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domenica 23 febbraio 2014

APPUNTI DI ITALIANO DI IACOPO BARTOLI




APPUNTI DI ITALIANO

NARRATOLOGIA E MODALITÀ TESTUALI

I testi possono essere LETTERARI o NON LETTERARI.
LETTERARI: narrativo, poetico, teatrale.
NON LETTERARI: informativo o espositivo, descrittivo, regolativo, narrativo, argomentativo.
TESTO DESCRITTIVO: può essere denotativo o connotativo.
Denotativo: tipico di un vocabolario/enciclopedia, l’oggetto, persona viene descritta in maniera oggettiva, senza opinioni  personali.
Connotativo: descrizione in maniera soggettiva.
TESTO ESPOSITIVO: deve essere oggettivo, bisogna esporre, illustrare, spiegare fornendo delle notizie. Un esempio di testo espositivo è una relazione su un tema/argomento. E’ presente un’introduzione, un corpo centrale dove si sviluppa l’argomento, una conclusione e un approfondimento.

TEMPO DEL RACCONTO: tempo relativo al narratore in cui si colloca l’autore rispetto alla sua storia e il tempo che il lettore ci mette per leggere il racconto. Per accorciarlo si usano ellissi o sommari, per rallentarlo pause o scene.
TEMPO DELLA STORIA: durata degli eventi del racconto.
Tempo della storia e del racconto spesso non coincidono.
I PERSONAGGI
Semplice: non ha caratteristiche molteplici, si individua per le piccole cose, ha un atteggiamento semplice.
Personaggio: cambia le sue abitudini, il modo di pensare.
Tipo: personaggio statico, non cambia le sue qualità.
Tipi di personaggi: protagonista, solo o accompagnato; oppositore; aiutante; secondario,  rompe l’equilibrio; comparse, personaggi di contorno.
SEQUENZE
Il testo si può dividere in sequenze: narrative, descrittive, riflessive, dialogiche, espositive.
NARRATORE: esterno o interno.
Nell’esterno il punto di vista si chiama focalizzazione che può essere interna, esterna, zero (narratore onnisciente).
Il narratore non è da confondere con l’autore. Il narratore è colui che racconta la storia, l’autore invece è colui che scrive fisicamente il racconto.
RITMO NARRATIVO: dipende dai fatti, serve a dare la tensione dei momenti del racconto, può accelerare i fatti.
CONTENUTO: svolgersi dei fatti.
SPANNUNG: punto di massima tensione in una narrazione.


TIPOLOGIE DI TESTO
FIABA
Prima fiaba: letteratura latina, I/II sec. d.C. Fabula Milesia in Grecia e a Roma (narrazioni, inizio di tutto, dei romanzi).
III sec. d.C.: Apuleio: “La metamorfosi”,”L’asino d’oro”.
Prima fiaba scritta: “Bella fabella” (la bella fabula).
1800/1900: si iniziano a trascrivere le fiabe (Vladimir Propp).
La fiaba si può accostare all’epica; prima fonti letterarie: VIII sec. a.C.
La fiaba si può accostare all’epica, sviluppano argomenti comuni.
Epica: racconto persone di classi sociali alte, fiaba: racconto classi sociali basse.
Origine nome: fabula (storia).
Fiaba: creare intrattenimento.
Epica: raccontare storie e imprese di grandi personaggi.
Fiaba: molte peripezie (prove, avventure), oggetti (elementi magici, lieto fine).
Vladimir Propp – schema narrativo, otto ruoli fondamentali e funzioni in ogni fiaba (inizio1900).

