Appunti di
Italiano di Irene Fantin
Narratologia
La comunicazione
Comunicare vuol dire
trasmettere agli altri informazioni, idee, emozioni...
Gli elementi fondamentali
che costituiscono un atto comunicativo sono:
1.
Mittente
(chi emette il messaggio)
2.
Messaggio
(ciò che viene comunicato)
3.
Codice
(sistema di segni utilizzato per comunicare)
4.
Canale
(mezzo di comunicazione)
5.
Referente
(ciò di cui parla il messaggio)
6.
Destinatario
(chi riceve il messaggio)
Per comunicare si utilizza
il linguaggio verbale e quello non verbale.
Con il linguaggio verbale
vengono creati testi verbali che si suddividono in letterari e non letterari.
I testi letterari possono
essere: narrativi, poetici o teatrali.
I testi non letterari si
dividono in: informativi, descrittivi, regolativi, narrativi e argomentativi.
Testo descrittivo
Denotativo: una
descrizione oggettiva senza esprimere una propria opinione personale.
Connotativo: una descrizione soggettiva che
esprime una propria opinione personale.
Gli elementi del testo narrativo
• La storia: ciò di cui
parla il testo narrativo;
• La fabula: insieme dei
fatti narrati secondo un ordine cronologico e logico;
• L’intreccio: lo scrittore
intreccia e inverte le vicende;
• Le sequenze: successione
di parti di testo e possono essere narrative, descrittive, dialogiche,
riflessive o espositive;
• Il narratore: colui che
narra la storia. Può essere interno (fa parte della storia e racconta in 1°o 3°
persona) o esterno (non fa parte della storia e racconta in 3°persona);
quest'ultimo può essere personale o impersonale;
• Il punto di vista
(focalizzazione);
• Il tempo della storia:
durata dei fatti narrati;
• Il tempo del racconto: è
il tempo impiegato dal lettore per leggere il racconto;
• I personaggi principali e
secondari;
• Le caratteristiche dei
personaggi;
• Lo spazio: ambienti in cui
si svolgono le vicende;
• Lo stile.
Il narratore può
presentarci la storia in tre modi:
1. Dicendo e mostrando tutto
(focalizzazione zero-narratore onnisciente)
2. Dicendo e mostrando ciò
che vede attraverso gli occhi e la mente di un personaggio (focalizzazione
interna)
3. Raccontando solo lo
svolgimento degli eventi (focalizzazione esterna).
Lo schema narrativo
• Situazione iniziale: lo
stato in cui si trovano i protagonisti all'inizio della storia;
• Rottura dell'equilibrio: è
l'evento che modifica lo stato di equilibrio iniziale;
• Sviluppo della vicenda:
insieme delle peripezie;
• Spannung: punto di massima
tensione;
• Scioglimento: fine delle
peripezie;
• Conclusione: finale della
storia;
Personaggi unidimensionali: poche
caratteristiche.
Personaggi bidimensionali: agiscono sempre
nello stesso modo.
Personaggi pluridimensionali: complessi e
imprevedibili.
Personaggi statici (tipo): non cambiano nel
corso della storia.
Personaggi dinamici (personaggio): subiscono
trasformazioni nel corso della storia.
Fabula milesia: punto
importante nella storia della letteratura; Apuleio scrisse un'importante
vicenda della narratologia; racconta avventure. “Bella fabella” in
latino narrazione; è la favola famosa di amore e psiche e contiene tutti gli
elementi della fiaba.
Stilema: aspetto tipico di
un elemento.
Tipologie di
testo
La fiaba
Origine sul nome: fabula
in latino fabula=narrazione
Da sempre si incomincia a
narrarla; bisogno antropologico, bisogno per l'uomo di inventare storie.
La fiaba e l'epica si
rivolgono a tutti, tradizione orale del popolo. Nascono prima della scrittura e
sono le basi della narratologia. La differenza tra le due è la diversa
funzione:
- la fiaba soddisfa i
sogni, i desideri delle classi più popolari e contiene una morale mai
esplicita.
E' un insegnamento per
deboli e forti, è la tradizione di un popolo.
-L'epica sviluppa elementi
e toni più elevati.
