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domenica 23 febbraio 2014


Appunti di Italiano di Irene Fantin

Narratologia

La comunicazione

Comunicare vuol dire trasmettere agli altri informazioni, idee, emozioni...
Gli elementi fondamentali che costituiscono un atto comunicativo sono:
1.      Mittente (chi emette il messaggio)
2.      Messaggio (ciò che viene comunicato)
3.      Codice (sistema di segni utilizzato per comunicare)
4.      Canale (mezzo di comunicazione)
5.      Referente (ciò di cui parla il messaggio)
6.      Destinatario (chi riceve il messaggio)
Per comunicare si utilizza il linguaggio verbale e quello non verbale.
Con il linguaggio verbale vengono creati testi verbali che si suddividono in letterari e non letterari.
I testi letterari possono essere: narrativi, poetici o teatrali.
I testi non letterari si dividono in: informativi, descrittivi, regolativi, narrativi e argomentativi.

Testo descrittivo
 
Denotativo: una descrizione oggettiva senza esprimere una propria opinione personale.
 Connotativo: una descrizione soggettiva che esprime una propria opinione personale.

Gli elementi del testo narrativo

    La storia: ciò di cui parla il testo narrativo;
    La fabula: insieme dei fatti narrati secondo un ordine cronologico e logico;
    L’intreccio: lo scrittore intreccia e inverte le vicende;
    Le sequenze: successione di parti di testo e possono essere narrative, descrittive, dialogiche, riflessive o espositive;
    Il narratore: colui che narra la storia. Può essere interno (fa parte della storia e racconta in 1°o 3° persona) o esterno (non fa parte della storia e racconta in 3°persona); quest'ultimo può essere personale o impersonale;
    Il punto di vista (focalizzazione);
    Il tempo della storia: durata dei fatti narrati;
    Il tempo del racconto: è il tempo impiegato dal lettore per leggere il racconto;
    I personaggi principali e secondari;
    Le caratteristiche dei personaggi;
    Lo spazio: ambienti in cui si svolgono le vicende;
    Lo stile.

Il narratore può presentarci la storia in tre modi:
1.    Dicendo e mostrando tutto (focalizzazione zero-narratore onnisciente)
2.    Dicendo e mostrando ciò che vede attraverso gli occhi e la mente di un personaggio (focalizzazione interna)
3.    Raccontando solo lo svolgimento degli eventi (focalizzazione esterna).

 Lo schema narrativo

    Situazione iniziale: lo stato in cui si trovano i protagonisti all'inizio della storia;
    Rottura dell'equilibrio: è l'evento che modifica lo stato di equilibrio iniziale;
    Sviluppo della vicenda: insieme delle peripezie;
    Spannung: punto di massima tensione;
    Scioglimento: fine delle peripezie;
    Conclusione: finale della storia;
    
                               
 Personaggi unidimensionali: poche caratteristiche.
 Personaggi bidimensionali: agiscono sempre nello stesso modo.
 Personaggi pluridimensionali: complessi e imprevedibili.
 Personaggi statici (tipo): non cambiano nel corso della storia.
 Personaggi dinamici (personaggio): subiscono trasformazioni nel corso della storia.

Fabula milesia: punto importante nella storia della letteratura; Apuleio scrisse un'importante vicenda della narratologia; racconta avventure.                             “Bella fabella” in latino narrazione; è la favola famosa di amore e psiche e contiene tutti gli elementi della fiaba.

Stilema: aspetto tipico di un elemento.

Tipologie di testo

La fiaba

Origine sul nome: fabula in latino    fabula=narrazione
Da sempre si incomincia a narrarla; bisogno antropologico, bisogno per l'uomo di inventare storie.
La fiaba e l'epica si rivolgono a tutti, tradizione orale del popolo. Nascono prima della scrittura e sono le basi della narratologia. La differenza tra le due è la diversa funzione:
- la fiaba soddisfa i sogni, i desideri delle classi più popolari e contiene una morale mai esplicita.
E' un insegnamento per deboli e forti, è la tradizione di un popolo.
-L'epica sviluppa elementi e toni più elevati.

