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domenica 21 dicembre 2014

Appunti del capitolo 9 dei promessi sposi

Il barcaiolo fa approdare all'altra sponda i fuggitivi Renzo, Lucia e Agnese, dove li aspetta un carro che li porterà fino ad un osteria per rifocillarsi.
dopo aver passato lì la notte, le strade dei tre si separano: Renzo si incammina verso milano; mentre Agnese e Lucia si dirigono verso il convento dei cappuccini.
La sequenza narrativa iniziale si sofferma su quello che accade alle due donne.
Entrano in scena due figure provvidenziali, che rappresentano quegli uomini che agiscono per volontà di Dio (operano per il bene) non per un tornaconto personale: il marinaio e il carrocciaio.
Il padre guardiano, amico di Fra Cristoforo, ritiene che l'unica soluzione possibile sia la "signora", una monaca che all'interno del monastero conta molto, che può fare e dire quello che  vuole perché suo padre è un principe.
La descrizione della monaca di Monza (personaggio ispirato ad una storia veramente accaduta, come l'illuminato) inizia esprimendo la bellezza come lo specchio dell'anima, ma anche la perfezione. La sua bellezza viene descritta come una bellezza sbattuta, sfiorita, quasi scomposta. I suoi occhi esprimono stati d'animo diversi, da una parte l'affetto, dall'altra un odio inveterato e compresso (che è lì da tanto tempo e non si può far uscire). Gli occhi fissi e uno sguardo perso nel vuoto che esprimono svogliatezza, mentre le gote pallidissime con un contorno reso mancante da una lenta estenuazione (linea del contorno allentata come fosse estenuata da un tormento che non le dà pace).
Dopo questa descrizione sulla monaca di Monza inizia il colloquio tra quest'ultima, il padre guardiano, Lucia e Agnese. Il padre guardiano parla per conto di Lucia e Agnese, il quale le dice che a Lucia  serve un asilo nel quale possa vivere sconosciuta per sottrarsi da dei gravi pericoli. La monaca vuole sapere cosa succede fuori, ma il padre guardiano gli racconta poco. Ci pensa Agnese ad interrompere il padre e a raccontare la vicenda, ma la monaca non le crede molto, vuole sentire parlare Lucia. Lucia molto intimidita conferma ciò che ha detto la madre e con lei la signora assume un tono più addolcito. Il padre guardiano e Agnese vengono congedati mentre Lucia rimane con la signora.
Prima che la storia riprenda c'è un interruzione narrativa in cui viene raccontata la storia della monaca. Nella nobiltà, ossia nella classe improduttiva, tutto veniva ereditato dal primogenito, mentre i cadetti (secondogeniti) venivano mandati in convento. Il cosiddetto "padre padrone" decideva lui il futuro dei figli secondogeniti. Per questo il destino di Gertrude era già segnato da prima della sua nascita. Non le viene prospettata un'altra vita che non sia quella del chiostro, infatti lei pensa proprio quale possa essere il suo futuro. Le parole del padre fanno presa più di tutte le altre messe assieme. Questo padre uomo è un padre austero, chi sui figli sente il diritto di esercitare il potere decisionale (ombrosa gelosia di comando).
A sei  Gertrude viene collocata in convento per essere educata, ma anche per l'instradamento per la vita futura.

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