AVVENTURA
VII/VI sec. a.C. Gilgamesh (letteratura sumera), si tramanda a voce.
Fabula Milesia: avventure, temi di argomento licenzioso, avventuroso.
I /II sec si forma la narrativa in prosa (Grecia e Roma).
Si forma il romanzo, il prima è “Satyrico di Pretonio”, tutte le caratteristiche del romanzo d’avventura.
Medioevo: Chanson de Roland, Orlando Furioso (Ludovico Ariosto).
600, Spagna, Don Chishotte della Mancia (avventura ironica), romanzo d’avventura oer gusto dell’avventura.
700, Inghilterra, romanzo d’avventura canonizzato.
Si sviluppa lungo l’asse narrativo del viaggio,  nel romanzo di avventura si prende uno spostamento di luogo. Deriva da fiaba ed epica, segue lo schema narrativo di Propp.
Può essere causata: dalla ricerca di un tesoro, ricerca di esperienze, da scommesse, da inseguimento di una persona.
E’ presente il ritmo narrativo nell’avventura cambia il modo di vivere della situazione, può determinare dal tempo (1700, 1800, 1900)
1800 (fine), crisi dei fondamenti e delle certezze, Sigmund Freud.
Albert Einstein: teoria della relatività.
Hisenberg: teoria dell’indeterminazione.
L’uomo si trova davanti a numerose scoperte e non ha più le certezze su cui si era fondato prima, si provava uno smarrimento delle idee.
XVIII sec: Illuminismo, rivoluzione francese.
Romanticismo: si scoprono le proprie tradizioni, culture.
Congresso di Vienna: si vuole ritornare come prima.
Nascono gli studi dei testi antichi.
Prima guerra mondiale: nel mondo c’è un disagio.
Le basi su cui l’uomo si era fondato iniziano a crollare.

GIALLO
Metà 1800 (positivismo), rivoluzione industriale, progresso della scienza.
(Il nome deriva dal colore della copertina del romanzo).
E’ il racconto poliziesco, si trova: un delitto, evento che sembra irrisolvibile, un detective che deve risolvere il caso è in grado di avviare le indagini e arrivare a una soluzione. L’approccio alle indagini è di tipo scientifico, il narratore fornisce molti dettagli sul detective.
Oggi nei polizieschi c’è il gruppo.
I detective sono dei tipi.
Metà 1800: positivismo, si basa su un approccio scientifico.
1830: realismo, si scopre la ragione, l’intellettuale è in crisi, la scienza compie grandi progressi (rivoluzione industriale).
L’intellettuale si sente inutile, ma può aiutare la società nella scienza umana.
Positivismo: fiducia nella scienza, nasce Sherlock Holmes, che si basa sulla scienza  e nell’induzione.  

NATARRATIVA REALISTICA

La narrativa realistica è ciò che ha a vedere con la realtà, oggetti, sentimenti …  L’arte è realtà ma anche ciò che rappresenta la realtà. Quando l’arte si ispira alla realtà la chiamiamo realistica. Letteratura realistica: gli scrittori rappresentano il mondo contemporaneo che li circonda, ne propongono immagini, personaggi.
I personaggi non devono per forza essere reali, il personaggio è verosimile (ha le caratteristiche per le quali può essere reale). Essi possono essere tipi o personaggi, a seconda del volere dell’autore.
Il protagonista può essere personaggio ma può essere attorniato da tipi (mettono in risalto alcuni aspetti della società), è un personaggio dinamico, non c’è sempre il lieto fine.
Nella narrativa realistica è necessario che personaggi e ambienti siano ben descritti.
1800:- realismo, movimento artistico/culturale, prevale l’attenzione sulla realtà,                    narrazione esterna oggettiva e impersonale in terza persona, il narratore è onnisciente, utilizza pause nelle quali spiega, commenta le vicende. Scrittori: Sthendal e Honorè de Balzac.
-neorealismo, soprattutto letteratura e cinema, narrazione sia in terza sia in prima persona.
Borghesia: classe sociale non in decadenza, portatrice di vizi, virtù, belle e brutte cose. È in decadenza la classe del proletariato, la classe operaia.


