I
GENERI LETTERARI
L’epica
L’epica
è l’origine della letteratura.
Mito:
(mythos) è origine di tutto, sono le
storie sacre. Le origini antropologiche, le storie dell’uomo che aveva bisogno
di risposte per le cose a cui non sapeva dare una spiegazione.
L’epica
sumerica non è stata scritta in un libro, ma è stata affidata alla tradizione
orale: le sorie di Gilgamesh.
Miti
cosmogonici > Fiat lux, sono i
miti sull’origine dell’inizio.
Mito
ezionologico: cosa c’è di corrispondente tra l’Eden e l’età dell’Oro (mito
greco)
Secondo
la mitologia greca la storia dell’inizio della società parte dalla fatica
dell’uomo e dell’animale che lo aiuta…
Zeus
non voeva che gli uomini si impigrissero, cos’ se prima tutto veniva dalla
terra, Zeus toglie tutto e così facendo stimola il loro ingegno. Così l’uomo
impara il lavoro, le arti.
Principio
dell’ospitalità…
Estremamente
saldo nell’antichità si trova in Menelao, che chiede aiuto ad Agamennone perché
Paride ha infranto la sua ospitalità.
(Odìsseo
o Ulisse > Non Odisséa, che è l’aggettivo)
Vincenzo
Monti > secondo Foscolo il traduttore dei traduttori
Espressioni
formulari / forme fisse / gli eroi hanno sempre delle attribuzioni > si
associa un personaggio ad un’espressione
Es.
“Achille figlio di Peleo” “Pellide Achille”
Aspetto
pratico-stilistico
Il
proemio di un testo inizia con l’invocazione di una musa, affinché essa aiuti
lo sforzo compositivo.
Protasi
> il poeta inizia scrivendo un momento decisivo o riassume come inizia
Virgilio
> propone prima la protasi, i primi sette versi e quelli successivi non
contengono invocazioni. Cambia il modo in cui l’uomo si pone, non si sottomette
alla divinità e mette in discussione il fato.
Che
cos’è il poema?
“Creare”,
“Fare attraverso la propria mente”
Il
poema è una lunga narrazione, in rima per una migliore memorizzazione
L’eroe
è un connubio tra una divinità ed un essere umano. Il più delle volte gli eroi
seguono i capricci degli dei.
“Kalòs
kai agazòs” – “Bello e buono”
Era
il modo greco per indicare l’insieme delle qualità che l’eroe aveva in eredità
dalla sua discendenza per metà divina.
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La
fiaba (origine del nome: “fabula”
-narrazione- in latino)
È
narrata da sempre e risponde al bisogno antropologico dell’uomo di raccontare
storie e di inventarle, anche come modo per passare il tempo o per trovare un
riscatto sociale che non si trova nella realtà (i sogni e i desideri delle
classi più popolari).
La
fiaba e l’epica hanno le stesse origini, si rivolgono a tutti e sono proprie
della tradizione orale.
La
differenza sta nella funzione: sono un insegnamento per tutti, che portano alla
creazione della tradizione di un popolo attraverso le gesta dei personaggi.
La
fiaba è per adulti e non contiene una morale esplicita, l’epica sviluppa
elementi e toni più elevati ed è un genere che si affianca alla fiaba, ma
sviluppa elementi e toni più elevati.
La
fiaba è caratterizzata da uno schema narrativo ricorrente e da personaggi che
assumono otto ruoli fondamentali, da elementi fantastici, posti incantati e da
un linguaggio semplice.
Lo
studioso russo Vladimir J. Propp (1895-1970) in particolare individuò le prime
due caratteristiche.
I
ruoli fondamentali sono: eroe, antagonista, falso eroe, mandante, mentore, aiutante,
sovrano, principessa. – A volte un personaggio può assumere più ruoli.
Lo
schema narrativo è composto dalla situazione iniziale (1), seguita dalla
rottura dell’equilibrio (2), le peripezie (3) e la conclusione (4).
Le
funzioni sono le azioni fondamentali compiute dai vari personaggi, ma non
sempre presenti in tutte le fiabe e sono 31, come l’allontanamento (1), il
divieto/l’ordine (2), l’infrazione (3), la partenza (11), vittoria (18)…
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Il
romanzo di avventura (in genere “l’avventura” si trova anche nei testi horror,
gialli, nelle fiabe, nell’epica e in ogni caso ci sia una situazione fuori
dall’ordinario)
Caratterizzato
da:
- situazione iniziale
- rottura
dell’equilibrio
- sviluppo della
vicenda
- SPANNUNG o momento di
massima tensione
- scioglimento della
vicenda e conclusione
I
testi di avventura presentano una risposta alle esigenze umane di sfuggire
dalla routine quotidiana. L’avventura ha le sue origini nell’epica e nella
fiaba, ad arrivare alla “fabula milesia”,
racconti di avventura.