Differenza tra fiaba e favola:
Sono due generi letterari che hanno stesso significato (storia, racconto) ma caratteristiche diverse. La fiaba è un racconto fantastico, da sempre tramandato oralmente e rivolto ad un pubblico di bambini. La favola, invece, è una storiella scritta che evidenzia i vizi e le virtù degli uomini e nonostante i contenuti si rivolge ad in pubblico adulto; i protagonisti sono prevalentemente animali.

 Il romanzo d'avventura

I romanzi d'avventura hanno trame articolate, luoghi, sfondi esotici ma anche apparentemente normali. Nel romanzo d'avventura in una situazione di rivalità, di solito, vincono i buoni. Le avventure le troviamo nelle fiabe, nell'epica, nell'horror, nel giallo... L'avventura è una situazione al di fuori dell'ordinario e l'uomo ne ha da sempre avuto bisogno attraverso la scrittura, la realizzazione di un film. Già dal 7°, 6° sec. e anche prima esisteva una tradizione orale e tuttora si continua a narrare. Nel 1° secolo a.C  e nel 1°,2°,3° sec. d.C si sviluppa la narrativa in prosa: è il romanzo. Nel 1° sec. d.C nasce il primo romanzo che ha tutte le caratteristiche del romanzo d'avventura: il Satyricon di Petronio. L'avventura prevede uno spostamento e si sviluppa lungo l'asse narrativo del viaggio. Più avanti nel 12° sec. d.C: Chanson de Roland. Fine del 400: Orlando furioso di Ludovico Ariosto. Nel 600 dall'Italia alla Spagna si diffuse Don Chisciotte de la Mancia che è comico, ma anche tragico. In Spagna prende forza la narrazione picaresca; nel 700 in Inghilterra si sviluppa il romanzo d'avventura canonizzato, cioè secondo le regole.

 Il Giallo

E' un racconto che ha le sue caratteristiche: il delitto la cui soluzione non si conosce, sembra di non venirne a capo e il detective (un poliziotto o detective privato) che ha elasticità mentale, intuizione e analisi.
 Il primo detective, creato da Arthur Conan Doyle, fu Sherlock Holmes.
800–900: Positivismo e Realismo, molto importanti per l'uomo (Positivismo basato sul tipo scientifico, viene proposto un approccio pratico).
In seguito alla scoperta della ragione, l'intellettuale vede una crisi negli anni '90 dell'800; la scienza e la tecnologia fanno un'impennata. Ad un certo punto l'intellettuale con il Realismo scopre di poter anche lui essere utile alla società (la scienza umana). Lo scrittore può produrre un documento umano. 

Comporre un testo espositivo

Esporre: illustrare, spiegare
-In che modo? Fornendo dati cioè informazioni spaziali, temporali, notizie, fatti, eventi;
-che cosa esponiamo? Tutto ciò che sappiamo di un argomento.
Le ricerche vanno esposte su due piani:
    Scrittura
    Esposizione orale
Il classico testo espositivo oltre a quello orale è quello scritto; alcuni tipi di testi espositivi sono: la ricerca, la relazione o comunque un testo riguardante ciò che si conosce di quell'argomento.
Relazione: cosa serve? Un titolo, l'introduzione, il tema di cui si sta parlando. Nel corpo centrale viene sviluppato l’argomento; bisogna citare le fonti (nome autori, titolo e anno di adozione del testo) e sulla base di queste si deve realizzare un testo espositivo. Citare, inoltre, pareri di persone autorevoli e, per maggiore competenza, suddividere in paragrafi. Infine svolgere la conclusione.
Perché fare una relazione? Per informare e per illustrare ciò fatto finora, adesso e in futuro alla fine di un'unità.
Approfondimento: cercare altre informazioni oltre a quelle già dette.

La narrativa realistica

Reale è tutto ciò che ci appartiene; l'arte può essere ciò che rappresenta la realtà (arte realistica). Il realismo lo troviamo in arte, musica, cinema e soprattutto in letteratura; e si manifesta quando gli scrittori, gli autori descrivono ciò che vedono attorno a loro. I personaggi rispecchiano gli aspetti tipici della società in cui vive lo scrittore. Il personaggio è verosimile cioè che ha delle precise caratteristiche per cui egli potrebbe essere reale.
Tipi o personaggi? Questo lo decide lo scrittore.
Protagonista nella narrativa realistica: è personaggio dinamico che evolve nel bene o nel male e può essere attorniato da tipi. La narrativa realistica fa il suo esordio nell'800. Nella narrativa realistica è facile distinguere i personaggi che affrontano la realtà con i problemi quotidiani e che possono essere statici o dinamici.
Genere Realismo (movimento artistico e letterario): nella narrazione il narratore è onnisciente, quindi esprime il suo giudizio.
Il Neorealismo si esprime verso la fine della Seconda Guerra Mondiale; narrazione in terza e prima persona (quest'ultima fortemente influenzata dall'io narrante che può coincidere con l'autore).