Differenza tra fiaba e
favola:
Sono due generi letterari
che hanno stesso significato (storia, racconto) ma caratteristiche diverse. La
fiaba è un racconto fantastico, da sempre tramandato oralmente e rivolto ad un
pubblico di bambini. La favola, invece, è una storiella scritta che evidenzia i
vizi e le virtù degli uomini e nonostante i contenuti si rivolge ad in pubblico
adulto; i protagonisti sono prevalentemente animali.
Il romanzo d'avventura
I romanzi d'avventura
hanno trame articolate, luoghi, sfondi esotici ma anche apparentemente normali.
Nel romanzo d'avventura in una situazione di rivalità, di solito, vincono i
buoni. Le avventure le troviamo nelle fiabe, nell'epica, nell'horror, nel
giallo... L'avventura è una situazione al di fuori dell'ordinario e l'uomo ne
ha da sempre avuto bisogno attraverso la scrittura, la realizzazione di un
film. Già dal 7°, 6° sec. e anche prima esisteva una tradizione orale e tuttora
si continua a narrare. Nel 1° secolo a.C
e nel 1°,2°,3° sec. d.C si sviluppa la narrativa in prosa: è il romanzo.
Nel 1° sec. d.C nasce il primo romanzo che ha tutte le caratteristiche del
romanzo d'avventura: il Satyricon di Petronio. L'avventura prevede uno
spostamento e si sviluppa lungo l'asse narrativo del viaggio. Più avanti nel
12° sec. d.C: Chanson de Roland. Fine del 400: Orlando furioso di Ludovico
Ariosto. Nel 600 dall'Italia alla Spagna si diffuse Don Chisciotte de la Mancia
che è comico, ma anche tragico. In Spagna prende forza la narrazione picaresca;
nel 700 in Inghilterra si sviluppa il romanzo d'avventura canonizzato, cioè
secondo le regole.
Il Giallo
E' un racconto che ha le
sue caratteristiche: il delitto la cui soluzione non si conosce, sembra di non
venirne a capo e il detective (un poliziotto o detective privato) che ha
elasticità mentale, intuizione e analisi.
Il primo detective, creato da Arthur Conan
Doyle, fu Sherlock Holmes.
800–900: Positivismo e
Realismo, molto importanti per l'uomo (Positivismo basato sul tipo scientifico,
viene proposto un approccio pratico).
In seguito alla scoperta
della ragione, l'intellettuale vede una crisi negli anni '90 dell'800; la
scienza e la tecnologia fanno un'impennata. Ad un certo punto l'intellettuale
con il Realismo scopre di poter anche lui essere utile alla società (la scienza
umana). Lo scrittore può produrre un documento umano.
Comporre un testo espositivo
Esporre: illustrare,
spiegare
-In che modo? Fornendo
dati cioè informazioni spaziali, temporali, notizie, fatti, eventi;
-che cosa esponiamo? Tutto
ciò che sappiamo di un argomento.
Le ricerche vanno esposte
su due piani:
• Scrittura
• Esposizione orale
Il classico testo
espositivo oltre a quello orale è quello scritto; alcuni tipi di testi
espositivi sono: la ricerca, la relazione o comunque un testo riguardante ciò
che si conosce di quell'argomento.
Relazione: cosa serve? Un
titolo, l'introduzione, il tema di cui si sta parlando. Nel corpo centrale
viene sviluppato l’argomento; bisogna citare le fonti (nome autori, titolo e
anno di adozione del testo) e sulla base di queste si deve realizzare un testo
espositivo. Citare, inoltre, pareri di persone autorevoli e, per maggiore
competenza, suddividere in paragrafi. Infine svolgere la conclusione.
Perché fare una relazione?
Per informare e per illustrare ciò fatto finora, adesso e in futuro alla fine
di un'unità.
Approfondimento: cercare
altre informazioni oltre a quelle già dette.
La narrativa realistica
Reale è tutto ciò che ci
appartiene; l'arte può essere ciò che rappresenta la realtà (arte realistica).
Il realismo lo troviamo in arte, musica, cinema e soprattutto in letteratura; e
si manifesta quando gli scrittori, gli autori descrivono ciò che vedono attorno
a loro. I personaggi rispecchiano gli aspetti tipici della società in cui vive
lo scrittore. Il personaggio è verosimile cioè che ha delle precise
caratteristiche per cui egli potrebbe essere reale.
Tipi o personaggi? Questo
lo decide lo scrittore.
