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lunedì 24 febbraio 2014

Appunti di Italiano di Martina Odorico

I GENERI LETTERARI

L’epica
L’epica è l’origine della letteratura.
Mito: (mythos) è origine di tutto, sono le storie sacre. Le origini antropologiche, le storie dell’uomo che aveva bisogno di risposte per le cose a cui non sapeva dare una spiegazione.
L’epica sumerica non è stata scritta in un libro, ma è stata affidata alla tradizione orale: le sorie di Gilgamesh.
Miti cosmogonici > Fiat lux, sono i miti sull’origine dell’inizio.
Mito ezionologico: cosa c’è di corrispondente tra l’Eden e l’età dell’Oro (mito greco)

Secondo la mitologia greca la storia dell’inizio della società parte dalla fatica dell’uomo e dell’animale che lo aiuta…
Zeus non voeva che gli uomini si impigrissero, cos’ se prima tutto veniva dalla terra, Zeus toglie tutto e così facendo stimola il loro ingegno. Così l’uomo impara il lavoro, le arti.

Principio dell’ospitalità…
Estremamente saldo nell’antichità si trova in Menelao, che chiede aiuto ad Agamennone perché Paride ha infranto la sua ospitalità.

(Odìsseo o Ulisse > Non Odisséa, che è l’aggettivo)
Vincenzo Monti > secondo Foscolo il traduttore dei traduttori

Espressioni formulari / forme fisse / gli eroi hanno sempre delle attribuzioni > si associa un personaggio ad un’espressione
Es. “Achille figlio di Peleo” “Pellide Achille”

Aspetto pratico-stilistico
Il proemio di un testo inizia con l’invocazione di una musa, affinché essa aiuti lo sforzo compositivo.
Protasi > il poeta inizia scrivendo un momento decisivo o riassume come inizia
Virgilio > propone prima la protasi, i primi sette versi e quelli successivi non contengono invocazioni. Cambia il modo in cui l’uomo si pone, non si sottomette alla divinità e mette in discussione il fato.

Che cos’è il poema?
“Creare”, “Fare attraverso la propria mente”
Il poema è una lunga narrazione, in rima per una migliore memorizzazione
L’eroe è un connubio tra una divinità ed un essere umano. Il più delle volte gli eroi seguono i capricci degli dei.

“Kalòs kai agazòs” – “Bello e buono”
Era il modo greco per indicare l’insieme delle qualità che l’eroe aveva in eredità dalla sua discendenza per metà divina.

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La fiaba (origine del nome: “fabula” -narrazione- in latino)
È narrata da sempre e risponde al bisogno antropologico dell’uomo di raccontare storie e di inventarle, anche come modo per passare il tempo o per trovare un riscatto sociale che non si trova nella realtà (i sogni e i desideri delle classi più popolari).
La fiaba e l’epica hanno le stesse origini, si rivolgono a tutti e sono proprie della tradizione orale.
La differenza sta nella funzione: sono un insegnamento per tutti, che portano alla creazione della tradizione di un popolo attraverso le gesta dei personaggi.
La fiaba è per adulti e non contiene una morale esplicita, l’epica sviluppa elementi e toni più elevati ed è un genere che si affianca alla fiaba, ma sviluppa elementi e toni più elevati.

La fiaba è caratterizzata da uno schema narrativo ricorrente e da personaggi che assumono otto ruoli fondamentali, da elementi fantastici, posti incantati e da un linguaggio semplice.
Lo studioso russo Vladimir J. Propp (1895-1970) in particolare individuò le prime due caratteristiche.
I ruoli fondamentali sono: eroe, antagonista, falso eroe, mandante, mentore, aiutante, sovrano, principessa. – A volte un personaggio può assumere più ruoli.
Lo schema narrativo è composto dalla situazione iniziale (1), seguita dalla rottura dell’equilibrio (2), le peripezie (3) e la conclusione (4).
Le funzioni sono le azioni fondamentali compiute dai vari personaggi, ma non sempre presenti in tutte le fiabe e sono 31, come l’allontanamento (1), il divieto/l’ordine (2), l’infrazione (3), la partenza (11), vittoria (18)…
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Il romanzo di avventura (in genere “l’avventura” si trova anche nei testi horror, gialli, nelle fiabe, nell’epica e in ogni caso ci sia una situazione fuori dall’ordinario)
Caratterizzato da:
  1. situazione iniziale
  2. rottura dell’equilibrio
  3. sviluppo della vicenda
  4. SPANNUNG o momento di massima tensione
  5. scioglimento della vicenda e conclusione