(Narrativa
in prosa > un genere non denominato in antichità e che ora definiamo romanzo)
Il
Satyricon di Petronio è il primo
romanzo di avventura e risale al I Secolo d.C. ed è caratterizzato, dallo
sviluppo lungo l’asse narrativo del viaggio (difficilmente le avventure si
vivono a casa).
Partendo
da un luogo principale il protagonista è costretto a muoversi (per vari motivi)
e ciò lo porta a vivere avventure in luoghi diversi e spesso esotici.
Alla
fine vince il buono (protagonista).
Storia
del genere
I
Secolo a.C. > romanzo
I
Secolo d.C. > Satyricon di
Petronio (primo romanzo con tutte le caratteristiche del romanzo d’avventura)
12°
Secolo d.C. > Chanson de Roland
Fine
400 > Ludovico Ariosto con “L’Orlando furioso”
Nel
600 > dall’Italia alla Spagna Don
Chisciotte della Mancia*
Tra
l’800 ed il 900 > avvengono grandi scoperte (tra cui lo studio della mente
umana e della psicanalisi) che destabilizzano l’uomo perché la società si
basava su certezze che vennero a mancare. Ci si trovava in una situazione di
disagio, che racchiudeva anche ragioni di tipo economico, sfociata poi
nell’attentato di Sarajevo, causa scatenante della Prima Guerra Mondiale.
In
questo periodo l’Europa era al centro di tutto e troviamo:
-
Sigmund Freud / padre della psicanalisi, il primo che ha avuto il coraggio di
affermare che alcune malattie possono essere determinate da disturbi della
psiche e non solo da fattori fisiologici;
-
Albert Einstein / teoria della relatività;
-
Papa Alessandro XI / scrive che le popolazioni indigene possono essere
trucidate perché non conoscono Dio;
-
Heisenberg / principio di indeterminazione.
*Don Chisciotte della Mancia: nobile
squattrinato e pazzoide che vive in un vecchio sistema di valori ch’è crollato,
ma non si rassegna (è un nostalgico) e va a combattere nemici fantastici.
Agganciato alla tradizione “Picaresca”, dell’avventura per il gusto
dell’avventura – tradizione orale.
Quando
viene pubblicato la Spagna
si rafforza.
Successivamente
si sviluppa in Inghilterra il romanzo d’avventura canonizzato come si studia
tutt’ora.
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Il
giallo
Racconto
le cui caratteristiche sono:
-
delitto
di cui la soluzione pare introvabile;
-
un
investigatore (poliziotto, detective o squadra);
-
il
narratore fornisce una quantità enorme di dettagli.
N.B.
L’investigatore è dotato di elasticità mentale, intuizione e capacità di
analisi.
Nell’800-900
> si valorizzano scienza e nazionalità; dapprima l’intellettuale non sa come
agire e si sente escluso, ma poi riscopre l’uomo come essere capace di
ragionamenti e che può (con le sue conoscenze) risolvere ogni situazione.
Nasce
la figura dell’uomo che “sa tutto”, un detective che grazie al suo sapere, al
metodo scientifico e all’intuito riesce in ciò che sembrava impossibile.
L’esempio principale e capostipite del genere è Sherlock Holmes di Arthur Conand
Doyle.
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Il
testo espositivo
In
un’interrogazione ci viene chiesto di esporre, spiegare. Come si fa in maniera
concreta?
Si
forniscono dati come riferimenti storici, si danno notizie, fatti ed eventi che
si collocano in un tempo specifico.
Cosa
esponiamo?
Il
nostro sapere riguardo ad un argomento. A scuola, durante le verifiche orali,
le ricerche che non vanno lette ma presentate con la scrittura di un testo
specifico che va esposto oralmente.
Il
classico testo espositivo è quello scritto e risponde a determinate regole.
È
un testo rigorosamente oggettivo che tratta un argomento in maniera completa e
lo espone in punti e secondo un ordine.
Il
testo espositivo si divide in:
- titolo (scritto in
maiuscolo e più in grande del resto);
- introduzione (enfasi
grassetto);
- sottotitolo;
- testo.
È di bella presenza una suddivisione in paragrafi.
Intestazione
con scritto –nome e cognome, classe / -titolo o argomento / -data.
Il
testo espositivo contiene citazioni di personaggi autorevoli, immagini e
disegni, didascalie e note con riferimenti (o specificazioni). Inoltre vanno
sempre citate le fonti.
