Translate

venerdì 21 febbraio 2014


APPUNTI LORENZO ZANET

L’ANALISI DEL TESTO


 La comunicazione si trova alla base del testo. Comunicare significa mettere in comune idee, opinioni, scambiare informazioni: esprimere un messaggio. Gli elementi che permettono la comunicazione sono:

·        l’emittente: colui il quale trasmette il messaggio;

·        Il destinatario: colui il quale riceve il messaggio;

·        Il messaggio: ciò che viene comunicato;

·        Il codice: il sistema di segni usati per esprimere il messaggio;

·        Il referente: l’argomento del messaggio;

·        Il canale: il mezzo attraverso cui il messaggio viene trasmesso.

I linguaggi possono essere verbali se impiegano un linguaggio composto da parole o non verbali se impiegano un linguaggio composto da simboli o gesti.
I testi possono essere letterari se raccontano storie, idee, sentimenti (narrativi, poetici, teatrali) o non letterari si ispirano alla vita pratica (descrittivi, informativi, argomentativi…)

Le sequenze narrative
Un testo può essere suddiviso in sequenze narrative che si susseguono cambiando con il modificarsi del tempo, del luogo, dell’ argomento di un testo o con l’ingresso di un nuovo personaggio. Le sequenze narrative possono essere:

·        Sequenze descrittive se contengono una descrizione che può essere connotative (con termini di tipo personale)  o denotative (dove si riportano solo le informazioni oggettive). Questo genere di sequenze rallentano il tempo narrativo perciò sono definite anche statiche;

·        Sequenze narrative: fanno procedere l’azione e quindi vengono dette anche dinamiche;

·        Sequenze dialogiche se sono caratterizzate dal discorso diretto tra due o più personaggi. Possono essere dinamiche o statiche, quando contengono delle riflessioni.

·        Sequenze riflessive se sono caratterizzate da una riflessione. Sono statiche perché rallentano il tempo narrativo;

·        Sequenze espositive se contengono un esposizione di informazioni utili al comprendi mento delle vicende.                       

Solitamente le sequenze narrative sono miste e possono essere raggruppate in una macrosequenza.

Il narratore
Colui che narra la storia è il narratore che può essere interno o esterno. È interno quando è parte della storia, esterno quando non fa parte della storia. Il narratore può avere diversi gradi di conoscenza (o focalizzazione) della storia: è onnisciente (o a focalizzazione zero) quando conosce ogni particolare relativo ai personaggi e alla storia; ha una focalizzazione interna quando racconta la storia guardandola dal punto di vista di uno dei personaggi; ha, invece, una focalizzazione esterna quando si limita a riportare i fatti che vede dall’esterno.
I personaggi
In una storia partecipano diversi tipi di personaggi: protagonisti, antagonisti, aiutanti, oppositori. . . i personaggi possono essere divisi in personaggi unidimensionali se hanno poche caratteristiche, bidimensionali se sono ben definiti ma svolgono sempre le stesse azioni o pluridimensionali se sono ben definiti e se sono imprevedibili nelle loro azioni.  Possono essere divisi anche in personaggi semplici, o monolitici, se non hanno molte caratteristiche e rispecchiano un solo aspetto dell’animo umano: sono ad esempio i personaggi delle favole; oppure possono essere personaggi complessi, o eroi, quando hanno, invece, molte caratteristiche e sono pluridimensionali. I personaggi si dicono “tipi” quando non cambiano mai le loro qualità o il loro modo di pensare, si dicono “personaggi” o INDIVIDUI quando compiono un percorso che li porta ad affrontare scelte nel bene o nel male.

Il tempo
Il tempo impiegato dal lettore per leggere i fatti narrati si chiama tempo della storia, mentre il la durata degli eventi di un testo si chiama tempo della storia.

Fabula e intreccio

La fabula è l’ordine cronologico degli evento in una narrazione mentre l’intreccio e l’ordine con cui l’autore presenta i fatti.