I testi di avventura presentano una risposta alle esigenze umane di sfuggire dalla routine quotidiana. L’avventura ha le sue origini nell’epica e nella fiaba, ad arrivare alla “fabula milesia”, racconti di avventura.
(Narrativa in prosa > un genere non denominato in antichità e che ora definiamo romanzo)
Il Satyricon di Petronio è il primo romanzo di avventura e risale al I Secolo d.C. ed è caratterizzato, dallo sviluppo lungo l’asse narrativo del viaggio (difficilmente le avventure si vivono a casa).
Partendo da un luogo principale il protagonista è costretto a muoversi (per vari motivi) e ciò lo porta a vivere avventure in luoghi diversi e spesso esotici.
Alla fine vince il buono (protagonista).

Storia del genere
I Secolo a.C. > romanzo
I Secolo d.C. > Satyricon di Petronio (primo romanzo con tutte le caratteristiche del romanzo d’avventura)
12° Secolo d.C. > Chanson de Roland
Fine 400 > Ludovico Ariosto con “L’Orlando furioso”
Nel 600 > dall’Italia alla Spagna Don Chisciotte della Mancia*
Tra l’800 ed il 900 > avvengono grandi scoperte (tra cui lo studio della mente umana e della psicanalisi) che destabilizzano l’uomo perché la società si basava su certezze che vennero a mancare. Ci si trovava in una situazione di disagio, che racchiudeva anche ragioni di tipo economico, sfociata poi nell’attentato di Sarajevo, causa scatenante della Prima Guerra Mondiale.
In questo periodo l’Europa era al centro di tutto e troviamo:
- Sigmund Freud / padre della psicanalisi, il primo che ha avuto il coraggio di affermare che alcune malattie possono essere determinate da disturbi della psiche e non solo da fattori fisiologici;
- Albert Einstein / teoria della relatività;
- Papa Alessandro XI / scrive che le popolazioni indigene possono essere trucidate perché non conoscono Dio;
- Heisenberg / principio di indeterminazione.

*Don Chisciotte della Mancia: nobile squattrinato e pazzoide che vive in un vecchio sistema di valori ch’è crollato, ma non si rassegna (è un nostalgico) e va a combattere nemici fantastici. Agganciato alla tradizione “Picaresca”, dell’avventura per il gusto dell’avventura – tradizione orale.
Quando viene pubblicato la Spagna si rafforza.
Successivamente si sviluppa in Inghilterra il romanzo d’avventura canonizzato come si studia tutt’ora.

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Il giallo
Racconto le cui caratteristiche sono:
-          delitto di cui la soluzione pare introvabile;
-          un investigatore (poliziotto, detective o squadra);
-          il narratore fornisce una quantità enorme di dettagli.
N.B. L’investigatore è dotato di elasticità mentale, intuizione e capacità di analisi.
Nell’800-900 > si valorizzano scienza e nazionalità; dapprima l’intellettuale non sa come agire e si sente escluso, ma poi riscopre l’uomo come essere capace di ragionamenti e che può (con le sue conoscenze) risolvere ogni situazione.
Nasce la figura dell’uomo che “sa tutto”, un detective che grazie al suo sapere, al metodo scientifico e all’intuito riesce in ciò che sembrava impossibile. L’esempio principale e capostipite del genere è Sherlock Holmes di Arthur Conand Doyle.

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Il testo espositivo
In un’interrogazione ci viene chiesto di esporre, spiegare. Come si fa in maniera concreta?
Si forniscono dati come riferimenti storici, si danno notizie, fatti ed eventi che si collocano in un tempo specifico.
Cosa esponiamo?
Il nostro sapere riguardo ad un argomento. A scuola, durante le verifiche orali, le ricerche che non vanno lette ma presentate con la scrittura di un testo specifico che va esposto oralmente.
Il classico testo espositivo è quello scritto e risponde a determinate regole.

