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venerdì 30 maggio 2014

Appunti di epica di Lorenzo Zanet


L’Iliade è il primo poema riconducibile a Omero, narra la guerra degli Achei contro i Troiani. L’eroe di questo poema è Achille, figlio di un essere umano e di una ninfa. La vittoria per gli Achei è stata grazie, soprattutto, alla furia in battaglia di Achille, l’acheo più forte tra gli achei, il colpevole della morte del guerriero più forte dell’ esercito avversario: Ettore.

 

“Achille e Agamennone si arrabbiano” parla di un litigio tra Agamennone che vorrebbe tenersi tutte le ricchezze della guerra e Achille che vorrebbe impedirglielo.

 

“Il brutto Tersite” racconta di un atto di ribellione e di opposizione contro i potenti nato da un’ assemblea per incoraggiare i guerrieri a combattere quando un guerriero iniziò a sparlare. In questo passo la bruttezza fisica descritta da Omero di Tersite è la causa anche della bruttezza interiore dello stesso guerriero che viene poi zittito dalle parole di Ulisse.

 

“Ettore, Andromaca e Astinatte” è il “titolo” di un passo che narra il saluto, l’addio di Ettore che deve combattere contro Achille, alla sua famiglia e la tristezza che lascia alle sue spalle prima della battaglia. È un passo dove sono presenti i sentimenti di amore più profondi, dove, però, l’amore si scontra con gli obblighi di un principe e quindi con gli impegni che comportano.

 

“La morte di Patroclo”: narra la morte dell’amico più fidato di Achille, Patroclo che indossa l’armatura di Achille e si getta nella battaglia. Stordito dagli dei viene poi colpito dai Troiani e ucciso da Ettore. Negli attimi appena precedenti dalla sua morte, Patroclo predice a Ettore la sua morte per mano di Achille, per poi esalare l’ultimo respiro.

 

“La morte di Ettore”: narra la morte del più forte dei Troiani, Ettore, figlio di Priamo. Su di lui si scatena l’ira di Achille per la morte di Patroclo. Morto Ettore, Achille lo trascina legato al suo carro per poi spogliarlo dalle sue armi e dare il suo corpo agli Achei.

 

“In ginocchio da Achille”: parla di Priamo che si addentra da solo in territorio nemico per chiedere ad Achille il corpo del figlio per dargli una degna sepoltura. Priamo si inginocchia ad Achille ma non infanga la sua condizione di sovrano, non si fa umiliare da Achille. L’acheo si commuove e esaudisce le richieste del vecchio Priamo consegnandogli il corpo di Ettore.

 

L’Odissea è uno dei due più famosi poemi dell’antichità, scritto da Omero, narra le peripezie di Ulisse dopo la guerra contro Troia fino al suo ritorno in patria.

L’ Odissea si può suddividere in tre sezioni narrative :

·       La Telemachia, parla della partenza di Telemaco, figlio di Ulisse alla ricerca del padre (libri I-IV);

·       L’Odissea, dove Ulisse narra le proprie vicende (libro V-XII);

·       Il Nóstos: il viaggio di ritorno di Ulisse a Itaca e l’uccisione dei Proci (libri XIII-XXIV).

Ulisse o Odisseo è definito “multiforme” o anche “versatile” per via del suo ingegno che manifesta sia nella parola che nelle azioni.

Nelle realizzazione di un poema come l’ Iliade o l’Odissea bisogna rispettare delle precise regole compositivi che non sempre vengono mantenute, poi, in una traduzione dove, però, possiamo lo stesso captare il contenuto, ricevere il messaggio dell’autore e conservare un certo livello retorico.

 

                      

“La tela di Penelope”: racconta la situazione a Itaca durante l’assenza di Ulisse e l’inganno che mette in scena per non sposare uno dei Proci. Il telo che lei tesse ogni giorno servirà a coprire Laerte, il padre di Ulisse, quando sarà morto. Questo mette in risalto il rispetto sacro che ha penelope per i famigliari e lo stesso rispetto che hanno i Proci cosicché non interferiscono nel suo lavoro.

Nonostante Penelope, tessendo, sia “costretta” a uno stato di libertà limitata, riesce ad essere più libera utilizzando il suo fascino e la sua astuzia. Di notte disfa il lavoro del giorno così da riuscir ad ingannare per un periodo tutti i Proci.

 

“La ninfa Calipso”: questo testo parla della ninfa Calipso che innamorata perdutamente di Ulisse gli impedisce di lasciare la sua isola nonostante lui ogni notte pianga la sua terra e la sua moglie. Ulisse riesce, però, a lasciare l’isola con l’aiuto degli dei che costringono la ninfa a lasciarlo partire.

 

“La dolce Nausicaa”: Ulisse si trova naufrago nell’isola dei Feaci dove Nausicaa e le sue ancelle lavano i panni vicino alla spiaggia.

Quando si sveglia decide di andar a parlare a Nausicaa, l’unica ragazza non fuggita dalla vista del uomo grazie al coraggio infusole da Atena. Ulisse riesce sa parlarle e a convincerla a dargli dei vestiti.

Viene paragonato a un leone affamato perché come esso non è interessato all’impressione che farà ma è la necessità che lo spinge ad agire.

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