EPICA
Nasce fin dai tempi più antichi, storie sacre, l’uomo aveva bisogno di risposte. Bisogna parlare di mito.
Mito del diluvio (presente in molte civiltà)
VIII/VII sec. a.C. Iliade e Odissea.
I sec a.C. Virgilio.
XIV sec. d.C. Orlando furioso
Fa parte della letteratura, è l’origine della letteratura.
Bisogna parlare di mito – (Mitos), racconto, narrazione.
Tutte le civiltà antiche hanno miti.
Es. Mito del diluvio: Bibbia, Sumeri, Romani, età precolombiana.
Elementi in comune: rabbia degli Dei, montagne, inondazione, salvataggio delle specie.
Nei miti è importante la tradizione orale. Mito di Deucalione: distruzione e ricostruzione degli uomini.
Tipi di miti:
Miti cosmogonoici (creazione del mondo) dal caos all’ordine (fiat lux)
Miti antropogonici (nascita dell’uomo) (Adamo ed Eva)
Miti teogonici (origine delle divinità) soprattutto nei Greci
Miti eziologici ( origine di alcune attività, la causa).

Esempio mito eziologico.
Età dell’oro (Grecia)
Zeus vuole che gli uomini sapessero usare il loro ingegno e devono fare fatica, guadagnarsi il cibo e le risorse (prima c’era già tutto).
Si scopre il fuoco, si arano i campi, si pesca.
Omero: Iliade (distruzione di Troia) e Odissea (viaggi di Odisseo)
Iliade: il poema inizia con l’innovazione della divinità protettrice perché aiuti il poeta; c’è la protasi (anticipazione), riassume i fatti.
Odissea: invocazione e divinità e successivamente c’è la protasi.
Nei due poemi ci sono espressioni, formule fisse che si ripropongono.
Virgilio: Protasi e non segue l’invocazione alla divinità.
Poema: è una narrazione in versi – usati per migliorare la memorizzazione.
Veniva memorizzato dall’ Aedo.  I protagonisti sono gli eroi.
L’eroe è kalos kai agozos (bello e buono), ha proprie caratteristiche, di solito compie il volere degli Dei.


GRAMMATICA

PRONOME

Particella: enclitica, si attacca al verbo; proclitica, precede il verbo
Pronomi personali
Forma forte o tonica(hanno l’accento proprio);
forma debole o atona(non hanno l’accento proprio).
I pronomi personali possono essere soggetto o complemento.

Pronomi dimostrativi: questo(vicino), quello(lontano), codesto(lontano da chi parla, vicino a chi riceve); costui, costei, costoro, valore spregiativo; colui, colei, coloro, persone, in coppia con pronomi relativi; ciò,si utilizza col che, indica questa cosa/cose. Medesimo: identità, uguaglianza(aggettivo), stessa identica persona (pronome); stesso non uguale a medesimo.

Pronomi indefiniti: alcuno/a/i/e: si utilizza in una frase introdotta dalla negazione, viene sostituito da nessuno; altro: si riferisce a persone e cose; altro: senza articolo indica un’altra cosa/situazione; tra l’altro: tra tutte le altre cose; altri(forma invariabile): indica altre persone, qualcun altro; gli altri: numero imprecisato di persone; uno/a: una singolare persona in  modo generico; qualcuno/a: una sola persona; qualcosa: invariabile, alcune cose, una cosa.

Pronomi relativi: il pronome relativo svolge la medesima funzione che svolge l’aggettivo.
Proposizione relativa(= proposizione aggettiva): elemento che all’interno del periodo svolge la medesima funzione del periodo, attribuisce in maniera più articolata facendo agire verbi, definisce la qualità con un verbo. Si utilizza il pronome relativo per mettere i  relazione le parti del discorso.

VERBO

Dal latino verbum (parola), predicato:parte/elemento della frase che dice/informa qualcosa; il verbo è al centro della frase.
Verbo : - radice (contiene, dà il significato); - desinenza (varia), indica la persona, il numero, il tempo, il modo, l’aspetto e la direzione.
L’infinito presente contiene il significato puro del verbo.

Modi finiti
Modo indicativo: indica la realtà.
Modo congiuntivo: si esprime un dubbio/desiderio (si trova nella preposizione principale). Si usa nelle proposizioni dipendenti e serve a congiungere due proposizioni.
Modo condizionale: si usa sempre nella preposizione principale, rappresenta l’apodosi del periodo ipotetico (un periodo formato da una protasi e si esprime con se + modo congiuntivo).
Modo imperativo: una persona, seconda singolare e plurale, per il resto si usa il congiuntivo.
Modi indefiniti: infinito (esprime l’azione pura del significato del verbo), participio (il presente partecipa alla natura di verbo e di nome o attributo), gerundio.
Modo finto: si coniuga; modo indefinito: non si coniuga.

