA;
- Citazione del PARERE/OPINIONE di personaggi autorevoli, colti;
- SUDDIVIDERE il testo in PARAGRAFI, per una migliore comprensione.
STESURA DI UNA RICERCA
1.
Introduzione;
2.
Storia;
3.
Tappe della vicenda e personaggi;
4.
Risultati (quali, quanti, quando);
5.
Pro e contro;
6.
Conclusione
Fare un APPROFONDIMENTO significa
cercare ulteriori informazioni su un dato argomento, consultando enciclopedie,
testi monografici e/o testi e siti filosofici.
I.F.
PRONOME
Particella:
Enclitica,
si attacca al verbo; es. comunicami
Proclitica,
precede il verbo; es. mi comunichi
Pronomi
personali
-Forma
forte o tonica(hanno l’accento proprio).
-Forma
debole o atona(non hanno l’accento proprio).
I
pronomi personali possono essere soggetto o complemento. Quando sono usati come complemento possono presentarsi in
forma tonica (o forte) o atona (debole).
Forma tonica
Forma atona
me
mi
te
ti
lui / lei / se
lo / gli / la / le / ne / si
noi
ci
voi
vi
loro / essi / esse
li / le /
ne / si
Pronomi
dimostrativi: questo(vicino), quello(lontano), codesto(lontano da chi parla,
vicino a chi riceve); costui, costei, costoro, valore spregiativo; colui,
colei, coloro, persone, in coppia con pronomi relativi; ciò,si utilizza col
che, indica questa cosa/cose. Stesso e medesimo:"stesso" e
"medesimo" non sono la stessa cosa.
stesso = quantità , qualità o
grandezza, la stessa identica persona;
medesimo = aspetto , carattere,
identità, si usa per dire "proprio lui;
Es.: la dirigente scolastica medesima
me l'ha riferito.
medesimamente = allo stesso
identico modo.
Latino
met
ipse
forma rafforzante
grado superlativo
identità
Pronomi
indefiniti: alcuno/a/i/e: si utilizza in una frase introdotta dalla negazione,
viene sostituito da nessuno; altro: si riferisce a persone e cose; altro: senza
articolo indica un’altra cosa/situazione; tra l’altro: tra tutte le altre cose;
altri(forma invariabile): indica altre persone, qualcun altro; gli altri:
numero imprecisato di persone; uno/a: una singolare persona in modo generico;
qualcuno/a: una sola persona; qualcosa: invariabile, alcune cose, una cosa.
Pronome
relativo: mette in relazione , completa il senso della frase e svolge
all'interno del periodo la medesima funzione che all'interno della frase viene
svolta dall'aggettivo.
Che : invariabile ,
usato solo come soggetto o complemento oggetto
Cui : invariabile ,
usato solo come complemento indiretto preceduto da una proposizione
semplice.
Che: può essere sostituito da forme
come "del quale" , "alla quale" , "della quale",
ecc.
Il pronome relativo preceduto
dall'articolo determinativo ( o proposizione articolata ) e seguito da un nome
assume valore di complemento di specificazione con il significato "del
quale" , "della quale" , ecc.
Il quale : variabile nel
genere e nel numero, concorda con il pronome cui si riferisce.
Proposizione
relativa(= proposizione aggettiva): elemento che all’interno del periodo svolge
la medesima funzione del periodo, attribuisce in maniera più articolata facendo
agire verbi, definisce la qualità con un verbo. Si utilizza il pronome relativo
per mettere in relazione le parti del discorso.
IA.B.
VERBI
Nella frase indica "cosa
fa" (agisce in prima persona) , "cosa subisce" ,
"cos'è" , "com'è" il soggetto.
E' la parte più variabile del
discorso : attraverso la variazione della desinenza è in grado di comunicare
una serie di informazioni relative all'azione o alla situazione indicate dalla
radice. Il verbo è una parte fondamentale della frase.
