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sabato 8 febbraio 2014

APPUNTI DI ITALIANO DI ILARIA BERNARDIS
TIPOLOGIE DI TESTO
TESTO DESCRITTIVO
Può essere:
-denotativo (o oggettivo), cioè si descrive senza esprimere alcun giudizio o opinione personale, senza alcuna intromissione di tipo soggettivo;                        -connotativo (o soggettivo), cioè di descrive aggiungendo opinioni e giudizi personali. 
TESTO ESPOSITIVO
Esporre significa dire tutto ciò che si sa riguarda un argomento in modo oggettivo.                                                                                                         Un testo espositivo deve avere un inizio e una fine, dati temporali, spaziali, informazione dettagliate che spieghino e illustrino ciò che si vuole esporre.       Può essere presentato in forma scritta o orale.                                                   Il testo espositivo deve avere:
-un’introduzione, dove si presentano brevemente gli argomenti che si vogliono esporre;                                                                                                              -un corpo centrale, dove si sviluppano gli argomenti in ordine di importanza e suddividendoli in paragrafi e citando le fonti;                                                     -una conclusione, in cui si tirano le somme e si conclude l’esposizione.
                                        
I PERSONAGGI
Si dividono in:

-semplici: non hanno caratteristiche molteplici, esemplificano un aspetto dell'animo umano, personaggi funzionari della storia (fabula) che servono a far progredire gli eventi. Possono essere denteragonisti (cooperagonisti), cooprimari, oppositori o aiutanti;
-complessi: personaggi pluridimensionali.

Inoltre esistono tipi e personaggi:
-tipi (o personaggi statici), che non cambiano mai le loro qualità;
-personaggi (o personaggi dinamici), che subiscono mutamenti e trasformazioni.

IL TEMPO
Si divide in:

-tempo della storia, cioè la durata degli avvenimenti narrati;

-tempo del racconto,cioè il tempo impiegato a narrare una storia.

INTRECCIO E FABULA
L'intreccio è l'ordine con cui l'autore presenta i fatti, la fabula è l'ordine di narrazione naturale,cronologico.

LA FIABA
STORIA:durante il 1/2 secolo d.C. Si diffonde a Roma e in Grecia la fabula milesia, che sta alla base della narratologia e del romanzo. Nel 3 secolo, invece, Apuleio scrive “La metamorfosi” e “L’asino d’oro”, due esempi massimi della narratologia, ma anche il racconto “Amore e psiche” contiene tutti gli elementi tipici della fiaba. Alla tradizione latina appartiene la “Bella fabella”, che sta all’origine della narrazione.
Alla fiaba viene accostata l’epica, perché hanno elementi simili, quali la tradizione orale. Però presentano anche differenze: l’epica sviluppa elementi e toni più alti ed esigenti; la fiaba invece è rivolta alle classi più basse e ne rappresenta i sogni e i desideri.
L’AVVENTURA
Il termine avventura deriva dal latino adverso, cioè venire incontro. Un esempio di romanzo antico è il Satyricon di Petronio, che presenta tutte le caratteristiche del romanzo d’avventura.
I romanzi d’avventura prevedono un cambiamento di luogo, uno spostamento, un allontanamento, perché il protagonista deve realizzare il suo obbiettivo e trovare ciò che sta cercando. L’avventura si sviluppa lungo l’asse narrativo del viaggio verso luoghi imprecisati, una meta creata nella fantasia di un bambino. Anche l’inseguimento è tipico di questo genere.
STORIA:nel 12 secolo viene scritto il ”Chanson de Roland” , uno dei primi romanzi d’avventura, mentre nel 600, in Spagna, viene scritto il romanzo di “Don Chisciotte” e si sviluppa la tradizione picaresca, cioè l’avventura per il gusto dell’avventura. Nel 700 in Inghilterra, la nazione che più si muove per il mondo, si sviluppa il romanzo d’avventura canonizzato, cioè secondo le regole, come lo studiamo e conosciamo noi.
I romanzi d’avventura si collocano soprattutto alla fine del 700, in tutto l’800 e all’inizio del 900. In seguito ci fu la crisi delle certezze, dovuta alla scoperta del nuovo continente, all’illuminismo, rivoluzione americana e francese, prima guerra mondiale ecc. che creano un senso di disagio nella popolazione, perché crollano tutte le basi in cui credevano.                                                            Con il disagio centra anche la psicologia, infatti Sigmund Freud (considerato il padre della psicanalisi) è il primo uomo che ha il coraggio di dire che certi problemi sono della psiche, Albert Einstein enuncia la teoria della relatività, Eisenberg fa il principio dell’indeterminazione; tutte queste sono fondamentali scoperte nel campo scientifico che studia la mente umana.
IL GIALLO