Modi e tempi del verbo
Aspetto dell’azione: modo in cui si svolge l’azione. Utilizzando un tempo verbale si può indicare la durata di un azione, che può durare o esaurirsi in uno spazio preciso.
Aspetto durativo: l’azione si prolunga nel tempo, si usa l’imperfetto.
Aspetto momentaneo (puntuale): azione espressa con il passato remoto.
Questi due aspetti avvengono quando il verbo non contiene già la distinzione tra l’azione durativa e momentanea.

Modo indicativo
Presente: adesso, ora. Si può usare come presente di consuetudine, cioè un fatto che si ripete regolarmente.
Presente atemporale: si trova nei libri di scienze, di matematica, nei proverbi/detti, nei testi di legge.
Presente per il futuro: si utilizza per indicare un’azione che sicuramente accadrà.
Presente storico: si usa per dare maggiore immediatezza.

Imperfetto: ha un aspetto durativo, si colloca in un tempo passato ma si sottolinea il suo svolgersi, un’azione può essere abituale quando è avvenuta in tempo passato. L’imperfetto si utilizza nelle radiocronache perché il giornalista vuole dare l’immediatezza dei fatti. È il tempo della narrazione, utilizzato anche nelle descrizioni, serve a dare l’avvio alla narrazione, indica anche l’abitudinarietà.

Passato prossimo: si usa per indicare uno stato che è accaduto molto recentemente (al massimo ieri); oppure si utilizza per esprimere un fatto in un tempo lontano, ma gli effetti di questo fatto si sentono ancora nel presente. In vari casi il passato prossimo indica una consuetudine, diverso dall’imperfetto.

Passato remoto: una cosa che è successa nel passato ed è finita nel passato, oppure è accaduto tanto tempo fa, non si sono più effetti sul presente.

Trapassato remoto: ancora più lontano nel tempo (non si usa quasi più).

Trapassato prossimo: è il tempo che si usa in una proposizione secondaria, che dipende da un’altra, ha sempre valore relativo, si indica una azione accaduta nel passato preceduta da un’altra azione del passato.

Futuro semplice: indica un’azione che sicuramente avverrà in un futuro. Si usa per un comando rivolto al futuro, per esprimere un dubbio, può assumere valore concessivo.

Futuro anteriore: non si trova nella proposizione principale ma in una dipendente che esprime un rapporto di interiorità rispetto al futuro espresso in una sovraordinata.

Modo congiuntivo

Modo della soggettività, si usa nel dubbio nella possibilità.
E’ il modo che congiunge una proposizione secondaria a una sovraordinata, il modo delle proposizioni dipendenti, congiunge un elemento di un periodo all’altro, serve a esprimere la soggettività. Si usa per esprimere un invito, un desiderio, un dubbio, un comando.

Presente: esprime la contemporaneità di una azione espressa al presente o al futuro.

Imperfetto: augurio che non è facilmente realizzabile (rappresenta la speranza o l’illusione), nelle proposizioni indipendenti indica l’interiorità o la contemporaneità.

Passato: nella proposizione indipendente indica un dubbio, una possibilità; nella dipendente un rapporto di interiorità rispetto ad un presente o ad un futuro.

Trapassato: si usa per l’irrealtà.

Modo condizionale

Modo della proposizione reggente, non si esprime una certezza, si indica un’opinione, un’idea. Si trova nelle proposizioni dubitative, interrogative nelle reggenti del periodo ipotetico (apodosi, deriva dalla protasi espressa con il congiuntivo introdotto dal se).
L’irrealtà espressa al presente o al futuro si esprime come la possibilità.

Verbo irregolare: un verbo è irregolare quando nelle flessioni di alcuni tempi o modi la radice si distacca da quella dell’infinito presente.

Bartoli Iacopo

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