Grammatica

Stesso e medesimo: non hanno lo stesso significato.
In latino sono met e ipse.
Hanno funzioni precise: identità di aggettivo, disuguaglianza e uguaglianza.
 Il pronome dimostrativo medesimo sta ad indicare la stessa identica persona o        cosa; stesso si usa per indicare la stessa cosa o persona in generale.
Avverbio medesimamente = allo stesso identico modo.

La proposizione relativa: è una subordinata introdotta da un pronome o da un avverbio relativo che completa o chiarisce il significato di un elemento della proposizione reggente.
Pronome relativo: mette in relazione, completa il senso della frase e svolge all'interno del periodo la medesima funzione che all'interno della frase viene svolta dall'aggettivo.

Il verbo
Verbum, in latino è la parola.
Il predicato è quel elemento della frase che predica; l'elemento che accorda è la congiunzione. La radice di un verbo contiene il significato del verbo (l'infinito contiene il significato puro del verbo); la desinenza ci indica la persona, l'aspetto, il modo, il tempo, la direzione dell'azione (attiva o passiva). Chi utilizza il modo presenta l'azione.
    Modo indicativo: si usa per parlare di un'azione che sta accadendo in questo preciso momento, per azioni abituali o per azioni che si prolungano nel tempo e che non si sono ancora concluse.
    Modo congiuntivo: modo dell'obliquità, serve a congiungere un enunciato ad un altro; si trova nella prop.  secondaria e serve ad esprimere la prop. finale.
    Modo condizionale: si usa sempre nella proposizione principale, rappresenta l'apodosi del periodo ipotetico (quest'ultimo formato da una protasi cioè un'anticipazione); comunica un dubbio e si esprime in se + modo congiuntivo.
    Imperativo: modo finito, ha una sola persona singolare e plurale.
    Infinito (presente + passato): esprime il puro significato del verbo cioè l'azione, l'evento indicato dal verbo; non si coniuga.
    Participio (presente + passato): partecipa alla duplice natura di verbo e di nome; ha anche funzione di attributo (es. brillante).
    Gerundio (presente + passato): indica l'azione o lo stato del verbo mettendolo in un rapporto di causa, modo, tempo con l'evento espresso dalla proposizione reggente.
    Modo finito (azione pura): si trova nelle proposizioni principali e si coniuga.

Verbo irregolare: quando nella flessione di alcuni modi la radice si discosta da quella dell'infinito.

Aspetto dell’azione: è la maniera in cui l’azione si svolge.
Noi con il tempo indichiamo anche la durata dell’azione:
1.    Aspetto momentaneo (un’azione che si conclude subito e si usa il passato remoto es. “la ragazza urlò di paura”).
2.    Aspetto durativo (un’azione che si prolunga nel tempo e si usa l’imperfetto es. “la ragazza urlava di paura”).