Si chiama così perché la casa editrice Mondatori decide un colore per ogni genere e quello dei racconti gialli è appunto il giallo.                                     
Sono racconti polizieschi e hanno ingredienti tipici quali:
-un delitto o una sparizione, la soluzione sembra irrisolvibile;
-un detective (può essere un poliziotto, un detective privato o qualcuno a cui piace farlo), che riesce a risolvere il caso.
Il detective è dotato di elasticità mentale (analisi e deduzione), ha un approccio alle prove di tipo scientifico e il narratore fornisce su esso molti dettagli riguardo alle abitudini,le manie, il fisico, l’abbigliamento ecc.
In passato era presente solo un detective mentre ora nella maggior parte dei racconti gialli c’è un gruppo di persone,ognuna con le proprie competenze.
Il primo detective creato è Sherlock Holmes, di Artur Conan Doyle, scritto durante la seconda metà dell’800.
Durante gli anni 30 dell’800, in cui c’erano crisi e lotte, in letteratura ed arte si sviluppano il realismo (romanzi di Balzac) e il positivismo, cioè viene ridimensionata la relatività e l’uomo va alla ricerca delle sue origini.
Durante gli anni 50 dell’800 l’intellettuale va in crisi, perché non è più al centro dell’attenzione, le competenze in ambito scientifico e tecnologico portarono ad un maggiore sviluppo dell’industria (industrializzazione), quindi non riesce più a trovare il suo spazio nella società. Allora scopre che potrebbe essere utile come letterato e produrre documenti umani, così ci fu un rinnovato entusiasmo per le qualità dell’uomo.
Il positivismo infatti si basava sul miglioramento delle condizioni dell’uomo attraverso le conoscenze di tipo scientifico (scientifico reale), l’uomo da fiducia alle scienza, che offre svariati campi e porta a delle scelte di tipo letterario e alla nascita del capostipite del giallo Sherlock Holmes, che infatti ha grandi intuizioni e conoscenze scientifiche e sviluppa il metodo induttivo.

LA NARRATIVA REALISTICA
Reale è tutto ciò che attiene a noi esseri viventi, che ci circonda, che ci appartiene.
Nella letteratura realistica si possono incontrare tipi e personaggi, il protagonista è solitamente un personaggio, che subisce mutamenti belli o brutti e che deve spesso scontrarsi con le difficoltà della vita; gli altri personaggi sono solitamente tipi che fanno parte della società.
Sia gli ambienti che i personaggi sono descritti nel dettaglio.
Esistono due tipi di realismo:
-il realismo (con la lettera r minuscola), che sta ad indicare tutto ciò che attiene alla realtà;
-il Realismo (con la lettera r maiuscola), che indica il movimento artistico,letterale e culturale che fa la sua comparsa nell’800.
Il Realismo ha avuto due grandi maestri, Sthendal e Honorè De Balzac.
La narrazione realistica è in genere caratterizzata da un narratore esterno e onnisciente, che narra in maniera oggettiva e impersonale, se invece è in prima persona ci sono sequenze in cui fa riflessioni, spiega, commenta, esprime giudizi sull’argomento (tutto questo nel Realismo).
Nel 900 si sviluppa il Neorealismo, in cui si narra sia in terza che in prima persona, quest’ultima fortemente legata all’io narrante, che da una personale chiave di interpretazione, ma non necessariamente all’autore, cioè il narratore può coincidere con l’io narrante oppure no.


APPUNTI DI EPICA

L’epica è all’origine della letteratura e fa parte dell’insegnameno della lingua.
I MITI
In epica è neccesario parlare di mito (dal greco mythos, cioè narrazione), che sta all’origine di tutto ed è costituito da storie sacre. L’uomo è sempre alla ricerca di miti, inizialmente servivano per dare delle risposte, delle spiegazioni di certi eventi, credere in creature soprannaturali era un bisogno.
Ogni civiltà aveva il suo mito, però potevano averne di simili, per esempio il mito del diluvio universale è presente nelle civiltà greca, precolombiana, sumera ed ebraica. In tutti è presente una divinità arrabbiata, tranne in quello precolombiano in cui solo gli uomini provvidenti che si rifugiano sui monti si salvano. In quello greco, il mito di Deucarione e Pirra, Zeus si arrabbia e manda pioggia per eliminare tutti tranne loro due. Quando scendono dalla barca però si sentono molto soli, allora Zeus si impietosisce e gli dice di raccogliere delle pietre e di gettarle alle loro spalle e che da quelle di Deucarione nasceranno uomini e da quelle di Pirra donne. Questo è il mito più accattivante.
La cosa realmente accaduta che potrebbe spiegare la presenza di questo mito nelle quattro civiltà è il disgelo, però è accaduto in un tempo lontano, quindi ci deve essere stata una tradizione orale molto forte, soprattutto in quella precolombiana che è più lontano rispetto alle altre che sono vicine.
Esistono diversi tipi di miti:
-miti cosmogonici (il fiat lux per eccellenza), che narrano la nascita dell’universo, il passaggio dal caos all’ordine;                                                       -miti antropogonici, che narrano la nascita dell’uomo, di Adamo ed Eva nella dimensione Ellenica, dove perdono l’immortalità;                                                       -miti teogonici, che narrano la nascita delle divinità e delle loro discendenze;          -miti eziologici, che spiegano la nascita delle attività, quali l’agricoltura, caccia, pesca, allevamento… secondo la volontà di Zeus che non voleva che gli uomini si impigrissero,ma che usassero l’ingegno.
PROEMIO E PROTASI
I due poemi di Omero, l’Iliade e l’Odissea, iniziano con il proemio, cioè con l’invocazione della divinità protettrice, della musa che deve aiutare lo sforzo compositivo dell’autore. Il proemio è seguito dalla protasi, dei versi in cui il poeta riassume gli eventi più importanti della narrazione, quelli che rappresentano il fulcro narrativo. Nell’Eneide, invece, Virgilio non invoca la musa ma scrive direttamente la protasi in 7 versi, segno che l’uomo non è più sottoposto al volere del fato. 
GLI EROI
Gli eroi sono i protagonisti dei poemi e sono figlie di un umano e una divinità .
Possiedono caratteristiche particolari, l’eroe è kalos kai agazos (non è graco), che significa “bello e buono”, e sono caratteristiche che hanno tutti gli eroi, bello deriva dall’essere figlio di una divinità e buono perché in grado di rispettare la volontà divina. Gli eroi sono anche forti, coraggiosi e astuti.
POEMI OMERICI
I poemi omerici (cioè scritti da Omero, anche se si è ancora incerti sulla sua reale esistenza) sono l’Iliade e l’Odissea. L’Iliade canta la distruzione di Troia e tratta il tema dell’offesa, perché i troiani hanno violato l’ospitalità degli achei, che si sono vendicati distruggendo Troia, che oltretutto disturbava il loro predominio perché posta in una posizione strategica.
L’Odissea narra invece il ritorno a casa di Odisseo (Ulisse) e tratta il tema dell’avventura.