È un testo rigorosamente oggettivo che tratta un argomento in maniera completa e lo espone in punti e secondo un ordine.
Il testo espositivo si divide in:
  1. titolo (scritto in maiuscolo e più in grande del resto);
  2. introduzione (enfasi grassetto);
  3. sottotitolo;
  4. testo.
È di bella presenza una suddivisione in paragrafi.
Intestazione con scritto –nome e cognome, classe / -titolo o argomento / -data.
Il testo espositivo contiene citazioni di personaggi autorevoli, immagini e disegni, didascalie e note con riferimenti (o specificazioni). Inoltre vanno sempre citate le fonti.
Es. Ricerca sulle cellule staminali
Breve riassunto cronologico, chi se ne occupa, chi ha dato un importante contributo, i risultati (quali, quando etc.) i pro e i contro, la conclusione (breve riassunto).

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Il realismo
L’arte realistica è tutta l’arte come pittura, scrittura, scultura etc. che si ispira alla realtà e rappresenta il mondo che ci circonda.
Di quel mondo riportano gli aspetti tipici della società, il personaggio (personaggio o tipo, a scelta dell’autore) è verosimile, ha caratteristiche per le quali può essere reale (personaggio esistito o esistente è la biografia).
Il personaggio di muove in una società simile a quella in cui egli vive, un protagonista come personaggio può essere attorniato da tipi.

Compie il suo percorso di evoluzione che può essere nel bene o nel male.
Viene messo in risalto uno o più aspetti caratteristici della società. È facile trovare la differenza tra personaggio e tipo.
Si presenta la realtà di chi soffre, della povertà e della mancanza di lavoro e i personaggi si scontrano con essa.
Il realismo è presente da sempre nella letteratura, come movimento artistico e culturale fa il suo esordio nell’Ottocento, due grandi maestri sono Stendhal e Honoré De Balzak.
Realismo > particolare approccio all’arte , ogni cosa che attiene alla realtà e si ispira ad essa > naturalismo, verismo e neo-realismo con la fine della Seconda Guerra Mondiale, soprattutto nel cinema.

Honoré De Balzak > Il rosso e il nero
Niccolò Ammaniti > Ti prendo e ti porto via; Io non ho paura

La narrazione è genericamente esterna e affidata ad un narratore onnisciente che i apre spazio nella narrazione in cui spiega il suo punto di vista. In 3^ persona tende sempre ad essere oggettivo e impersonale.
È il primo passo per il realismo.

Nel neo-realismo troviamo una narrazione in 1^ e 3^ persona, da una visione delle cose fortemente personale dell’io narrante che non è sempre coincidente con l’autore.
(Se l’autore decide di inventare un personaggio verosimile non coincide.)
L’io narrante giudica i fatti nel senso che ne da personali chiavi di interpretazione.

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GRAMMATICA

Parole con la "a" privativa
Atemporale
Atono
Asessuale
Acostituzionale
Adiabatico
Asimmetrico
Asociale
Anormale
Apolitico
Ateo

Le coniugazioni irregolari
tutti i verbi che, nella loro flessione, si discostano dal modello della coniugazione cui appartengono sono detti irregolari.
LEDERE.
led         -           e                -             re                                             
radice    -  vocale tematica   -      desinenza

io lesi
tu ledesti
egli lese
noi ledemmo
voi ledeste
essi lesero
Essere e avere hanno coniugazione propria e fungono anche da ausiliari
I pronomi personali
indicano un soggetto o un complemento senza ripeterlo.
FORMA ENCLITICA : si unisce alla fine del verbo.
                                     es. comunicami
FORMA PROCLITICA : va davanti al verbo.
                                      es. mi comunichi
Variano nella persona , nel numero e , nella terza persona singolare, nel genere.
Possono essere usati come soggetto o come complemento .
Quando sono usati come complemento possono presentarsi in forma tonica (o forte) o atona (debole) 
La forma tonica ha un accento proprio , la forma atona non ha accento e deve appoggiarsi alle parole.
                forma tonica                                                                        forma atona
me                                                                                             mi
te                                                                                                ti
lui / lei / se                                                                               lo / gli / la / le / ne / si  
noi                                                                                               ci
voi                                                                                                vi
loro / essi / esse                                                                         li / le / ne / si
I pronomi dimostrativi
Specificano l'identità o la posizione , nello spazio o nel tempo , delle persone , animali o cose indicate dal nome che sostituiscono.
Storia della lingua , uso attivo della lingua -> Grammatica