Figure retoriche:


·        Similitudine: paragone tra cose, immagine, persone, introdotte da “come”, ”simile a”, ”a guisa di”;


·        Anastrofe: si muta l’ordine consueto delle parole, ponendo prima una parola   che andrebbe dopo;


·        Iperbato: distanziare parole logicamente legate tra loro ponendone in mezzo altre;


·        Enjambement: la frase risulta spezzata in due versi;


·        “Hysteron proteron”: porre prima ciò che logicamente e cronologicamente viene dopo;


·        Anafora: una o più parole vengono ripetute all’ inizio di più frasi successive;


·        Ipallage: si attribuisce ad una parola un aggettivo che in realtà si riferisce;


·        Allitterazione: gli stessi suoni vocalici o consonantici sono ripetuti all’inizio o all’interno di parole vicine;


·        Antonomasia: si indica un personaggio noto o ci si riferisce ad una persona attraverso le sue caratteristiche o il nome di chi possiede/va sulle qualità;


·        Sineddoche: si intende o si restringe il significato di una parola;


·        Metonimia: avviene uno scambio di nome.


                                        I GENERI LETTERARI

La fiaba
La fiaba è un genere letterario antichissimo la cui nascita risale alla notte dei tempi. Racconta i sogni, i desideri, le aspirazioni delle classi sociali più povere. Veniva trasmessa oralmente e solo tra il II e il III secolo d.C. vennero trascritte le prime fiabe dapprima in India e poi in Grecia e in Italia. In Grecia si diffuse la Fabula Milesia, che segnò l’inizio della narratologia; mentre in Italia si diffuse la Bella Fav bella (un racconto di amore e di psiche contenente tutti gli elementi della fiaba.) RIVEDERE Alla base della fiaba c’è l’epica ovvero quel genere letterario che esprime le origini di un popolo nel quale esso si può riconoscere.                                                             Solo nel ‘800, durante il romanticismo, vengono trascritte le più importanti fiabe perché, in questo periodo, si riscoprono le origini dei popoli e il loro folclore.                                                      

Un’importante opera di raccolta e di studio di fiabe fu effettuata dallo studioso russo Vladimir J. Propp che studiando le più famose fiabe russe, riuscì a individuarne uno schema di personaggi e di situazioni che si ripetevano in tutte le fiabe. Secondo Propp l’inizio di una fiaba è dato da una situazione iniziale alla quale si pone un fatto che rompe il corso normale dei fatti, la rottura dell’equilibrio, quindi si sviluppano i fatti nello svolgimento e terminano con una conclusione solitamente a lieto fine. Propp individuò anche un ruolo per ciascun personaggio:

·        L’eroe/eroina: il protagonista della fiaba che deve affrontare delle prove ;

·        L’antagonista: colui che ostacola l’eroe/eroina;

·        Il falso eroe/eroina: colui/colei che prende con l’inganno le sembianze del protagonista;

·        Il mentore: colui che da consigli all’eroe/eroina;

·        Il mandante: colui che incita il protagonista a compiere determinate azioni;

·        L’aiutante: colui che sta a fianco del protagonista per aiutarlo;

·        Il sovrano: il re;

·        Il principe/la principessa: la ricompensa finale per il protagonista.

Inoltre individua delle funzioni ricorrenti come l’allontanamento all’inizio della fiaba o le nozze al termine.

Oltre agli elementi individuati da Propp si possono trovare elementi tipici che potevano essere d’aiuto nella memorizzazione della fiaba per essere trasmessa. Nelle fiabe ci sono: elementi fantastici, tipi realistici o fantastici, situazioni ricorrenti, formule fisse, luoghi sinistri o incantati, tempi indeterminati e linguaggi semplici. 