APPUNTI DI GRAMMATICA

I VERBI
Il verbo è una parte fondamentale della frase.
È composto da una radice, cioè la parte invariabile che contiene il significato del verbo; e da una desinenza, la parte che varia:
-nella persona, 1^, 2^ o 3^; 
-nel numero, singolare o plurale;
-nel tempo, presente, passato o futuro;
-nel modo, certo, incerto, possibile;
-nell’aspetto, momentaneo o durativo;
-nella direzione, attivo o passivo.
L’aspetto rappresenta una parte importante, perché indica la maniera in cui l’azione si svolge, quando coniughiamo un verbo non ne determiniamo solo il modo, ma anche la durata dell’azione, che può concludersi in uno spazio o durare nel tempo.
Quando un verbo non contiene già in sé questa distinzione si usa il tempo imperfetto per determinare l’aspetto durativo, il passato remoto per indicare quello momentaneo (o puntuale).

IVERBI IRREGOLARI
REGOLA: i verbi sono irregolari nella 1^ persona singolare, nella 3^ persona singolare e nella 3^ persona plurale, cioè mutano la consonante tipica della radice.
IL MODO INDICATIVO
È il modo che indica una certezza un evento certo.
PRESENTE: indica un’azione che si svolge un questo momento, si usa come:
-presente di consuetudine (un’abitudine, che si ripete nel tempo),
-presente atemporale (usato per dare definizioni tecniche, scientifiche, nei proverbi, nei detti…),
-presente storico (si indica un fatto già accaduto ma per dare immediatezza ai usa il presente),
-al posto del futuro (per indicare azioni che accadranno sicuramente).
IMPERFETTO in latino preteritum imperfectum): indica un’azione che si è svolta in un tempo passato, ma viene colta nel suo svolgersi, nel suo farsi (aspetto durativo).
PASSATO PROSSIMO: si usa per indicare un’azione accaduta in un tempo vicino (al massimo ieri), oppure si usa per indicare un’azione accaduta in un tempo lontano i cui effetti, però, perdurano ancora, oppure, in alcuni particolari casi, per indicare una consuetudine (diverso dall’imperfetto).
PASSATO REMOTO: indica azione avvenuta nel passato e che non ha più effetti sul presente.
TRAPASSATO REMOTO: (non si usa più molto) si trova nelle preposizioni secondarie, indica un rapporto di anteriorità rispetto ad un passato remoto, un’azione accaduta prima di un altro evento (si trova nella principale) espresso con il passato remoto.
TRAPASSATO PROSSIMO: è un tempo che si trova sempre in una preposizione secondaria, che ha bisogno di essere sostenuto da un’altra frase, indica un’azione accaduta prima di un’altra.
FUTURO SEMPLICE: indica azione che sicuramente accadrà in futuro, può essere anche usato:
-per un comando rivolto al futuro;
-esprimere stupore o un dubbio (valore dubitativo);
-valore concessivo.
FUTURO ANTERIORE: si comporta come i trapassati, cioè non si usa nella principale ma nelle proposizioni dipendenti, in cui esprime anteriorità rispetto al futuro semplice della principale.

IL MODO CONGIUNTIVO
Si usa quando si è nella dimensione del dubbio, non si è sicuri che un fatto accadrà, nel mondo della soggettività. È un modo usato nelle proposizione secondaria, per esprimere una proposizione finale.
È un modo che congiunge una preposizione secondaria alla sua sovraordinata (reggente). Nelle proposizioni indipendenti esprime soggettività, un dubbio, un desiderio,un’esortazione,un augurio,un invito,un comando ecc.

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