APPUNTI LORENZO ZANET
L’ANALISI DEL TESTO
·
l’emittente: colui il quale trasmette il
messaggio;
·
Il destinatario: colui il quale riceve il
messaggio;
·
Il messaggio: ciò che viene comunicato;
·
Il codice: il sistema di segni usati per esprimere
il messaggio;
·
Il referente: l’argomento del messaggio;
·
Il canale: il mezzo attraverso cui il messaggio
viene trasmesso.
I linguaggi possono essere verbali se impiegano un linguaggio
composto da parole o non verbali se impiegano un linguaggio composto da simboli
o gesti.
I testi possono essere letterari se raccontano storie, idee,
sentimenti (narrativi, poetici, teatrali) o non letterari si ispirano alla vita
pratica (descrittivi, informativi, argomentativi…)
Le sequenze
narrative
Un testo può essere suddiviso in sequenze narrative che si susseguono cambiando con il modificarsi
del tempo, del luogo, dell’ argomento di un testo o con l’ingresso di un nuovo
personaggio. Le sequenze narrative possono essere:
·
Sequenze descrittive se contengono una descrizione
che può essere connotative (con termini di tipo personale) o denotative (dove si riportano solo le
informazioni oggettive). Questo genere di sequenze rallentano il tempo narrativo
perciò sono definite anche statiche;
·
Sequenze narrative: fanno procedere l’azione e
quindi vengono dette anche dinamiche;
·
Sequenze dialogiche se sono caratterizzate dal
discorso diretto tra due o più personaggi. Possono essere dinamiche o statiche,
quando contengono delle riflessioni.
·
Sequenze riflessive se sono caratterizzate da una
riflessione. Sono statiche perché rallentano il tempo narrativo;
·
Sequenze espositive se contengono un esposizione
di informazioni utili al comprendi mento delle vicende.
Solitamente le sequenze narrative sono miste e possono essere
raggruppate in una macrosequenza.
Il narratore
Colui che narra la storia è il narratore che può essere interno o esterno. È interno quando è
parte della storia, esterno quando non fa parte della storia. Il narratore può
avere diversi gradi di conoscenza (o focalizzazione)
della storia: è onnisciente (o a focalizzazione zero) quando conosce ogni
particolare relativo ai personaggi e alla storia; ha una focalizzazione interna
quando racconta la storia guardandola dal punto di vista di uno dei personaggi;
ha, invece, una focalizzazione esterna quando si limita a riportare i fatti che
vede dall’esterno.I personaggi
In una storia partecipano diversi tipi di personaggi: protagonisti, antagonisti, aiutanti, oppositori. . . i personaggi possono essere divisi in personaggi unidimensionali se hanno poche caratteristiche, bidimensionali se sono ben definiti ma svolgono sempre le stesse azioni o pluridimensionali se sono ben definiti e se sono imprevedibili nelle loro azioni. Possono essere divisi anche in personaggi semplici, o monolitici, se non hanno molte caratteristiche e rispecchiano un solo aspetto dell’animo umano: sono ad esempio i personaggi delle favole; oppure possono essere personaggi complessi, o eroi, quando hanno, invece, molte caratteristiche e sono pluridimensionali. I personaggi si dicono “tipi” quando non cambiano mai le loro qualità o il loro modo di pensare, si dicono “personaggi” o INDIVIDUI quando compiono un percorso che li porta ad affrontare scelte nel bene o nel male.
Il tempo
Il tempo impiegato dal lettore per leggere i fatti narrati si chiama tempo della storia, mentre il la durata degli eventi di un testo si chiama tempo della storia.
Il tempo impiegato dal lettore per leggere i fatti narrati si chiama tempo della storia, mentre il la durata degli eventi di un testo si chiama tempo della storia.
Fabula e
intreccio
La fabula è l’ordine cronologico degli evento in una
narrazione mentre l’intreccio e l’ordine con cui l’autore presenta i fatti.
Figure
retoriche:
·
Similitudine: paragone tra cose, immagine, persone, introdotte da
“come”, ”simile a”, ”a guisa di”;
·
Anastrofe: si muta l’ordine consueto delle parole, ponendo
prima una parola che andrebbe dopo;
·
Iperbato: distanziare parole logicamente legate tra loro
ponendone in mezzo altre;
·
Enjambement: la frase risulta spezzata in due versi;
·
“Hysteron
proteron”: porre prima ciò che logicamente e
cronologicamente viene dopo;
·
Anafora: una o più parole vengono ripetute all’ inizio di più
frasi successive;
·
Ipallage: si attribuisce ad una parola un aggettivo che in
realtà si riferisce;
·
Allitterazione: gli stessi suoni vocalici o consonantici sono
ripetuti all’inizio o all’interno di parole vicine;
·
Antonomasia: si indica un personaggio noto o ci si riferisce ad
una persona attraverso le sue caratteristiche o il nome di chi possiede/va
sulle qualità;
·
Sineddoche: si intende o si restringe il significato di una
parola;
·
Metonimia: avviene uno scambio di nome.