Protagonista nella
narrativa realistica: è personaggio dinamico che evolve nel bene o nel male e
può essere attorniato da tipi. La narrativa realistica fa il suo esordio
nell'800. Nella narrativa realistica è facile distinguere i personaggi che
affrontano la realtà con i problemi quotidiani e che possono essere statici o
dinamici.
Genere Realismo (movimento
artistico e letterario): nella narrazione il narratore è onnisciente, quindi
esprime il suo giudizio.
Il Neorealismo si esprime
verso la fine della Seconda Guerra Mondiale; narrazione in terza e prima
persona (quest'ultima fortemente influenzata dall'io narrante che può
coincidere con l'autore).
Grammatica
Stesso e medesimo: non hanno lo stesso significato.
In latino sono met e ipse.
Hanno funzioni precise:
identità di aggettivo, disuguaglianza e uguaglianza.
Il pronome dimostrativo medesimo sta ad
indicare la stessa identica persona o
cosa; stesso si usa per indicare la stessa cosa o persona in generale.
Avverbio medesimamente =
allo stesso identico modo.
La proposizione relativa: è una subordinata introdotta da un
pronome o da un avverbio relativo che completa o chiarisce il significato di un
elemento della proposizione reggente.
Pronome relativo: mette in
relazione, completa il senso della frase e svolge all'interno del periodo la
medesima funzione che all'interno della frase viene svolta dall'aggettivo.
Il verbo
Verbum, in latino è la
parola.
Il predicato è quel
elemento della frase che predica; l'elemento che accorda è la congiunzione. La
radice di un verbo contiene il significato del verbo (l'infinito contiene il
significato puro del verbo); la desinenza ci indica la persona, l'aspetto, il
modo, il tempo, la direzione dell'azione (attiva o passiva). Chi utilizza il
modo presenta l'azione.
•
Modo
indicativo: si usa per parlare di un'azione che sta accadendo in questo preciso
momento, per azioni abituali o per azioni che si prolungano nel tempo e che non
si sono ancora concluse.
•
Modo
congiuntivo: modo dell'obliquità, serve a congiungere un enunciato ad un altro;
si trova nella prop. secondaria e serve
ad esprimere la prop. finale.
•
Modo
condizionale: si usa sempre nella proposizione principale, rappresenta
l'apodosi del periodo ipotetico (quest'ultimo formato da una protasi cioè
un'anticipazione); comunica un dubbio e si esprime in se + modo congiuntivo.
•
Imperativo:
modo finito, ha una sola persona singolare e plurale.
•
Infinito
(presente + passato): esprime il puro significato del verbo cioè l'azione,
l'evento indicato dal verbo; non si coniuga.
•
Participio
(presente + passato): partecipa alla duplice natura di verbo e di nome; ha
anche funzione di attributo (es. brillante).
•
Gerundio
(presente + passato): indica l'azione o lo stato del verbo mettendolo in un
rapporto di causa, modo, tempo con l'evento espresso dalla proposizione
reggente.
•
Modo
finito (azione pura): si trova nelle proposizioni principali e si coniuga.
Verbo irregolare: quando nella flessione di alcuni modi la radice
si discosta da quella dell'infinito.
Aspetto dell’azione: è la maniera in cui l’azione si svolge.
Noi con il tempo
indichiamo anche la durata dell’azione:
1. Aspetto momentaneo
(un’azione che si conclude subito e si usa il passato remoto es. “la ragazza
urlò di paura”).
2. Aspetto durativo
(un’azione che si prolunga nel tempo e si usa l’imperfetto es. “la ragazza
urlava di paura”).
Modo indicativo
- Presente: lo usiamo per
indicare un’azione, uno stato, un modo di essere che si verificano nel momento
stesso in cui si parla.
Per esprimere un fatto che
si ripete regolarmente usiamo il presente di consuetudine; mentre quando ciò
che affermiamo lo troviamo fuori dal tempo usiamo il presente atemporale; il
presente in luogo del futuro si usa per azioni che sicuramente avverranno; il
presente storico si utilizza al posto di un tempo passato per dare immediatezza
ai fatti narrati.
-Imperfetto: indica
un’azione avvenuta nel passato che aveva una certa durata.
Si usa l’imperfetto di
consuetudine per indicare un’azione che si ripeteva abitualmente nel passato,
mentre l’imperfetto narrativo viene usato nelle narrazioni.