L’avventura
L’avventura è un genere letterario inizialmente trasmesso oralmente e solo nei primi secoli avanti Cristo venne trascritto per la prima volta su carta. Il più importante che noi ricordiamo è il poema epico dell’ Odissea trascritto da Omero nel VII sec a.C.  seguì, in età classica, la Fabula Milesia (l’attuale genere romanzo, in prosa) e il Satyricon di Petronio (II sec d.C.). Anche nel Medioevo vennero scritte opere d’avventura cavalleresche (intorno al 1600) come L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto RIVEDERE o il Don Chisciotte di Cervantes appartenente alla letteratura Picaresca (Spagnola). Dal 1800 vengono composti in Europa romanzi d’avventura stimolati dalle scoperte di nuove terre e dai viaggi affrontati da uomini in cerca di fortuna.

Il genere letterario dell’avventura si sviluppa solitamente lungo l’asse narrativo del viaggio. Il ritmo narrativo dipende dallo svilupparsi dei fatti e definisce le tipologie di sequenze narrative determinate dalla loro velocità. Si può individuare un periodo di massima tensione denominato “spannung” ovvero un periodo di massima tensione dove il tempo del racconto coincide con il tempo della storia, mentre il ritmo narrativo diventa più veloce per rispondere alle esigenze del racconto.

Nell’avventura si possono individuare i seguenti elementi:

·        un eroe protagonista;

·        un antagonista;

·        molti personaggi;

·        pericoli di ogni tipo;

·        tesori nascosti che il protagonista cercherà di trovare;

·        luoghi tipicamente esotici ricchi di pericoli e insidie.    

 Il giallo
Il giallo è un genere letterario nato tra la seconda metà dell’ ‘800 e l’inizio del ‘900. Si tratta di un genere letterario tipicamente poliziesco in cui si riconoscono un delitto, un detective (colui che viene a capo della situazione) e una dettagliata descrizione dei luoghi e dei fatti.        Il primo detective è Sherlock Holmes, partorito dalla mente dell’inglese Arthur Conan Doyle negli anni 30 del ‘900.
In questo periodo l’intellettuale è in crisi e capisce che l’unico modo per tornare al centro dell’attenzione è approcciarsi alle scienze alle scienze e alla tecnologia producendo il primo documento umano, esaltando un gusto di narrazione realistica e determinando scelte nei generi letterari.
Attualmente il detective non lavora più da solo ma lavora accompagnato da una squadra composta principalmente da membri della polizia.              

Il racconto realistico
Tutto ciò che ci circonda fa parte della realtà. La letteratura si dice realistica quando gli scrittori rappresentano il mondo con cui loro si confrontano ogni giorno: ci presentano immagini, pensieri, modi di dire tipici della società.
Il protagonista del racconto realistico è solitamente un personaggio, mentre gli altri personaggi sono dei tipi, attraverso essi vengono messi in risalto alcuni aspetti tipici della società. Entrambi sono verisimili, hanno le caratteristiche dell’epoca in cui l’autore vive e si scontrano con le difficoltà tipiche del ceto medio.
La narrazione solitamente è in ... esterna, affidata a un narratore onnisciente che qualche volta si fa spazio nel racconto per esprimere un giudizio o per commentarle vicende. Spesso il narratore narra in terza persona ed è oggettivo, impersonale. Con il Neorealismo può essere sia in terza persona che in prima persona: il narratore ci da’ una visione dei fatti parziale, orientata dal punto di vista dell’io narrante ( egli può giudicare i fatti anche se non sempre coincide con l’autore).
Questo genere letterario appare per la prima volta nell’ ‘800 accompagnato dal movimento artistico chiamato Realismo.  In questo periodo in Italia si afferma il Verismo: un movimento artistico in risposta al Naturalismo francese, rivedere quindi negli anni ’40 del ‘900 si diffonde il Neorealismo soprattutto in letteratura e nei cinema.