Es.
Ricerca sulle cellule staminali
Breve
riassunto cronologico, chi se ne occupa, chi ha dato un importante contributo,
i risultati (quali, quando etc.) i pro e i contro, la conclusione (breve
riassunto).
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Il
realismo
L’arte
realistica è tutta l’arte come pittura, scrittura, scultura etc. che si ispira
alla realtà e rappresenta il mondo che ci circonda.
Di
quel mondo riportano gli aspetti tipici della società, il personaggio
(personaggio o tipo, a scelta dell’autore) è verosimile, ha caratteristiche per
le quali può essere reale (personaggio esistito o esistente è la biografia).
Il
personaggio di muove in una società simile a quella in cui egli vive, un
protagonista come personaggio può essere attorniato da tipi.
Compie
il suo percorso di evoluzione che può essere nel bene o nel male.
Viene
messo in risalto uno o più aspetti caratteristici della società. È facile trovare
la differenza tra personaggio e tipo.
Si
presenta la realtà di chi soffre, della povertà e della mancanza di lavoro e i
personaggi si scontrano con essa.
Il
realismo è presente da sempre nella letteratura, come movimento artistico e
culturale fa il suo esordio nell’Ottocento, due grandi maestri sono Stendhal e
Honoré De Balzak.
Realismo
> particolare approccio all’arte , ogni cosa che attiene alla realtà e si
ispira ad essa > naturalismo, verismo e neo-realismo con la fine della
Seconda Guerra Mondiale, soprattutto nel cinema.
Honoré
De Balzak > Il rosso e il nero
Niccolò
Ammaniti > Ti prendo e ti porto via;
Io non ho paura
La
narrazione è genericamente esterna e affidata ad un narratore onnisciente che i
apre spazio nella narrazione in cui spiega il suo punto di vista. In 3^ persona
tende sempre ad essere oggettivo e impersonale.
È
il primo passo per il realismo.
Nel
neo-realismo troviamo una narrazione in 1^ e 3^ persona, da una visione delle
cose fortemente personale dell’io
narrante che non è sempre coincidente con l’autore.
(Se
l’autore decide di inventare un personaggio verosimile non coincide.)
L’io narrante giudica i fatti nel senso
che ne da personali chiavi di interpretazione.
************
GRAMMATICA
GRAMMATICA
Parole
con la "a" privativa
Atemporale
Atono
Asessuale
Acostituzionale
Adiabatico
Asimmetrico
Asociale
Anormale
Apolitico
Ateo
Le coniugazioni irregolari
tutti i
verbi che, nella loro flessione, si discostano dal modello della coniugazione
cui appartengono sono detti irregolari.
LEDERE.
led
- e
-
re
radice
- vocale tematica -
desinenza
io lesi
tu
ledesti
egli lese
noi
ledemmo
voi
ledeste
essi
lesero
Essere e
avere hanno coniugazione propria e fungono anche da ausiliari
I pronomi
personali
indicano
un soggetto o un complemento senza ripeterlo.
FORMA
ENCLITICA : si unisce alla fine del verbo.
es. comunicami
FORMA
PROCLITICA : va davanti al verbo.
es. mi comunichi
Variano
nella persona , nel numero e , nella terza persona singolare, nel genere.
Possono
essere usati come soggetto o come complemento .
Quando
sono usati come complemento possono presentarsi in forma tonica (o forte) o atona (debole)
La forma
tonica ha un accento proprio , la forma atona non ha accento e deve appoggiarsi
alle parole.
forma tonica
forma atona
me
mi
te
ti
lui / lei
/ se
lo / gli / la / le / ne / si
noi
ci
voi
vi
loro /
essi / esse
li / le / ne / si
I pronomi
dimostrativi
Specificano
l'identità o la posizione , nello spazio o nel tempo , delle persone , animali
o cose indicate dal nome che sostituiscono.
Storia
della lingua , uso attivo della lingua -> Grammatica
Stesso e medesimo
"stesso"
e "medesimo" non sono la stessa cosa.
stesso = quantità , qualità o grandezza.
la stessa
identica persona.
medesimo =
aspetto , carattere, identità
si usa
per dire "prorpio lui"
la
dirigente scolastica medesima me l'ha riferito.
medesimamente = allo stesso identico modo.
Latino
met
+
ipse
forma
rafforzante +
grado superlativo
identità
I pronomi
relativi
il
pronome relativo mette in relazione , completa il senso della frase e svolge
all'interno del periodo la medesima funzione che all'interno della frase viene
svolta dall'aggettivo.