La fiaba
La fiaba è un genere letterario antichissimo la cui nascita
risale alla notte dei tempi. Racconta i sogni, i desideri, le aspirazioni delle
classi sociali più povere. Veniva trasmessa
oralmente e solo tra il II e il III secolo d.C. vennero trascritte le prime
fiabe dapprima in India e poi in Grecia e in Italia. In Grecia si diffuse la Fabula
Milesia, che segnò l’inizio della narratologia;
Un’importante opera di raccolta e di studio di fiabe fu
effettuata dallo studioso russo Vladimir
J. Propp che studiando le più famose fiabe russe, riuscì a individuarne uno
schema di personaggi e di situazioni che si ripetevano in tutte le fiabe.
Secondo Propp l’inizio di una fiaba è dato da una situazione iniziale alla
quale si pone un fatto che rompe il corso normale dei fatti, la rottura
dell’equilibrio, quindi si sviluppano i fatti nello svolgimento e terminano con
una conclusione solitamente a lieto fine. Propp individuò anche un ruolo per
ciascun personaggio:
·
L’eroe/eroina: il protagonista della fiaba che
deve affrontare delle prove ;
·
L’antagonista: colui che ostacola l’eroe/eroina;
·
Il falso eroe/eroina: colui/colei che prende con
l’inganno le sembianze del protagonista;
·
Il mentore: colui che da consigli all’eroe/eroina;
·
Il mandante: colui che incita il protagonista a
compiere determinate azioni;
·
L’aiutante: colui che sta a fianco del
protagonista per aiutarlo;
·
Il sovrano: il re;
·
Il principe/la principessa: la ricompensa finale
per il protagonista.
Inoltre individua delle funzioni ricorrenti come
l’allontanamento all’inizio della fiaba o le nozze al termine.
Oltre agli elementi individuati da Propp si possono trovare
elementi tipici che potevano essere d’aiuto nella memorizzazione della fiaba
per essere trasmessa. Nelle fiabe ci sono: elementi fantastici, tipi realistici
o fantastici, situazioni ricorrenti, formule fisse, luoghi sinistri o
incantati, tempi indeterminati e linguaggi semplici.
L’avventura
L’avventura è un genere letterario inizialmente trasmesso oralmente e solo nei primi
secoli avanti Cristo venne trascritto per la prima volta su carta. Il più
importante che noi ricordiamo è il poema epico dell’ Odissea trascritto da
Omero nel VII sec a.C. seguì, in età
classica, la Fabula Milesia (l’attuale genere romanzo, in prosa) e il Satyricon di Petronio (II sec d.C.). Anche nel
Medioevo vennero scritte opere d’avventura cavalleresche (intorno al 1600) come
L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto RIVEDERE
o il Don Chisciotte di Cervantes
appartenente alla letteratura Picaresca (Spagnola). Dal 1800 vengono composti
in Europa romanzi d’avventura stimolati dalle scoperte di nuove terre e dai
viaggi affrontati da uomini in cerca di fortuna.
Il genere letterario dell’avventura si sviluppa solitamente
lungo l’asse narrativo del viaggio.
Il ritmo narrativo dipende dallo svilupparsi dei fatti e definisce le tipologie
di sequenze narrative determinate dalla loro velocità. Si può individuare un
periodo di massima tensione denominato “spannung”
ovvero un periodo di massima tensione dove il tempo del racconto coincide con
il tempo della storia, mentre il ritmo narrativo diventa più veloce per
rispondere alle esigenze del racconto.
Nell’avventura si possono individuare i seguenti elementi:
·
un eroe protagonista;
·
un antagonista;
·
molti personaggi;
·
pericoli di ogni tipo;
·
tesori nascosti che il protagonista cercherà di
trovare;
·
luoghi tipicamente esotici ricchi di pericoli e
insidie.
In questo periodo l’intellettuale è in crisi e capisce che l’unico modo per tornare al centro dell’attenzione è approcciarsi alle scienze alle scienze e alla tecnologia producendo il primo documento umano, esaltando un gusto di narrazione realistica e determinando scelte nei generi letterari.
Attualmente il detective non lavora più da solo ma lavora accompagnato da una squadra composta principalmente da membri della polizia.
Il racconto
realistico
Tutto ciò che ci circonda fa parte della realtà. La
letteratura si dice realistica quando gli scrittori rappresentano il mondo con
cui loro si confrontano ogni giorno: ci presentano immagini, pensieri, modi di
dire tipici della società.Il protagonista del racconto realistico è solitamente un personaggio, mentre gli altri personaggi sono dei tipi, attraverso essi vengono messi in risalto alcuni aspetti tipici della società. Entrambi sono verisimili, hanno le caratteristiche dell’epoca in cui l’autore vive e si scontrano con le difficoltà tipiche del ceto medio.