Modo indicativo
- Presente: lo usiamo per indicare un’azione, uno stato, un modo di essere che si verificano nel momento stesso in cui si parla.
Per esprimere un fatto che si ripete regolarmente usiamo il presente di consuetudine; mentre quando ciò che affermiamo lo troviamo fuori dal tempo usiamo il presente atemporale; il presente in luogo del futuro si usa per azioni che sicuramente avverranno; il presente storico si utilizza al posto di un tempo passato per dare immediatezza ai fatti narrati.
-Imperfetto: indica un’azione avvenuta nel passato che aveva una certa durata.
Si usa l’imperfetto di consuetudine per indicare un’azione che si ripeteva abitualmente nel passato, mentre l’imperfetto narrativo viene usato nelle narrazioni.
- Passato prossimo: viene usato per indicare un’azione che è accaduta molto recentemente o per un fatto che è avvenuto in un tempo lontano però gli effetti si sentono ancora sul presente. In rari casi indica una consuetudine diversa dall’imperfetto. Il passato prossimo mette insieme due anime: quella del participio passato e quella del presente.
- Passato remoto: indica un’azione avvenuta nel passato e completamente conclusa nel passato.
- Trapassato prossimo: è il tempo che si usa in una proposizione secondaria. Nel trap. pross. c’è un rapporto di anteriorità con il passato pross. Si usa per indicare un’azione che è accaduta prima di un altro evento che troviamo nella proposizione precedente.
-Trapassato remoto: si usa per indicare un’azione avvenuta e conclusa nel passato prima di un’altra avvenuta anch’essa nel passato, espressa con il passato remoto.
- Futuro semplice: serve ad indicare un’azione che avverrà sicuramente nel futuro. L’imperativo futuro si usa quando si vuole esprimere un ordine relativo al futuro. Il futuro con valore dubitativo-esclamativo esprime un dubbio, un’esclamazione; infine abbiamo il futuro per esprimere approssimazione e quello con valore concessivo.
- Futuro anteriore: si comporta come i trapassati. Si trova in una prop. dipendente con rapporto di anteriorità rispetto al futuro semplice espresso nella prop. sovraordinata.

Modo congiuntivo
-Nelle proposizioni indipendenti si usa per esprimere un augurio (cong. ottativo); per esprimere un dubbio (cong. dubitativo al tempo presente); per esprimere un desiderio ( cong. desiderativo al tempo imperfetto); per esprimere un comando (cong. esortativo).
 -Nelle proposizioni dipendenti si usa per esprimere un dubbio, un augurio, una speranza, un desiderio.
Tempo presente: esprime speranza, illusione. Indica contemporaneità dell’azione rispetto al tempo presente o futuro della principale.
Tempo imperfetto: indica anteriorità o contemporaneità rispetto al tempo presente o passato della principale.
Tempo passato: esprime dubbi, supposizioni ritenuti possibili. Indica un rapporto di anteriorità rispetto ad un presente o ad un futuro della principale.
Tempo trapassato: per indicare anteriorità rispetto al tempo passato della principale; lo si usa anche quando si sottintende un apodosi (es. “Ah, avessi dato ascolto a mio padre!”

Modo condizionale
Si usa per indicare un opinione personale, una richiesta cortese.
I tempi presente e passato esprimono dubbio, ipotesi o possibilità riferiti rispettivamente al presente e al passato.

Letteratura

EPICA
Mythos = racconto, narrazione.
I miti erano storie soprattutto sacre.
Il racconto del Diluvio Universale lo troviamo nel mito secondo le tradizioni: Greca, Precolombiana (Perù), Sumera, Ebraica e la sua origine sarebbe il disgelo.
Miti: cosmogonici, atropogonici, teogonici, eziologici.
Il poema inizia con un'invocazione alla divinità (la musa): proemio.
Protasi: breve testo che contiene il fulcro del poema.
Verbo poiein da cui deriva poema e poesia, significa fare, creare attraverso le proprie arti.
I rapsodi componevano i poemi, mentre gli aedi li raccontavano in giro per il mondo.
Eroi: esseri straordinari nati da una divinità e da un essere umano; l'eroe è buono perché è in grado di rispettare la volontà divina, è bello, coraggioso e astuto. L'eroe rappresenta l'insieme delle caratteristiche che hanno le divinità.
1° Poema: l’Iliade (canta la distruzione di Troia e viene tradotta in prosa).
L'ospitalità era un principio importantissimo nell'antichità. Infatti gli Achei lottarono contro i Troiani perché Paride aveva rapito la moglie di Menelao ma soprattutto perché aveva infranto l'ospitalità offertagli da Menelao. Nella realtà i greci aspiravano a conquistare Troia perché essa si trovava in una posizione strategica dal punto di vista commerciale.
Nell'Odissea Omero ci dice che Odìsseo (è il nome, mentre Odisseo è l'aggettivo) è un uomo di multiforme ingegno. Verso la fine del 700 e inizio 800 si affermano due grandi poeti e traduttori: Ugo Foscolo e Vincenzo Monti (detto “traduttor dei traduttori”).
Espressioni formulari = espressioni fisse.


 
        

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