Che : invariabile , usato solo come soggetto o complemento
oggetto
Cui : invariabile , usato solo come complemento indiretto preceduto da una proposizione semplice
+ può
essere sempre sostituita da forme come "del quale" , "alla
quale" , "della quale", ecc.
+
preceduto dall'articolo determinativo ( o proposizione articolata ) e seguito
da un nome assume valore di complemento di specificazione con il significato
"del quale" , "della quale" , ecc.
il quale : variabile nel genere e nel numero, concorda con
il pronome cui si riferisce.
Il verbo
Nella
frase indica "cosa fa" (agisce in prima persona) , "cosa
subisce" , "cos'è" , "com'è" il soggetto.
E' la
parte piu variabile del discorso : attraverso la
variazione della desinenza è in grado di comunicare una serie di informazioni
relative all'azione o alla situazione indicate dalla radice.
la radice
di un verbo si può trovare in aggettivi derivanti
l'infinito
rappresenta il significato puro e semplice del verbo
Radice = significato base del verbo (invariabile)
Desinenza = indica -Persona
-Modo
-Numero
-Aspetto
----> coniugazione (variabile)
-Tempo
-Direzione
A seconda
del "modo" che scelgo indico come chi lo usa presenta l'azione se
vogliamo esprimere qualcosa che non è certo o un augurio , un dubbio usiamo il congiuntivo.
"Ah
se dormissi di più" (se sono io o tu è indifferente) esprime un desiderio
o un dubbio oppure una condizione --> condizionale, si usa sempre nella
proposizione principale --> rappresenta l'apodosi , periodo ipotetico ( si
esprime con "se" + modo congiuntivo) formato da una protasi
(Anticipazione)
"che
cosa potrei fare/dire ?"
Si
può realizzare a patto che succeda ciò che ammette l’apodosi
Imperativo;
ha solo le persone “tu” e “voi”, per le altre si usa in congiuntivo esortativo.
(solo una persona singolare e plurale)
Modi
finiti > si coniugano
Modi
indefiniti > non si coniugano (in latino ce ne sono di più)
Modi
finiti
Imperfetto:
il modo delle obliquità
Passato:
è il modo che congiunge un enunciato ad un altro
Modi
indefiniti o forme nominali del verbo
Participio:
duplice natura > verbo e nome + funzione di attributo
Gerundio:
(modo tipo cuscinetto) nel momento in cui succederà una data azione > “avendo
mangiato troppo sono stato male.”
Infinito:
azione pura e semplice del verbo “mangiare”, “aver mangiato” (non “essere
mangiato”) > per indicare il desiderio “vorrei” + infinito passato, “vorrei
aver mangiato”
Aspetto
durativo e momentaneo
-Durare
nel tempo “la ragazza urlava di paura”
(aspetto durativo) > tempo imperfetto
-Consumarsi
in un attimo “la ragazza urlò di paura”
(aspetto momentaneo) > passato remoto
In
alcuni verbi l’aspetto durativo o momentaneo dell’azione è espresso all’interno
del verbo.
Es.
momentaneo > Scorgere / durativo > Guardare
Passato
prossimo > vicino nel tempo o fatto avvenuto in un passato anche molto
lontano, ma i cui effetti perdurano nel tempo o sono ancora in atto.
Trapassato
prossimo > si usa nelle proposizioni secondarie, azione riferita al passato
–plus
quam perfectum
Futuro
semplice > un’azione sicura che verrà effettuata in futuro
-funzione
di imperativo
Imperativo
> solo presente, in latino c’è anche il futuro che in italiano è espresso
dal futuro semplice
Talvolta
si deve esprimere dubbio o stupore
“Non
posso credere che tu pensi così.”
“Non
penserai mica che io abbia detto queste cose?”
“Sai
dirmi che ora è?”
“Quanto
dista la piazza da qui?”
Si
risponde
“Saranno
ormai le nove.”
“Sarà
un kilometro.”
“Sarà
anche bravo quel cantante, ma io non lo sopporto.”
“Avranno
pure potenziato la rete a scuola, ma perdurano problemi di connessione.”
Non
lo troviamo nella proposizione principale, ma in una coordinata rispetto al
futuro semplice nella proposizione sovra ordinata.
“Quando
avremo finito di studiare i modi e i tempi scriveremo tutti correttamente.”
Congiuntivo
> è il modo che congiunge (modo delle
proposizioni dipendenti)
Nella
sfera della soggettività (vale anche per il latino), uso della proposizione
secondaria, serve ad esprimere la congiunzione finale.