Stesso e medesimo
"stesso" e "medesimo" non sono la stessa cosa.
stesso = quantità , qualità o grandezza.
la stessa identica persona.

medesimo = aspetto , carattere, identità
si usa per dire "prorpio lui"
la dirigente scolastica medesima me l'ha riferito.
medesimamente = allo stesso identico modo.
                                                      Latino
met                                +                            ipse
forma rafforzante              +                  grado superlativo
                                        identità
I pronomi relativi
il pronome relativo mette in relazione , completa il senso della frase e svolge all'interno del periodo la medesima funzione che all'interno della frase viene svolta dall'aggettivo.
Che : invariabile , usato solo come soggetto o complemento oggetto
Cui : invariabile , usato solo come complemento indiretto preceduto da una proposizione semplice
+  può essere sempre sostituita da forme come "del quale" , "alla quale" , "della quale", ecc.
+ preceduto dall'articolo determinativo ( o proposizione articolata ) e seguito da un nome assume valore di complemento di specificazione con il significato "del quale" , "della quale" , ecc.
il quale : variabile nel genere e nel numero, concorda con il pronome cui si riferisce.

Il verbo
Nella frase indica "cosa fa" (agisce in prima persona) , "cosa subisce" , "cos'è" , "com'è" il soggetto.
E' la parte piu variabile del discorso : attraverso la variazione della desinenza è in grado di comunicare una serie di informazioni relative all'azione o alla situazione indicate dalla radice.
la radice di un verbo si può trovare in aggettivi derivanti 
l'infinito rappresenta il significato puro e semplice del verbo
Radice = significato base del verbo (invariabile)
Desinenza = indica      -Persona            -Modo          
                                        -Numero           -Aspetto                ----> coniugazione (variabile)
                                        -Tempo              -Direzione
A seconda del "modo" che scelgo indico come chi lo usa presenta l'azione se vogliamo esprimere qualcosa che non è certo o un augurio , un dubbio usiamo il congiuntivo.
"Ah se dormissi di più" (se sono io o tu è indifferente) esprime un desiderio o un dubbio oppure una condizione --> condizionale, si usa sempre nella proposizione principale --> rappresenta l'apodosi , periodo ipotetico ( si esprime con "se" + modo congiuntivo) formato da una protasi (Anticipazione)
"che cosa potrei fare/dire ?"

Si può realizzare a patto che succeda ciò che ammette l’apodosi

Imperativo; ha solo le persone “tu” e “voi”, per le altre si usa in congiuntivo esortativo. (solo una persona singolare e plurale)

Modi finiti > si coniugano
Modi indefiniti > non si coniugano (in latino ce ne sono di più)

Modi finiti
Imperfetto: il modo delle obliquità
Passato: è il modo che congiunge un enunciato ad un altro

Modi indefiniti o forme nominali del verbo
Participio: duplice natura > verbo e nome + funzione di attributo
Gerundio: (modo tipo cuscinetto) nel momento in cui succederà una data azione > “avendo mangiato troppo sono stato male.”
Infinito: azione pura e semplice del verbo “mangiare”, “aver mangiato” (non “essere mangiato”) > per indicare il desiderio “vorrei” + infinito passato, “vorrei aver mangiato”

Aspetto durativo e momentaneo
-Durare nel tempo “la ragazza urlava di paura” (aspetto durativo) > tempo imperfetto
-Consumarsi in un attimo “la ragazza urlò di paura” (aspetto momentaneo) > passato remoto
In alcuni verbi l’aspetto durativo o momentaneo dell’azione è espresso all’interno del verbo.
Es. momentaneo > Scorgere   /   durativo > Guardare

Passato prossimo > vicino nel tempo o fatto avvenuto in un passato anche molto lontano, ma i cui effetti perdurano nel tempo o sono ancora in atto.

Trapassato prossimo > si usa nelle proposizioni secondarie, azione riferita al passato
–plus quam perfectum

Futuro semplice > un’azione sicura che verrà effettuata in futuro
-funzione di imperativo

Imperativo > solo presente, in latino c’è anche il futuro che in italiano è espresso dal futuro semplice

Talvolta si deve esprimere dubbio o stupore
“Non posso credere che tu pensi così.”
“Non penserai mica che io abbia detto queste cose?”
“Sai dirmi che ora è?”
“Quanto dista la piazza da qui?”
Si risponde
“Saranno ormai le nove.”
“Sarà un kilometro.”