È composto da una radice, cioè la
parte invariabile che contiene il significato del verbo; e da una desinenza, la
parte che varia:
-nella persona, 1^, 2^ o 3^;
-nel numero, singolare o plurale;
-nel tempo, presente, passato o
futuro;
-nel modo, certo, incerto,
possibile;
- nell’aspetto, momentaneo o
durativo;
-nella direzione, attivo o
passivo.
L’aspetto rappresenta una parte
importante, perché indica la maniera in cui l’azione si svolge, quando
coniughiamo un verbo non ne determiniamo solo il modo, ma anche la durata dell’azione,
che può concludersi in uno spazio o durare nel tempo.
Quando un verbo non contiene già
in sé questa distinzione si usa il tempo imperfetto per determinare l’aspetto
durativo, il passato remoto per indicare quello momentaneo (o puntuale).
I VERBI IRREGOLARI
REGOLA: i verbi sono irregolari
nella 1^ persona singolare, nella 3^ persona singolare e nella 3^ persona
plurale, cioè mutano la consonante tipica della radice.
M.S.
IL MODO
INDICATIVO
E' il modo della certezza, dell'obiettività.
PRESENTE è utilizzato per esprimere:
-collocamento in un preciso luogo e momento;
-presente di consuetudine: esprime un fatto che si ripete regolarmente;
-presente atemporale: utilizzato nei testi di scienze, matematica, fisica, proverbi, testi di legge...;
-presente in luogo del futuro: indica un'azione che sicuramente accadrà:
-presente storico: utilizzato per narrare fatti storici, nei titoli di giornale (es. Ruba l'auto e finisce contro il gardrail) per conferire immediatezza.
IMPERFETTO (in latino "preteritum infectum/imperfectum-> ciò che è passato ma nel suo divenire) esprime un aspetto durativo:
-azione abituale/continuata del passato;
-articoli di giornale per dare immediatezza, rapidità ai fatti accaduti in passato;
-imperfetto narrativo: utilizzato nei temi e nelle narrazioni.
PASSATO PROSSIMO esprime:
-azioni, fatti accaduti in un passato molto vicino (al max ieri);
-fatti avvenuti in un tempo lontano ma che ha effetti sul presente;
-in letteratura indica una consuetudine (es. "Mi sono coricato presto per anni".)
-imperfetto durativo: indica uno stato d'animo (es. "Io era, quell'inverno, in preda a quegli astratti furori".).
PASSATO REMOTO è utilizzato per lo più nei testi narrativi, ad esempio nei "Promessi Sposi". E' il tempo che presenta maggiori sfumature, gradazioni.
TRAPASSATO REMOTO esprime un rapporto di anteriorità rispetto ad un passato remoto. Azioni/fatti che nel tempo sono accaduti prima di altri eventi lontani espressi con il passato remoto.
E' il modo della certezza, dell'obiettività.
PRESENTE è utilizzato per esprimere:
-collocamento in un preciso luogo e momento;
-presente di consuetudine: esprime un fatto che si ripete regolarmente;
-presente atemporale: utilizzato nei testi di scienze, matematica, fisica, proverbi, testi di legge...;
-presente in luogo del futuro: indica un'azione che sicuramente accadrà:
-presente storico: utilizzato per narrare fatti storici, nei titoli di giornale (es. Ruba l'auto e finisce contro il gardrail) per conferire immediatezza.
IMPERFETTO (in latino "preteritum infectum/imperfectum-> ciò che è passato ma nel suo divenire) esprime un aspetto durativo:
-azione abituale/continuata del passato;
-articoli di giornale per dare immediatezza, rapidità ai fatti accaduti in passato;
-imperfetto narrativo: utilizzato nei temi e nelle narrazioni.
PASSATO PROSSIMO esprime:
-azioni, fatti accaduti in un passato molto vicino (al max ieri);
-fatti avvenuti in un tempo lontano ma che ha effetti sul presente;
-in letteratura indica una consuetudine (es. "Mi sono coricato presto per anni".)