- Passato prossimo: viene
usato per indicare un’azione che è accaduta molto recentemente o per un fatto
che è avvenuto in un tempo lontano però gli effetti si sentono ancora sul
presente. In rari casi indica una consuetudine diversa dall’imperfetto. Il
passato prossimo mette insieme due anime: quella del participio passato e
quella del presente.
- Passato remoto: indica
un’azione avvenuta nel passato e completamente conclusa nel passato.
- Trapassato prossimo: è
il tempo che si usa in una proposizione secondaria. Nel trap. pross. c’è un
rapporto di anteriorità con il passato pross. Si usa per indicare un’azione che
è accaduta prima di un altro evento che troviamo nella proposizione precedente.
-Trapassato remoto: si usa
per indicare un’azione avvenuta e conclusa nel passato prima di un’altra
avvenuta anch’essa nel passato, espressa con il passato remoto.
- Futuro semplice: serve
ad indicare un’azione che avverrà sicuramente nel futuro. L’imperativo futuro
si usa quando si vuole esprimere un ordine relativo al futuro. Il futuro con
valore dubitativo-esclamativo esprime un dubbio, un’esclamazione; infine
abbiamo il futuro per esprimere approssimazione e quello con valore concessivo.
- Futuro anteriore: si
comporta come i trapassati. Si trova in una prop. dipendente con rapporto di
anteriorità rispetto al futuro semplice espresso nella prop. sovraordinata.
Modo congiuntivo
-Nelle proposizioni
indipendenti si usa per esprimere un augurio (cong. ottativo); per esprimere un
dubbio (cong. dubitativo al tempo presente); per esprimere un desiderio ( cong.
desiderativo al tempo imperfetto); per esprimere un comando (cong. esortativo).
-Nelle proposizioni dipendenti si usa per
esprimere un dubbio, un augurio, una speranza, un desiderio.
Tempo presente: esprime
speranza, illusione. Indica contemporaneità dell’azione rispetto al tempo
presente o futuro della principale.
Tempo imperfetto: indica
anteriorità o contemporaneità rispetto al tempo presente o passato della
principale.
Tempo passato: esprime
dubbi, supposizioni ritenuti possibili. Indica un rapporto di anteriorità
rispetto ad un presente o ad un futuro della principale.
Tempo trapassato: per
indicare anteriorità rispetto al tempo passato della principale; lo si usa
anche quando si sottintende un apodosi (es. “Ah, avessi dato ascolto a mio
padre!”
Modo condizionale
Si usa per indicare un
opinione personale, una richiesta cortese.
I tempi presente e passato
esprimono dubbio, ipotesi o possibilità riferiti rispettivamente al presente e
al passato.
Letteratura
EPICA
Mythos = racconto,
narrazione.
I miti erano storie
soprattutto sacre.
Il racconto del Diluvio
Universale lo troviamo nel mito secondo le tradizioni: Greca, Precolombiana
(Perù), Sumera, Ebraica e la sua origine sarebbe il disgelo.
Miti: cosmogonici,
atropogonici, teogonici, eziologici.
Il poema inizia con
un'invocazione alla divinità (la musa): proemio.
Protasi: breve testo che
contiene il fulcro del poema.
Verbo poiein da cui deriva
poema e poesia, significa fare, creare attraverso le proprie arti.
I rapsodi componevano i poemi,
mentre gli aedi li raccontavano in giro per il mondo.
Eroi: esseri straordinari
nati da una divinità e da un essere umano; l'eroe è buono perché è in grado di
rispettare la volontà divina, è bello, coraggioso e astuto. L'eroe rappresenta
l'insieme delle caratteristiche che hanno le divinità.
1° Poema: l’Iliade (canta
la distruzione di Troia e viene tradotta in prosa).
L'ospitalità era un
principio importantissimo nell'antichità. Infatti gli Achei lottarono contro i
Troiani perché Paride aveva rapito la moglie di Menelao ma soprattutto perché
aveva infranto l'ospitalità offertagli da Menelao. Nella realtà i greci
aspiravano a conquistare Troia perché essa si trovava in una posizione
strategica dal punto di vista commerciale.
Nell'Odissea Omero ci dice
che Odìsseo (è il nome, mentre Odisseo è l'aggettivo) è un uomo di multiforme
ingegno. Verso la fine del 700 e inizio 800 si affermano due grandi poeti e
traduttori: Ugo Foscolo e Vincenzo Monti (detto “traduttor dei traduttori”).
Espressioni formulari = espressioni
fisse.
Nessun commento:
Posta un commento