“Sarà anche bravo quel cantante, ma io non lo sopporto.”
“Avranno pure potenziato la rete a scuola, ma perdurano problemi di connessione.”
Non lo troviamo nella proposizione principale, ma in una coordinata rispetto al futuro semplice nella proposizione sovra ordinata.
“Quando avremo finito di studiare i modi e i tempi scriveremo tutti correttamente.”

Congiuntivo > è il modo che congiunge  (modo delle proposizioni dipendenti)
Nella sfera della soggettività (vale anche per il latino), uso della proposizione secondaria, serve ad esprimere la congiunzione finale.
-dubbio
-augurio
-desiderio (magari fosse così)
Io credo che voi non abbiate molto chiaro l’uso della funzione avverbiale affinché.”
Io credo = prop. Principale
(che voi) Abbiate = congiuntivo presente del verbo avere
Il che è un elemento subordinante che introduce la proposizione subordinata o dipendente di 1° grado.
Dando del lei: -stia zitto    -taccia
Congiuntivo desiderativo esprime desiderio o augurio.
Congiuntivo dubitativo esprime dubbio o supposizione.
Congiuntivo esortativo esprime invito, ordine o esortazione.
Imperativo condizionare ecc.. + congiuntivo
c. presente - augurio (insieme all' imperfetto) 
'contemporaneità di una azione presente o futura.
c. imperfetto - augurio o speranza che non si sente realizzabile o facilmente realizzabile 
-la speranza o l'illusione
-esprime l'anteriorità (proposizione reggente presente) o contemporaneità
Rapporto temporale: 
"credo ora che Carla allora vivesse da sola" - anteriorità 
"l'anno scorso credevo che Carla vivesse da sola" - contemporaneità
Proposizione indipendente indica il dubbio o una possibilità riferita al passato.
Passato - proposizione interrogativa 
anteriorità rispetto ad un presente o ad un futuro.
Futuro "crederà che abbiamo voluto ingannarla"

Dal libro
1. "con l'ultima manovra finanziaria il governo ha stanziato dei fondi per un piano di edilizia pubblica" 
2. "con la precedente manovra finanziaria il governo aveva stanziato dei fondi per l'edilizia pubblica"

Quando affermiamo con la seconda frase è come se sotto intendessimo una proposizione principale che suona: 
- ricordiamo che con la precedente..
- si ricorderà che con la precedente..
Nell'esempio si usa quindi il passato remoto , oppure si fa diventare l'enunciato una preposizione secondaria, perché non si usa nella frase principale : quando è usato si sottintende .

Rapporto di anteriorità rispetto al passato remoto
azioni
fatti               accaduti prima di altri eventi e che si esprime con il trapassato remoto
situazioni 

trapassato > desiderio che è ormai un rimpianto
trapassato (irrealtà) ---> desiderio che è ormai un rimpianto                     (tutti i trapassati)
                                           non ha funzione nella proposizione indipendente


proposizione indipendente di fatto è la protasi di un periodo ipotetico che presuppone un apodosi 
apodosi --> conseguenza o derivato di quanto viene anticipato nella protasi (anticipazione) espressa sempre al congiuntivo e introdotta dal "se" ipotetico


Condizionale > della proposizione reggente, non esprime mai una certezza, un’opinione. Richiesta gentile, cortese; proposizioni interrogative, dubitative. Col condizionale c’è una maggiore specificazione > “Che dovrei dire?”, “Che dire?”
Secondario al valore del periodo ipotetico (1°, 2°, 3°)
-          “se ti allenassi tutti i giorni toglieresti tempo alle altre attività di svago.” > Possibilità: qualora tu facessi quello non riusciresti a fare questo.
-          “Se ti allenassi tutti i giorni avresti meno tempo per le attività di svago.” > Irrealtà: desiderio che si sente impossibile da realizzare o un rimpianto
Imperfetto > tempo delle descrizioni (imperfetto descrittivo), narrazione (imperfetto narrativo). A volte usato per indicare un’azione che si ripeteva abitualmente in passato.



1 commento:

  1. Lavoro ampio, che correggerò nei prossimi giorni, anche perché per oggi si doveva lavorare all'analisi dei lavori già pubblicati.

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