-imperfetto durativo: indica uno stato d'animo (es. "Io era, quell'inverno, in preda a quegli astratti furori".).
PASSATO REMOTO è utilizzato per lo più nei testi narrativi, ad esempio nei "Promessi Sposi". E' il tempo che presenta maggiori sfumature, gradazioni.
TRAPASSATO REMOTO esprime un rapporto di anteriorità rispetto ad un passato remoto. Azioni/fatti che nel tempo sono accaduti prima di altri eventi lontani espressi con il passato remoto.
FUTURO SEMPLICE
Indica un fatto che
nel momento in cui si parla deve ancora avvenire o giungere a compimento. Si
può anche usare:
- per esprimere un
ordine relativo al futuro (imperativo futuro);
-
con valore
esclamativo dubitativo- esclamativo:
-
per esprimere
approssimazione;
-
per esprimere una concessione:
FUTURO ANTERIORE lo troviamo sempre in una proposizione secondaria che è collegata ad una principale. Assume una funzione di anteriorità espressa dal futuro semplice nelle proposizione subordinata.
D.G.
CONGIUNTIVO
Si usa quando si è nella dimensione del dubbio, non si è sicuri che un fatto accadrà, nel mondo della soggettività. È un modo usato nelle proposizione secondaria, per esprimere una proposizione finale.
È un modo che congiunge una preposizione secondaria alla sua sovra ordinata (reggente). Nelle proposizioni indipendenti esprime soggettività, un dubbio, un desiderio,un’esortazione,un augurio,un invito,un comando ecc.
Presente:
· esprime auguri nelle indipendenti ( congiuntivo ottativo);
· esprime contemporaneità nelle dipendenti.
Imperfetto:
· esprime un desiderio, un augurio, o un’illusione nelle principali;
· esprime anteriorità rispetto a un tempo presente o contemporaneità rispetto a un tempo passato nella dipendente.
Passato:
· è utilizzato nelle preposizioni interrogative o esclamative, indicando un dubbio o una possibilità nelle principali;
· esprime anteriorità rispetto a un presente o a un futuro nelle indipendenti.
Trapassato: si usa solo nelle principali con funzione di irrealtà.
CONDIZIONALE
Il modo condizionale sta nella proposizione reggente, non esprime una certezza, ma indica un’opinione. Si usa nella proposizione dubitativo – interrogativa e nella proposizione reggente del periodo ipotetico (apodosi = ciò che deriva, discende) di quanto viene anticipato nella protasi – sempre espressa al congiuntivo e introdotta da SE ipotetico.
Si usa quando si è nella dimensione del dubbio, non si è sicuri che un fatto accadrà, nel mondo della soggettività. È un modo usato nelle proposizione secondaria, per esprimere una proposizione finale.
È un modo che congiunge una preposizione secondaria alla sua sovra ordinata (reggente). Nelle proposizioni indipendenti esprime soggettività, un dubbio, un desiderio,un’esortazione,un augurio,un invito,un comando ecc.
Presente:
· esprime auguri nelle indipendenti ( congiuntivo ottativo);
· esprime contemporaneità nelle dipendenti.
Imperfetto:
· esprime un desiderio, un augurio, o un’illusione nelle principali;
· esprime anteriorità rispetto a un tempo presente o contemporaneità rispetto a un tempo passato nella dipendente.
Passato:
· è utilizzato nelle preposizioni interrogative o esclamative, indicando un dubbio o una possibilità nelle principali;
· esprime anteriorità rispetto a un presente o a un futuro nelle indipendenti.
Trapassato: si usa solo nelle principali con funzione di irrealtà.
CONDIZIONALE
Il modo condizionale sta nella proposizione reggente, non esprime una certezza, ma indica un’opinione. Si usa nella proposizione dubitativo – interrogativa e nella proposizione reggente del periodo ipotetico (apodosi = ciò che deriva, discende) di quanto viene anticipato nella protasi – sempre espressa al congiuntivo e introdotta da SE ipotetico.
G.L.
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