-dubbio
-augurio
-desiderio
(magari fosse così)
“Io
credo che voi non abbiate molto chiaro l’uso della funzione
avverbiale affinché.”
Io
credo = prop. Principale
(che
voi) Abbiate = congiuntivo presente del verbo avere
Il
che è un elemento subordinante che
introduce la proposizione subordinata o dipendente di 1° grado.
Dando
del lei: -stia zitto -taccia
Congiuntivo desiderativo esprime desiderio o
augurio.
Congiuntivo dubitativo esprime dubbio o supposizione.
Congiuntivo esortativo esprime invito, ordine o esortazione.
Congiuntivo dubitativo esprime dubbio o supposizione.
Congiuntivo esortativo esprime invito, ordine o esortazione.
Imperativo condizionare
ecc.. + congiuntivo
c. presente - augurio
(insieme all' imperfetto)
'contemporaneità di una azione presente o futura.
c. imperfetto - augurio o speranza che non si sente realizzabile o facilmente realizzabile
-la speranza o l'illusione
-esprime l'anteriorità (proposizione reggente presente) o contemporaneità
'contemporaneità di una azione presente o futura.
c. imperfetto - augurio o speranza che non si sente realizzabile o facilmente realizzabile
-la speranza o l'illusione
-esprime l'anteriorità (proposizione reggente presente) o contemporaneità
Rapporto temporale:
"credo ora che Carla allora vivesse da sola" - anteriorità
"l'anno scorso credevo che Carla vivesse da sola" - contemporaneità
"credo ora che Carla allora vivesse da sola" - anteriorità
"l'anno scorso credevo che Carla vivesse da sola" - contemporaneità
Proposizione
indipendente indica il dubbio o una possibilità riferita al passato.
Passato - proposizione interrogativa
anteriorità rispetto ad un presente o ad un futuro.
Passato - proposizione interrogativa
anteriorità rispetto ad un presente o ad un futuro.
Futuro "crederà
che abbiamo voluto ingannarla"
Dal libro
1. "con l'ultima manovra finanziaria il governo ha stanziato dei fondi per un piano di edilizia pubblica"
2. "con la precedente manovra finanziaria il governo aveva stanziato dei fondi per l'edilizia pubblica"
Quando affermiamo con la seconda frase è come se sotto intendessimo una proposizione principale che suona:
- ricordiamo che con la precedente..
- si ricorderà che con la precedente..
1. "con l'ultima manovra finanziaria il governo ha stanziato dei fondi per un piano di edilizia pubblica"
2. "con la precedente manovra finanziaria il governo aveva stanziato dei fondi per l'edilizia pubblica"
Quando affermiamo con la seconda frase è come se sotto intendessimo una proposizione principale che suona:
- ricordiamo che con la precedente..
- si ricorderà che con la precedente..
Nell'esempio si usa
quindi il passato remoto , oppure si fa diventare l'enunciato una preposizione
secondaria, perché non si usa nella frase principale : quando è usato si
sottintende .
Rapporto
di anteriorità rispetto al passato remoto
azioni
fatti
accaduti prima di altri eventi
e che si esprime con il trapassato remoto
situazioni
trapassato > desiderio che è ormai un rimpianto
trapassato (irrealtà) ---> desiderio che è ormai un rimpianto
(tutti i trapassati)
non ha funzione nella proposizione indipendente
proposizione
indipendente di fatto è la protasi di un periodo ipotetico che
presuppone un apodosi
apodosi --> conseguenza o
derivato di quanto viene anticipato nella protasi (anticipazione) espressa sempre al congiuntivo e introdotta dal
"se" ipotetico
Condizionale > della proposizione reggente, non
esprime mai una certezza, un’opinione. Richiesta gentile, cortese; proposizioni
interrogative, dubitative. Col condizionale c’è una maggiore specificazione
> “Che dovrei dire?”, “Che dire?”
Secondario al valore del periodo ipotetico (1°, 2°,
3°)
-
“se ti allenassi tutti i giorni toglieresti tempo
alle altre attività di svago.” > Possibilità: qualora tu facessi quello non
riusciresti a fare questo.
-
“Se ti allenassi tutti i giorni avresti meno tempo
per le attività di svago.” > Irrealtà: desiderio che si sente impossibile da
realizzare o un rimpianto
Imperfetto > tempo delle descrizioni (imperfetto
descrittivo), narrazione (imperfetto narrativo). A volte usato per indicare un’azione
che si ripeteva abitualmente in passato.
Lavoro ampio, che correggerò nei prossimi giorni, anche perché per oggi si doveva lavorare all'analisi dei lavori già pubblicati.
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