Il mito
Il mito è il genere letterario alla base di tutto . Narra storie sacre, teorie a fenomeni ai quali l’uomo non sa dare delle spiegazioni ai quali si sente impotente. L’uomo aveva bisogno di darsi risposte e le trovava in questo tipo di genere letterario.
Possiamo individuare diversi tipi di mite:

·        i miti del diluvio;

·        i miti cosmogonici che spiegano la nascita dell’universo;

·        i miti teogonici che spiegano la nascita degli dei;

·        i miti antropogonici che spiegano la nascita dell’uomo;

·        i miti eziologici che spiegano la nascita dei lavori e delle attività (Virgilio parla di questo argomento sostenendo che gli dei hanno creato i lavori perché l’uomo utilizzasse l’ingegno in ogni giorno della sua vita).

I poemi epici
I poemi epici (dal verbo greco “poiema” fare,produrre) narrano, invece, le imprese di eroi: degli esseri nati tra il connubio tra divinità e esseri umani (come Achille, Enea o Gilgamesh). Gli eroe è detto “Kalós kái agazós”: bello e buono perché rispetta la volontà divina.
Il testo inizia con un proemio composto da un’invocazione alla musa protettrice affinché aiuti il poeta, quindi l’autore presenta i fatti più importanti che hanno messo in moto le vicende nella protasi.
Essendo un testo nell’antichità trasmesso oralmente, è stato necessario introdurre delle formule fisse per memorizzare meglio le vicende e i personaggi.

                                           GRAMMATICA
I verbi sono composti da tre parti: la radice invariabile, la vocale tematica che indica la coniugazione del verbo e una desinenza. Se rispettano la coniugazione dettata dalla vocale tematica sono regolari, altrimenti sono irregolari ( solitamente cambiano la I e la III persona singolare e la III plurale.
L’aspetto dell’azione è il modo con cui si svolge l’azione: può essere durativa se si prolunga nel tempo o puntuale se si consuma velocemente.
Il modo indica come chi si esprime presenta i fatti o l’evento a cui si riferisce.

Il modo indicativo

Presente:

·        presente di consuetudine: esprime azioni che si svolgono abitualmente;

·        presente atemporale: si usa per esprimere definizioni scientifiche o leggi;

·        presente con funzione di futuro;

·        presente storico.

Imperfetto: è il tempo della narrazione.

Passato prossimo: si usa per esprimere fatti accaduti in un passato estremamente recente o per fatti passati i cui effetti si prolungano nel tempo.
Passato remoto: indica un’azione avvenuta nel passato ma che non ha più effetti nel presente.


Trapassato remoto: indica un rapporto di anteriorità rispetto ad un passato remoto o un’azione accaduta prima di un altro evento espresso con il passato remoto (utilizzato nelle preposizioni dipendenti). È però un tempo poco utilizzato.

Trapassato prossimo: è un tempo che si trova sempre in una preposizione dipendente, che ha bisogno di essere sostenuto da un’altra frase, indica un’azione accaduta prima di un’altra.


Futuro semplice: indica azione che sicuramente accadrà in futuro, può essere anche usato:

·         per un comando rivolto al futuro;

·         per esprimere stupore o un dubbio (valore dubitativo);

·         con valore concessivo.


Futuro anteriore: è un tempo che non si usa mai nella principale ma nelle proposizioni dipendenti, in cui esprime anteriorità rispetto al futuro semplice della principale.


Congiuntivo
Congiunge la preposizione principale con la preposizione indipendente.

Presente:

·        esprime auguri nelle indipendenti ( congiuntivo ottativo);

·        esprime contemporaneità nelle dipendenti.

Imperfetto:

·        esprime un desiderio, un augurio, o un’illusione nelle principali;

·        esprime anteriorità rispetto a un tempo presente o contemporaneità rispetto a un tempo passato nella dipendente.

Passato:

·        è utilizzato nelle preposizioni interrogative o esclamative, indicando un dubbio o una possibilità nelle principali;

·        esprime anteriorità rispetto a un presente o a un futuro nelle indipendenti.

Trapassato: si usa solo nelle principali con funzione di irrealtà.

Condizionale

È il modo utilizzato nella preposizione reggente impiegato nei periodi ipotetici, nelle preposizioni dubitative o per fare richieste cortesi.

Nessun commento:

Posta un commento