La narrazione solitamente è in ... esterna, affidata a un narratore onnisciente che qualche volta si fa spazio nel racconto per esprimere un giudizio o per commentarle vicende. Spesso il narratore narra in terza persona ed è oggettivo, impersonale. Con il Neorealismo può essere sia in terza persona che in prima persona: il narratore ci da’ una visione dei fatti parziale, orientata dal punto di vista dell’io narrante ( egli può giudicare i fatti anche se non sempre coincide con l’autore).
Questo genere letterario appare per la prima volta nell’ ‘800
accompagnato dal movimento artistico chiamato Realismo. In questo periodo in Italia si afferma il
Verismo: un movimento artistico in risposta al Naturalismo francese, rivedere quindi
negli anni ’40 del ‘900 si diffonde il Neorealismo soprattutto in letteratura e
nei cinema.
Il mito
Il mito è il genere letterario alla base di tutto . Narra
storie sacre, teorie a fenomeni ai quali l’uomo non sa dare delle spiegazioni
ai quali si sente impotente. L’uomo aveva bisogno di darsi risposte e le
trovava in questo tipo di genere letterario. Possiamo individuare diversi tipi di mite:
·
i miti del diluvio;
·
i miti cosmogonici che spiegano la nascita dell’universo;
·
i miti teogonici che spiegano la nascita degli
dei;
·
i miti antropogonici che spiegano la nascita dell’uomo;
·
i miti eziologici che spiegano la nascita dei
lavori e delle attività (Virgilio parla di questo argomento sostenendo che gli
dei hanno creato i lavori perché l’uomo utilizzasse l’ingegno in ogni giorno
della sua vita).
I poemi epici
I poemi epici (dal verbo greco “poiema” fare,produrre) narrano,
invece, le imprese di eroi: degli esseri nati tra il connubio tra divinità e
esseri umani (come Achille, Enea o Gilgamesh). Gli eroe è detto “Kalós kái agazós”:
bello e buono perché rispetta la volontà divina.Il testo inizia con un proemio composto da un’invocazione alla musa protettrice affinché aiuti il poeta, quindi l’autore presenta i fatti più importanti che hanno messo in moto le vicende nella protasi.
Essendo un testo nell’antichità trasmesso oralmente, è stato necessario introdurre delle formule fisse per memorizzare meglio le vicende e i personaggi.
L’aspetto dell’azione è il modo con cui si svolge l’azione: può essere durativa se si prolunga nel tempo o puntuale se si consuma velocemente.
Il modo indica come chi si esprime presenta i fatti o l’evento a cui si riferisce.
Il modo
indicativo
Presente:
·
presente di consuetudine: esprime azioni che si
svolgono abitualmente;
·
presente atemporale: si usa per esprimere
definizioni scientifiche o leggi;
·
presente con funzione di futuro;
·
presente storico.
Imperfetto: è il tempo della
narrazione.
Passato prossimo: si usa per esprimere
fatti accaduti in un passato estremamente recente o per fatti passati i cui
effetti si prolungano nel tempo.
Passato remoto: indica un’azione avvenuta nel passato ma che non ha
più effetti nel presente.
Trapassato
remoto: indica un rapporto di anteriorità rispetto
ad un passato remoto o un’azione accaduta prima di un altro evento espresso con
il passato remoto (utilizzato nelle preposizioni dipendenti). È però un tempo
poco utilizzato.
Trapassato
prossimo: è un tempo che si trova sempre in una
preposizione dipendente, che ha bisogno di essere sostenuto da un’altra frase,
indica un’azione accaduta prima di un’altra.
Futuro semplice: indica azione che sicuramente accadrà in futuro, può
essere anche usato:
·
per un comando rivolto al futuro;
·
per esprimere stupore o un dubbio (valore
dubitativo);
·
con valore concessivo.
Futuro
anteriore: è un tempo che non si usa mai nella
principale ma nelle proposizioni dipendenti, in cui esprime anteriorità
rispetto al futuro semplice della principale.
Congiuntivo
Congiunge la preposizione principale
con la preposizione indipendente.Presente:
·
esprime auguri nelle
indipendenti ( congiuntivo ottativo);
·
esprime contemporaneità
nelle dipendenti.
Imperfetto:
·
esprime un desiderio, un
augurio, o un’illusione nelle principali;
·
esprime anteriorità rispetto
a un tempo presente o contemporaneità rispetto a un tempo passato nella
dipendente.
Passato:
·
è utilizzato nelle
preposizioni interrogative o esclamative, indicando un dubbio o una possibilità
nelle principali;
·
esprime anteriorità
rispetto a un presente o a un futuro nelle indipendenti.
Trapassato: si usa solo nelle
principali con funzione di irrealtà.
Condizionale
È il modo utilizzato nella
preposizione reggente impiegato nei periodi ipotetici, nelle preposizioni
dubitative o per fare richieste cortesi.
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